Vangelo del 16 gennaio 2019

E subito li serviva! 
Mc 1,29ss

"E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva."

Che strano questo miracolo, sembrerebbe piccolo, familiare, insignificante di fronte ai grandi miracoli di ciechi nati che rivedono, paralitici che camminano, morti che resuscitano; ma se Marco lo ha raccontato all'inizio del suo stringato e antico Vangelo,  vuol dire che per noi è buona notizia!
Nel brano al capitolo 1 racconta che "subito" Gesù esce dalla sinagoga: c'è una meta per lui che non è il tempio, ma la quotidianità!
Ed entra nella casa di Simone e Andrea, a Cafarnao, che sarà scelta come casa sua per tanto tempo.

Ho visto i resti di quella sinagoga nel viaggio in Terra Santa, e ho visto, ad un centinaio di metri, la casa di Pietro, nuovo centro di preghiera del luogo perché sopra vi è una chiesa moderna col pavimento in vetro che lascia vedere tutta la disposizione delle stanze.
Ho immaginato l'emozione per i primi discepoli ad avere Gesù nella loro casa!
Avrebbero voluto fargli un'accoglienza festosa ma la normale frenesia in una casa, come il cucinare, preparare, apparecchiare, era bloccata dalla febbre della mamma della moglie di Simone.
La febbre non ha costretto a letto solo lei,  sta impedendo l'accoglienza del Signore nella famiglia, sta facendo finire la festa!

Anche Giovanni all'inizio del suo Vangelo racconta che la fine del vino sta' facendo naufragare la festa di nozze!
Il Messia arriva e mille impedimenti sembrano coprire di lutto l'esultanza della festa tanto attesa.

Ecco perché  "subito gli parlarono di lei".  
Un altro "subito" mette Marco: c'è un'urgenza perché tutta la casa è incatenata dalla malattia di una sola!
Guardiamo al rallentatore, ciò che fa Gesù:

Gli si avvicinò: la malattia non allontana il Messia, è una calamita che lo attrae e gli fa superare ogni barriera di impurità rituale e morale.
È lui che si fa prossimo, che toglie le distanze e interviene.

La fece alzare: letteralmente dice che la risvegliò. Una vera resurrezione!
Gesù e il datore di vita, il rialzatore di chi è caduto, colui che toglie dalla fossa e slega dai lacci della morte!

Prendendola per mano: le mani simbolo di opere e azioni, le sono legate e impossibilitate al servizio.
Ma Gesù le prende, le fa sue, sono assunte per trovare una nuova forza da colui che è la mano destra del Padre!

La febbre la lasciò: una malattia personificata si era impossessata della donna!
Gesù fa un esorcismo e la febbre non può fare altro che sciogliere le sue catene e lasciarla libera. Di fronte a lui, il Forte, nessuna potenza di male può soggiogare l'uomo.

Ed ella li serviva: è rinata, tornata alla sua verità che è quella di servire! Il servizio nel Vangelo non è dello schiavo, di cui un altro uomo si è impossessato, ma del libero, il salvato che finalmente può donarsi all'altro.
Silvano Fausti scrive: "E’ come se ci venisse dato quel criterio in cui riconoscere la nostra guarigione, il nostro essere tornati a immagine e somiglianza del Signore, questa capacità di alzarsi, di rimettersi in piedi come avviene qui e di cominciare a servire."

Nel nostro modo di dire, avere la febbre è essere consumati da una frenesia che convoglia tutte le energie in un punto, purtroppo malato, impedendo di camminare liberi!
E non è l'egoismo la grande febbre che divora me e non mi fa servire gli altri?
La smania di essere amati spinge ad accaparrare l'amore degli altri che, invece, non si può pretendere o comprare.
C'è bisogno di un liberatore, un dottore per malati di egocentrismo, per aprire gli occhi e il cuore, per togliere la smania di avere per sé.
Ci vuole un donatore per insegnare il dono e la gratuità. E Cristo non ha tenuto per sé niente, a partire dall'incarnazione, con cui si è spogliato della divinità e arrivando al dono della madre sotto la croce!
Spogliarsi di se, aprirsi al servizio, è il grande miracolo reso possibile dal servo dei servi, dal più piccolo dei nati di donna (perché così ha voluto essere) ma che è il più grande nel Regno di Dio.

Commenti

  1. Mi colpisce molto questo amore smisurato nei confronti di tutta l'umanita' egli ha preso su di se tutti i nostri peccati rendendoci liberi e non piüschiavi

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  2. È proprio vero che, come hai notato tu, alle nozze di Cana e in questo Vangelo, le nostre feste sono interrotte, spezzate, deluse. Noi possiamo iniziarla una festa ma non siamo certi di saperla o poterla completare. Ma non è così per tutta la nostra vita? Gesù Messia compie. "Tutto è compiuto". Nelle nostre vite interrotte la Sua presenza è annuncio di compimento, di possibilità di pienezza. Come le anfore di Cana, come i pani avanzati dopo tanta gente sfamata, compi Signore la mia fame di vita, la mia sete di te!

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  3. Mi colpisce ancora che Gesù esce dalla sinagoga ed entra nella casa di Pietro; esce dalla casa ed entra nella notte. Quanta gente poteva starci nella casa di Pietro? Quanta gente può stare nella notte? Gesù entra nella quotidianità ed entra nella notte, nelle nostre tenebre. Nessun ambito della nostra vita rimane fuori dalla sua "visita", dal suo passaggio portatore di Vita! Con p. Davide Turoldo prego :

    *
    Vieni di notte, ma nel nostro cuore è sempre notte:
    e dunque vieni sempre, Signore.
    Vieni in silenzio, noi non sappiamo più cosa dirci:
    e dunque vieni sempre, Signore.
    Vieni in solitudine, ma ognuno di noi è sempre più solo:
    e dunque vieni sempre, Signore.
    Vieni figlio della pace, noi ignoriamo cosa sia la pace:
    e dunque vieni sempre, Signore.
    Vieni a liberarci, noi siamo sempre più schiavi:
    e dunque vieni sempre Signore.
    Vieni a consolarci, noi siamo sempre più tristi:
    e dunque vieni sempre Signore.
    Vieni a cercarci, noi siamo sempre più perduti:
    e dunque vieni sempre Signore.
    Vieni, tu che ci ami, nessuno è in comunione col fratello
    se prima non è con te, o Signore.
    Noi siamo tutti lontani, smarriti,
    ne sappiamo chi siamo, cosa vogliamo:
    vieni, Signore. Vieni sempre, Signore.
     

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    1. Nessun ambito della nostra vita rimane fuori dalla sua presenza perché Dio ha visitato e preso dimora nel suo popolo!
      È proprio cosi e la poesia di Turoldo dice meglio e onestamente, quanta tenebra ci abiti ancora e che il Signore è presente proprio là! Quanto bisogno abbiamo del Salvatore!

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    2. Bellissima la preghiera di Turoldo , mi colpisce soprattutto quando dice: vieni in solitudine , ma ognuno di noi è sempre più solo....ecco mi unisco a questa preghiera e chiamo il Signore per farmi fare compagnia , ho bisogno di Te Padre Santo

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    3. Del vangelo invece mi colpisce tanto: e la prese per mano, questo gesto mi commuove...chi si prende per mano? Un figlio, una mamma, un' amico , un fratello o chi semplicemente chi ha bisogno appunto di una mano per alzarsi....è un gesto quello di Gesù familiare , fraterno, affettuoso che va verso , che va incontro, che da e fa, non gli pesa nessuno, non schifa nessuno e non giudica, ecco tutto questo mi fa lodare e benedire il Signore

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  4. Noi quando pensiamo al miracolo pensiamo sempre a
    qualcosa di molto potente, di prodigioso. Mentre il miracolo è un segno. E il segno non è importante, importante è quel che significa;
    se il segno è troppo grosso, non riesci a leggerlo. Se ci fosse scritto
    un'indicazione per l'autostrada qui fuori, con un cartello alto 10 chilometri, non riuscireste a leggerlo.
    Il segno è piccolo. Non ti devi fermare a quello, devi andare
    oltre. Quindi il segno piccolo fa capire qual è il significato; non è mai il miracolo, perché questa suocera riprenderà la febbre la prossima
    volta e morirà; quindi non è un gran che questo miracolo! Il
    miracolo invece sta nel finale, non in ciò che avviene nella
    guarigione, ma in ciò che segue la guarigione. Cioè: questa suocera,
    guarita dal male e dalla febbre, serviva. (Silvano Fausti)

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  5. "..Subito andarono nella casa di Simone..
    Subito gli parlarono di lei....
    Mi colpisce questa parola che viene ripetuta e penso che "subito" viene dal cuore:se mio figlio ha bisogno corro subito senza farmi tante domande;
    se lo vedo in difficoltà lo cerco;
    se mi accorgo che non sta bene non lo lascio solo.
    È questo che tu fai con me Signore:ti ringrazio per la tua presenza costante nella mia giornata -Cecilia

    Cecilia le parole che mi colpiscono dell intero vangelo sono: SUBITO e SEMPRE hanno un sapore di infinito, senza termine, senza aspettare , senza avere il tempo di cadere che subito Egli ti rialza e per sempre fino alla fine.....ecco questo è cio che mi colpisce

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    1. Cecilia e Gilda, le
      vostre risonanze sono preziose. 😃Veramente i tempi della salvezza sono nelle mani del Signore e noi vorremmo forzargliele, abbiamo sempre fretta di bene... ma colpisce che Gesù si muova sempre verso i sofferenti, con la prontezza di chi assiste un amato!

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  6. La febbre è una condizione di peso ,è probabile che avrö tante persone che mi coccolano magari attenti alle mie esigenze ,può essere anche un periodo fi meritato riposo ,ma avenfo sperimentato questa confizione preferisco essere sana è servire ,

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    1. Per noi la febbre, spesso, è una passeggiata... Una Tachipirina, due giorni di riposo e via!
      Nell'antichità non era cosí e qui si parla di qualcosa di più grave, debilitante, non solo per la suocera di Pietro, ma per la festa al Messia e la vita dei discepoli!
      Il Signore ci vuole vivi, rivolti ai fratelli, amanti, speranzosi, gioiosi e donanti.
      Questa è la nostra vera condizione di benessere, con la febbre fisica o senza.

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  7. Gesù ci avvicina, ci alza, ci prende per mano, ci guarisce ... Ma noi lo serviamo ?

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  8. "Subito"
    Le cose bisogna farle subito, come faceva Gesù, altrimenti arrivano mille ripensamenti... la paura di sbagliare, di essere inopportuno, fuori luogo... si, soprattutto quando si tratta di fare del bene bisogna farlo subito... come i discepoli che subito parlarono della suocera di Pietro... che io possa parlarti "subito" di me, dei miei bisogni e degli altrui bisogni, sicura che tu "subito" interverrai nella mia realtà

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  9. Un giorno ti sveglierai e non ci sarà più tempo per fare le cose che hai sempre sognato. Falle adesso.

    ( Giorgio Faletti )

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