Vangelo del 21 maggio 2025
"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli»".
L'immagine della vite e dei suoi tralci vitali continua ad affascinare i discepoli di Gesù: per noi è importante sentire un legame profondo col Signore, scoprire la nostra identità nell'appartenere e nell'essere accolti e cercati.
Il Padre è il contadino che cura con amore questa relazione che passa dalla carne e compenetra tutte le nostre dimensioni.
Egli ha tanta cura della vite, che rappresenta Gesù, e di noi, tralci vivi, resi abbondantemente fruttuosi in lui. Rimanere attaccati alla sorgente del dono e dell'amore che ci ha creato, fa crescere ogni esistenza come un ramoscello che prende linfa dal tronco principale.
Gesù usa per questo l'immagine dei tralci e della vite, e ancora di più si ricollega alla memoria del popolo in cui è impresso il cantico d'amore per la vigna di Isaia (cfr. Is 5,1-7). Quella cura e quella materna preparazione della vigna/popolo, trova in Gesù il suo compimento e la piena realizzazione.
"Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato".
Le regole di purità avevano un largo impatto nella religiosità d'Israele. La purità non riguarda solo la sfera morale, come la intendiamo oggi. In Israele toccava il vivere quotidiano.
Si diventava impuri per contatto volontario o meno con delle fonti di impurità; si ridiventava puri con procedure speciali e complicate regolate da norme e precetti.
Gesù sposta l'attenzione da pratiche personali, dai propri meriti, all'ascolto. La Parola ha la forza di purificare! E' una vera rivoluzione non solo teorica, ma che cambia la prassi di tutti i giorni!
Non più pratiche o riti strani stanno al centro dell'attenzione del credente, ma l'ascolto, come sintonizzazione su una Parola che ci trascende, ci supera e ci raggiunge per salvarci. Questo è il cuore della liturgia della vita.
"Rimanete in me e io in voi".
Dopo la chiamata a seguirlo, il rimanere, perdurare nella relazione, è l'invito più presente nella predicazione di Gesù.
Nei rapporti col prossimo, che siano di tipo comunitario, amicale o sponsale, sappiamo come il rimanere reciprocamente nel tempo, costruendo una storia fondamentale, sia la cosa più difficile per il nostro cuore ballerino e instabile. E' il grande cruccio del nostro limite, possiamo chiamarlo il secondo peccato originale, così ben descritto nella lacerazione tra Adamo e Eva (cfr. Gn 3,12).
Il non riuscire a rimanere accanto alla creatura che ci sta di fronte, non rompe la comunione, ma lacera la nostra identità che è sempre relativa all'altro da noi.
La vita di Gesù feconda la nostra vita e le rende possibile il miracolo del rimanere.
Il mio essere in lui mi rende protetto dal male che nasce dal mio stesso cuore, appartenere a lui in modo definitivo mi rende possibile l'appartenere ad un'amico, un partner, una comunità senza sentirmi oppresso, usato e sminuito.
Gesù realizza così in noi il più grande desiderio di comunione, quella profonda con il Signore e con i fratelli.
"Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me".
Paragone che rende evidente la verità: senza Gesù non c'è frutto, perché ogni nosra dimensione resta in balia di ciò che è destinato a morire, a scomparire, a perdersi.
Noi tralci vivi finalmente perché collegati alla vite che è Cristo, innestati per la vita eterna, collegati col Padre che ci nutre e ci ricrea ogni giorno, uniti dallo Spirito d'amore che fluisce nelle nostre vene come linfa vitale.
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Prima lettura di At 15,1-6
Commento del 10/05/2023
Salmo 122 (121),6-9
Vangelo di Gv 15,1-8
"Rimanete in me e io in voi".
RispondiEliminaQuesto chiede Gesù si suoi.
Essere in
è più che essere per.
Ci è offerta
la possibilità più grande.
Gesù in noi.
Noi in Gesù.
Una vita nuova.