Prima di lettura del 27 settembre 2025

Sarà priva di mura
Zc 2,5-9.14-15a

"Alzai gli occhi, ed ecco un uomo con una fune in mano per misurare. Gli domandai: «Dove vai?». Ed egli: «Vado a misurare Gerusalemme per vedere qual è la sua larghezza e qual è la sua lunghezza».
Allora l’angelo che parlava con me uscì e incontrò un altro angelo, che gli disse: «Corri, va’ a parlare a quel giovane e digli: “Gerusalemme sarà priva di mura, per la moltitudine di uomini e di animali che dovrà accogliere. Io stesso – oracolo del Signore – le farò da muro di fuoco all’intorno e sarò una gloria in mezzo ad essa”.
Rallégrati, esulta, figlia di Sion,
perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te. 
Oracolo del Signore.
Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore 
e diverranno suo popolo,
ed egli dimorerà in mezzo a te»"

Il profeta Zaccaria ha parole di consolazione davanti ad una storia faticosa da vivere. Indica nella presenza del Signore in mezzo al suo popolo la sorgente della speranza. Fidarsi di Dio e del suo amore è vitale e dà forza vera per andare avanti oltre la situazione presente. 
Non sarebbe possibile altrimenti. Una piccola porzione di popolo, con pochi mezzi e poca speranza, nel nome del Signore può fare la differenza e spingere verso un futuro migliore. 

Ecco la novità: "Gerusalemme sarà priva di mura". 
La nuova città non ha bisogno di porte, chiavistelli, ponti levatoi, lucchetti e checkpoint come le roccaforti che devono difendersi da chi entra come se fossero nemici.
Tutti questi blocchi sarebbero addirittura di intralcio se la città fosse quella che descrive Isaia, come una madre che non vede l'ora di accogliere i figli che vengono da lontano!(cfr. Is 60,4).

"Per la moltitudine di uomini e di animali che dovrà accogliere". 

Più grande e accogliente di prima, perché l'amore cambia l'architettura e le proporzioni del cuore, come afferma una canzone che amo.
Gerusalemme è profetizzata come una città-patria in senso cosmico (uomini e animali), luogo di scambi, interazioni, incontri, ricchezza condivisa (sempre cfr. Is 60,6-7).
Il profeta suggerisce che l'esilio è una provvidenza che ha reso migliore la città distrutta, limitata nella sua ristrettezza e arroccata in difesa.
Non ha senso costruire città per delimitare stati, costruire muri elettrificati per chiudere popolazioni e impedirgli la libertà e la vita.
Gerusalemme, la città tanto amata anche da Gesù, luogo di contraddizione, di contesa, di delitti in nome di Dio, grida la necessità dell'accoglienza a tutti coloro che accorrono a lei e bramano la pace.
Spalancare la città è come il cambiamento di ottica che hanno due sposi in attesa del primo figlio: non desiderano più il nido d'amore per loro due soli, ma una casa adatta ai bambini, con i giochi, un giardino, una stanza per accogliere gli amici.
L'amore abbatte mura, stana dall'egocentrismo e apre al nuovo!
Zaccaria davanti ad una città desolata la desidera come spazio accogliente e rifugio di una creazione pacificata 
Vedere vita dove ancora non c'è accelera il processo di rinascita. È questa la forza profetica della fede. 

"Io stesso – oracolo del Signore – le farò da muro di fuoco all’intorno". 

Che mura strane! Non più pietre morte, invalicabili; il nuovo scudo è l'abbraccio del Signore stesso!
Il Dio che ha creato cielo e terra e che sempre libera i suoi figli, con la sua presenza di fuoco, sarà la vera protezione e porterà gloria con la sua presenza.
I nemici che hanno abbattuto le mura della città sembravano averla denudata, lasciata ai predoni senza scrupoli. Invece di quelle mura costruite per paura da mani d'uomo non c'è n'è più bisogno. La sua definitiva protezione è la colonna di fuoco dell'esodo che riscalda di notte e protegge di giorno dallo sguardo pericoloso dei nemici.

"E sarò una gloria in mezzo ad essa”. 

Con il Signore in mezzo al suo popolo tutto rinasce, tutto riparte. Il Signore sta in mezzo a noi, è consolazione, forza, vitalità instancabile. Dio è sempre e prima di tutto l'Emmanuele, Dio con noi, in mezzo a noi, addirittura dentro di noi. È così che si vince la scommessa contro il peccato è la morte. La luce di Dio, la sua gloria, il peso che determina la storia, contagia tutto e trasfigura ogni cosa. 
La nostra città, la nostra patria, il nostro cuore sia abitato da lui, divenga luogo di accoglienza cosmica, si apra, si spalanchi alla sua ottica universale che ama, protegge e difende ogni uomo, ogni donna, ogni bambino sulla terra.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di Zc 2,5-17
Commento del 28/09/2019

Salmo da Ger 31,10-12b.13
Commento del 25/09/2021

Vangelo di Lc 9,43-45
Commento del 30/09/2023

Commenti

  1. Una fune in mano per misurare..
    Si
    Il mio vizio.........pesare,delimitare,misurare.......
    Il Signore mi libera
    Io ci devo mettere il mio....
    Togli i recinti,apriti!
    Amen

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  2. "Per la moltitudine di uomini e di animali che dovrà accogliere".
    L'accoglienza è arte divina.
    Moltitudine è misura divina.
    Opera data agli uomini,
    a somiglianza del cuore divino.

    RispondiElimina

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