Prima lettura del 2 maggio 2025

Lieti di essere stati giudicati
At 5,34-42

"In quei giorni, si alzò nel sinedrio un fariseo, di nome Gamalièle, dottore della Legge, stimato da tutto il popolo. Diede ordine di far uscire [gli apostoli] per un momento e disse: «Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare a questi uomini. Tempo fa sorse Tèuda, infatti, che pretendeva di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quelli che si erano lasciati persuadére da lui furono dissolti e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse gente a seguirlo, ma anche lui finì male, e quelli che si erano lasciati persuadére da lui si dispersero. Ora perciò io vi dico: non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questo piano o quest'opera fosse di origine umana, verrebbe distrutta; ma, se viene da Dio, non riuscirete a distruggerli. Non vi accada di trovarvi addirittura a combattere contro Dio!».
Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero flagellare e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù.
Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.
E ogni giorno, nel tempio e nelle case, non cessavano di insegnare e di annunciare che Gesù è il Cristo".

Fiducia e speranza creano il bene. Il cristianesimo deve tanto alla sapienza e al discernimento di un saggio del sinedrio che non si è lasciato ingabbiare da pregiudizio e rivalità, ma è rimasto fiducioso verso l'operato di Dio e pieno di speranza per il futuro.
Abbiamo sempre diffidenza davanti ad un fariseo che parla, eppure Gamaliele lo era. Luca dà largo spazio alla sua sapienza, espressa in una vera arringa difensiva davanti a coloro che stanno per giudicare gli apostoli presi dall'ira omicida (cfr. At 5,33).
La fede non è un teorema o un'ideologia. È fiducia in Dio e speranza nella realizzazione della sua promessa, riconoscendo che i suoi modi e i suoi tempi non coincidono con i nostri.
Gli apostoli dal loro canto sperimentano che nel nome di Gesù si può andare oltre, sempre. È così il tribunale che doveva fermare l'annuncio del Vangelo offre loro una nuova possibilità che porterà la Parola di Gesù in tutto il mondo.

"Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero flagellare e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà".
Arrestati e processati gli apostoli non vengono uccisi grazie al dottore della legge Gamaliele; vengono rimessi in libertà e, nel tentativo di impedirgli l'annuncio della Buona Notizia nel nome di Gesù, il sinedrio ordina ciò che non era in suo potere imporre.
Ma si può impedire ai cuori di esprimere la gioia incontenibile della resurrezione? Si può tacere sull'incontro che dà senso a tutta la vita? Si può non testimoniare l'amore infinito di Dio per l'umanità?

"Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù".
Strana letizia quella degli apostoli. Ci saremmo aspettati un'annotazione di Luca che riportasse la letizia degli apostoli per essere scampati ancora una volta alla morte. Invece la loro gioia è diversa, più radicale, meno legata al momento.
Scoprono che subire persecuzioni e oltraggi, a causa del Vangelo, porta consolazione e salvezza. E' un onore sentire un legame con il Maestro, lo comprendono solo ora quando dichiarava: "Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno" (Lc 24,7).
Il nome di Gesù è il nome dell'amore che salva, della compassione che fa rinascere, della riconciliazione che riapre la via della vita.

"E ogni giorno, nel tempio e nelle case, non cessavano di insegnare e di annunciare che Gesù è il Cristo".
Dopo l'arresto, il processo, la liberazione, tutto ricomincia dalla Buona Notizia annunciata sempre e ovunque.
Finché i discepoli di ogni tempo annunceranno il Vangelo, niente e nessuno potrà fermarli. Nonostante ancora oggi i cristiani siano perseguitati e rischino la morte in tante parti del mondo, incessantemente nel nome di Gesù operano, annunciano, beneficano tanti fratelli.
Ogni uomo e ogni donna nel mondo ha diritto di essere raggiunto dall'annuncio universale di vita senza fine che il Signore ha destinato per tutta l'umanità.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di At 5,34-42
Commento del 12/04/2024

Salmo 27 (26),1
Commento del 25/03/2024

Vangelo di Gv 6,1-15
Commento del 21/04/2023

Commenti

  1. Li rimasero in libertà.
    Gioia per poter gridare a tutti, ciò per cui vale la pena...vivere.
    Non vivacchiare, trascinarsi..le fatiche..

    Vivere ,è donare Cristo a chi non sa di LUI.
    AMEN

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  2. "Lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù".
    Strana letizia.
    Esclusiva dei discepoli di Gesù.
    Essere coinvolti nella sorte del Maestro, disprezzato, sminuito, dimenticato dal mondo.
    Letizia per la speranza della forza del dono che è, per l'umanità, la sua vita e la sua morte.
    Lieti perché la Vita non muore.
    Lieti perché l'Amore resta per sempre.
    Lieti per essere con Gesù, sempre.

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