Prima lettura del 25 settembre 2025
"L’anno secondo del re Dario, il primo giorno del sesto mese, questa parola del Signore fu rivolta per mezzo del profeta Aggeo a Zorobabele, figlio di Sealtièl, governatore della Giudea, e a Giosuè, figlio di Iosadàk, sommo sacerdote.
«Così parla il Signore degli eserciti: Questo popolo dice: “Non è ancora venuto il tempo di ricostruire la casa del Signore!”».
Allora fu rivolta per mezzo del profeta Aggeo questa parola del Signore: «Vi sembra questo il tempo di abitare tranquilli nelle vostre case ben coperte, mentre questa casa è ancora in rovina? Ora, così dice il Signore degli eserciti: Riflettete bene sul vostro comportamento! Avete seminato molto, ma avete raccolto poco; avete mangiato, ma non da togliervi la fame; avete bevuto, ma non fino a inebriarvi; vi siete vestiti, ma non vi siete riscaldati; l’operaio ha avuto il salario, ma per metterlo in un sacchetto forato. Così dice il Signore degli eserciti: Riflettete bene sul vostro comportamento! Salite sul monte, portate legname, ricostruite la mia casa. In essa mi compiacerò e manifesterò la mia gloria, dice il Signore»".
Il brano che meditiamo oggi parla del periodo successivo all'esilio in Babilonia.
È un tempo molto travagliato e di profonda crisi perché il popolo non deve perdere di vista che il vero obiettivo è ricostruire la propria identità.
Il Signore non lascia mai solo il suo popolo in balia degli eventi, nella difficoltà del discernimento. Così sorge il profeta Aggeo che, con la sua predicazione, spinge a non trascurare la ricostruzione del Tempio di Dio a favore dei propri interessi e guadagni personali.
Non si può ricominciare una storia nuova dai traffici e dal guadagno, non si può tornare in quell'ottica ottusa che aveva messo le basi per l'annientamento dell'Israele biblico.
Il ritorno in patria richiede una rinascita spirituale, un ripartire da Dio, dalla sua Parola, dalle sue leggi, da una dirittura morale che sia di traino per tutti.
Il lavoro concreto di ricostruzione e l'affanno per ridare lustro alla città, rischia di essere una fatica vana se manca il fondamento in Dio e nel suo amore.
Il ritorno in patria richiede una rinascita spirituale, un ripartire da Dio, dalla sua Parola, dalle sue leggi, da una dirittura morale che sia di traino per tutti.
Il lavoro concreto di ricostruzione e l'affanno per ridare lustro alla città, rischia di essere una fatica vana se manca il fondamento in Dio e nel suo amore.
"Questo popolo dice: «Non è ancora venuto il tempo di ricostruire la casa del Signore!»".
È il ragionamento degli affaristi, di chi corre dietro al denaro nella frenesia di guadagnare sempre di più.
Teoricamente si mette Dio al primo posto ma poi, nei fatti, il tempo e le energie sono spesi per altri interessi.
Ci vuole un onesto discernimento per scoprire che "il nostro cuore è lì dove è il nostro tesoro" (cfr Lc 12,34), come ci ricorda Gesù nel Vangelo.
Sembra che i tempi da dedicare alla propria crescita spirituale siano rimandabili in eterno, procrastinati in un tempo in cui ci illudiamo di dedicarci completamente.
Sembra che i tempi da dedicare alla propria crescita spirituale siano rimandabili in eterno, procrastinati in un tempo in cui ci illudiamo di dedicarci completamente.
"Allora fu rivolta per mezzo del profeta Aggeo questa parola del Signore".
I profeti sono la bocca di Dio e in ogni tempo vengono suscitati affinché rompano gli schemi soliti dei nostri affanni, per farci dedicare a ciò che supera la contingente quotidianità. Questo è un lavoro divino continuo e bisogna aprire gli occhi per scoprire profeti di pace, di amore, e di tutela dei più deboli anche nei nostri giorni.
La Parola di Dio illumina sempre i passi del popolo in cammino. Per mezzo dei profeti il Signore, parla, educa e conduce per strade inattese, che non avevamo presi in considerazione, eppure le uniche salvifiche.
"Vi sembra questo il tempo di abitare tranquilli nelle vostre case ben coperte, mentre questa casa è ancora in rovina?"
Che follia l'affanno nella vita tenendo Dio da parte, come fosse un impedimento!
Il Tempio in rovina, senza nessuno che se ne curi, è un monito continuo ad un popolo che è tornato dalla schiavitù ma che ancora rusulta schiavo dei meccanismi del possesso e dell'egoismo.
Ognuno, preso dal compito di rendere più bella e solida la propria casa, dimentica di essere parte del popolo, con una casa comune, con la fede nell'unico Signore che si occupa di tutti.
Il profeta fa notare a tutti che sono fuori tempo, che non sanno cogliere le vere priorità del momento presente.
"Vi sembra questo il tempo di abitare tranquilli": è il monito quanto di più attuale per la nostra vita che si affanna per costruire sicurezza delle nostre case, dimenticando che non ci può essere in pace se popoli confinanti sono dilaniati dalle bombe e da poteri mortali.
C'è una casa comune, che dovrebbe accogliere tutta l'umanità, che non è in pace, che tutela solo pochi eletti lasciando fuori la maggior parte dei fratelli e sorelle che vivono nell'indigenza, oppressi dalle guerre, dai genocidi, dalla fame e dalla sete.
Ascoltiamo la Parola profetica e svegliamo le nostre coscienze. Il cammino necessario è sanare le discriminazioni e impegnarsi, spendersi con tutta le proprie forze per costruire insieme una casa comune che ci accolga tutti nella pace.
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Prima lettura di Ag 1,1-8
Commento del 23/09/2021
Salmo 149,2-3
Commento del 28/09/2023
Vangelo di Lc 9,7-9
Commento del 24/09/2020
Commento del 24/09/2020
"Vi sembra questo il tempo di abitare tranquilli"
RispondiEliminaNon vi sono,nè vi saranno mai tempi tranquilli
A mio pallido avviso...
C'è sempre una sorta di situazione...che non si addice alla mia logica di pace.
Ma ho fiducia in TE..nelle burrasche ,TU sei già lì;mi precedi.
Grazie
"Allora fu rivolta per mezzo del profeta Aggeo questa parola del Signore".
RispondiEliminaLa Parola di Dio ci raggiunge sempre.
Grazie al Signore, che ci parla.
Grazie ai profeti, sua voce.
La Parola di Dio ci accompagna,
con i profeti che camminano
con noi.