Salmo del 24 gennaio 2019

L'orecchio mi hai aperto.
Salmo 40 (39)

"Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.
Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».
«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».
Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.
Esultino e gioiscano in te
quelli che ti cercano;
dicano sempre: «Il Signore è grande!»
quelli che amano la tua salvezza."

I Salmi sono liriche che parlano all'umano più vero e quindi comune a tutte le generazioni.
Sono poesie e dicono tra le righe quello che si intuisce vero ma nascosto a prima vista.
La loro autenticità sentita da sempre, è segno che l'intimità del cuore non cambia col passare dei secoli e il Signore parla proprio lì, nella parte più profonda di noi, dando voce a ciò che normalmente non ha spazio nel frastuono dei nostri giorni.

"Gli orecchi mi hai aperto"!
In ebraico orecchio è “ozen” e significa: "Dio nutre l’anima" e la Parola è il cibo donato.
La Bibbia ha sempre intuito che l'organo deputato ad ascoltare è il canale per un nutrimento più importante, perché l'uomo non vive di solo pane ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio! (cfr. Mt 4, 4)
Attraverso l'orecchio siamo raggiunti dalla voce umana, tanto vitale sin dal grembo materno, dalle inflessioni dei suoni, dalla musica, dal canto, dal brusio della natura; tutti questi suoni ci raggiungono molto profondamente attivando una comprensione che va al di là della semplice onda sonora.
Al nostro orecchio parla più un sospiro che un grido, più una risata che un boato.
E il Signore, che sussurra tra le pieghe della realtà, ha scelto questo canale per svelarsi e farsi ascoltare.
Porgere l'orecchio è staccarsi, anche solo per quel momento, dai propri affanni, dalla propria meta e dare attenzione, volgersi, verso una voce che mi porta dentro la vita dell'altro che per me è novità.
Questo nuovo non si comprende completamente, nel senso che non può essere circoscritto dalle mie capacità cognitive, ma invece apre ad una realtà più grande: chi è l'altro, come sono io visto dall'altro e, nel caso della Parola di Dio, come sono visto dall'Alto!
La Parola quindi buca la resistenza e mi fa docile, penetra nella comprensione e la supera; mi prende e mi porta in altri orizzonti che avevo semplicemente intuito ma di cui non ne avevo fatto esperienza.
E mi rivela che il Signore stesso ascolta:
“Colui che ha impiantato l'orecchio forse non ode?” (Sal 94, 9)
La mia vita ha un interlocutore attento, orecchie che sentono i miei problemi e le mie gioie, posso riposarmi in una relazione che non mi condanna.

"Sacrificio e offerta non gradisci...
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato".
È veramente cristologica questo annuncio della volontà del Signore: unico sacrificio gradito al Padre, per i peccati di tutti, è quello del Figlio! (cfr. Eb 10, 12)
Se il Signore mi parla d'amore non ha bisogno di essere "pagato" con alcunché!
Non posso pensare a mio padre e mia madre che mi amano e pretendono di essere ripagati sacrificando il mio bene! L'amore genera amore, è salvifico e dona gioia gratis.

"Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo".

L'ascolto mi rivela che Dio si preoccupa veramente di me e la sua volontà mi fa libero e vivo.
La sua volontà coincide con la mia ricerca perché si realizza lì dove lo stavo cercando.
Non più legge esterna da subire, ma scritta nel mio cuore, motore che mi spinge al bene.
Questa volontà che scopro nel Signore mi attira; posso liberare il cuore spaventato che temeva di guardarlo e di subirlo, e correre fra le sue braccia, felice, dicendo:
"Ecco Signore, io vengo per fare la tua volontà!"

Commenti

  1. Preghiamo questo Salmo nella versione poetica di padre Davide Maria Turoldo:

    Salmo 40 (39)
    NON TARDARE, MIO DIO
    Allora ho detto: Eccomi, vengo 

    Quando mai la speranza è senza una qualche porzione di dubbio e di disperazione? 
    Non è detto anche di Abramo che «nella speranza contro speranza ebbe fede» ? 
    E di contro, si dà mai un'infelicità che non possa, per quanto sovrumana, sublimarsi 
    anche per via della poesia e del canto, oltre che per grazia? 
    Signore, ti chiediamo di avere un cuore di fanciulli, e una fede fino all'audacia.

    2 Ho sperato nel Signore, ho sperato:
    su di me si è chinato alla fine,
    ha dato ascolto al mio grido.
    3 Dal pozzo di cupi suoni mi ha fatto salire,
    da una fogna fangosa mi trasse,
    e, issato in piedi sulla roccia,
    i miei passi ha reso sicuri.
    4 Un cantico nuovo, un inno al Dio nostro
    dalla bocca mi è sgorgato per lui
    tutti vedano con santo tremore,
    nel Signore confidino tutti.
    5 Sì, è beato l'uomo
    che nel Signore la speranza ripone,
    e non si volge a orgogliosi idolatri,
    ne corre dietro a volgari impostori.
    6 Oh, i prodigi che hai fatto, Signore,
    e quali progetti a nostra salvezza!
    Volessi narrarli non bastan le forze,
    potessi almeno contarli:
    o nostro Dio, nessuno ti eguaglia.
    7 Sacrifici e offerte tu non gradisci;
    e neppure chiedi espiazioni e olocausti.
    Negli orecchi mi sei penetrato,
    8 allora ho detto: «Eccomi, vengo!».
    Nel rotolo del Libro per me sta scritto
    9 che la tua volontà sia fatta.
    Nel profondo delle mie viscere
    porto incisa la tua Legge.
    10 Ecco: nella grande e solenne assemblea
    io annunzio la tua giustizia:
    non voglio tenere chiusa la bocca,
    come tu sai, o Dio.
    11 Mai che tenessi nascosta
    nel fondo del cuore la tua giustizia.
    Ho proclamato invece a gran voce
    la giustizia tua e la tua salvezza.
    No, io non nasconderò mai
    a tutto il tuo popolo
    la grazia tua e la tua fedeltà.
    12 E tu, Dio, le tue tenerezze non mi negare,
    la tua grazia e la tua fedeltà
    siano le mie sentinelle.
    13 Mi si concentrano contro mali innumeri,
    mi opprimono colpe
    che non riesco neppure a discernere:
    sono più dei capelli del capo,
    a pensarci il cuore vien meno.
    14 Degnati, Dio, di liberarmi,
    Dio, affrettati in mio soccorso.
    15 Siano svergognati e confusi
    quanti vogliono farmi morire:
    tutti volti in fuga, coperti d'infamia
    coloro che godono della mia sventura:
    16 ogni obbrobrio li copra,
    messe a scempio le loro vergogne
    tutti quelli che mi sogghignano in faccia.
    17 Invece esultino in te di gioia e tripudio
    quanti ti cercano:
    quelli che amano la tua salvezza
    gridino senza fine: «Dio è grande!».
    18 Di me si cura il Signore
    perché io sono povero e solo.
    Aiuto e mia liberazione tu sei:
    non tardare, mio Dio.
     
    Dossologia
    A te, Cristo, inviato da Dio
    per redimere uomini e cose,
    di giustizia tu altare e vittima,
    il nostro inno di grazie e di lode.

    Preghiera
    Padre, così ti prega lo stesso tuo Figlio: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, ne olocausti per il peccato; un corpo invece mi hai preparato; allora ho detto:
    Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel Libro - per fare, o Dio, il tuo volere».
    Padre, sia questa preghiera lo scudo delle nostre infedeltà. Amen.
     

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  2. Mi colpisce la tua annotazione che in ebraico orecchio è “ozen” e significa: "Dio nutre l’anima" e la Parola è il cibo donato.

    Aggiungo due spunti:

    «Parlerò dei significati astratti, metaforici e figurati della parola “nutrimento” e anche del “nutrimento della parola” - dice – Lo spunto sarà l'aneddoto che riguarda Federico II di Svevia e il suo esperimento crudele, per capire quale fosse la lingua innata dell'uomo: sottrasse alcuni bambini alle loro madri e li affidò a nutrici che avevano il compito di trattarli al meglio dal punto di vista materiale, ma di non rivolgere mai loro la parola. L' epilogo è drammatico perché più di uno di questi bambini, in mancanza del nutrimento della parola, morì». (Giuseppe Antonelli)


    "A te grido, Signore, mia roccia,
    con me non tacere:
    se tu non mi parli,
    sono come chi scende nella fossa".
    (Salmo 28,1)

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  3. In antiche tradizioni orientali, compresa quella
    ebraica (cfr Es 21,6; Dt 15,17), si usava da parte del
    padrone perforare l’orecchio dello schiavo per affermare
    il suo dominio assoluto. E’ significativo il foro
    nell’orecchio, perché con l’orecchio si ascolta. E chi
    ascolta obbedisce. Nel salmo 40 (v.7) si dice “gli orecchi
    mi hai aperto”; “mi hai scavato” altri traducono.
    “L’orecchio è il simbolo dell’obbedienza; ascoltare e
    obbedire in ebraico si esprimono con lo stesso verbo.
    Dio ha preparato la vera docilità nel cuore del suo
    credente rendendolo sensibile alla vera religione che è
    fatta di obbedienza-ascolto alla parola di Dio” (Ravasi).

    "Se qualcuno mi chiedesse: “Come posso acquistare un orecchio che ascolta la voce di Dio?”, risponderei: “Prepara innanzitutto te stesso ad accogliere le sue domande, le sue richieste e indicazioni, e sii pronto nel tuo cuore a portarle a compimento, qualunque ne sia il prezzo. Immediatamente avrai un orecchio che ascolta la voce dell'Altissimo!”. “Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come gli iniziati. Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio, e io non ho opposto resistenza” (Is 50,4-5).
    Matta el Meskin (da:
    Comunione nell’Amore, curata dalla Comunità di Bose)
















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    1. Mi colpisce tanto la parola" nutrire" e ho pensato : posso fare dei pranzi da re ogni giorno e mangiarli, avere cibo abbondante e succulento ogni giorno e nutrirmi e sicuramente godere di questi doni e la mia anima? Il corpo ha bisogno di cibo per sostenersi ,ma l anima? ....nella mia esperienza la Parola ha nutrito la mia anima , l ascolto all invito del Signore ha trasformato la mia vita piatta in gioia e danza.
      Metto al primo posto di sicuro il nutrimento dell'anima con la Parola senza di essa mi perderei, mi da pace interiore e riempie di presenza la mia solitudine.

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    2. Tu poni nel mio cuore una gioia più grande di quanta ne diano loro grano e vino abbondanti.
      (Salmo 4)

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  4. Posso finalmente riposare nella relazione che non condanna.Essere se stessi è un utopia nelle relazioni umana ,si rischia sempre una condanna

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  5. Gesù dice "imparate da me che sono mite e umile di cuore" e leggendo questo salmo mi colpisce "ecco che vengo per fare la tua volontà". Ma non è facile fare la volontà di Dio, proprio per niente. Metti che ad un certo punto sei nella morte fino al collo, non ti viene da dire " Signore ma è questa la tua volontà? ". E Gesù quando si trovava in questo combattimento pregava così "
    "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice!
    Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà".
    Quindi mi colpisce questo:

    Di me si cura il Signore
    perché io sono povero e solo.
    Aiuto e mia liberazione tu sei:
    non tardare, mio Dio.

    Lo spero anche io specie quando la volontà di Dio mi sembra così incomprensibile, inaccettabile.

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