Salmo del 17 gennaio 2019

Se oggi ascoltaste! 
Salmo 95 (94), 8-11

"8 Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
7 È lui il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo, 
il gregge che egli conduce.
Se ascoltaste oggi la sua voce! 
8 »Non indurite il cuore come a Merìba, 
come nel giorno di Massa nel deserto,
9 dove mi tentarono i vostri padri: 
mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere.
10 Per quarant'anni mi disgustò quella generazione e dissi: «Sono un popolo dal cuore traviato,
non conoscono le mie vie».
11 Perciò ho giurato nella mia ira:
»Non entreranno nel luogo del mio riposo»".

Quello che mi colpisce, in questi versetti del salmo, che la liturgia ci fa pregare oggi 17 gennaio, è l'invocazione:
"Se ascoltaste oggi la sua voce!"
È un sospiro, è una speranza grande e vitale. 
Il salmista desidera che il popolo finalmente faccia battere il cuore di fronte alla bontà del suo Dio e non dubiti della sua fedeltà. 
Sente questa mancanza di fiducia come una ferita bruciante nella storia del popolo e nel cuore di Dio che, come un padre al colmo della sopportazione, si pente di essere stato favorevole a questo figlio ingrato.

Eppure, proprio nella dura esperienza dell'Esodo, Israele arriva alla certezza teologica del versetto 6:
"Egli ci ha fatti"!
La liberazione dalla schiavitù è una vera e propria nascita, e il padre di questo portare alla vita è il Signore/pastore.
Egli conduce, disseta e sfama.
Nel deserto, senza certezza di uscirne vivi, una sola era la bussola: ascoltare la sua voce, dare credito alla sua parola. 
Ma a Massa e Meriba (luogo citato anche dalla lettera agli Ebrei, perché paradigma della diffidenza) l'ennesima mancanza d'acqua fa mettere in dubbio che Dio sia favorevole fino in fondo. 
La sete fa perdere la memoria dei prodigi, fa dubitare che Dio sia la via unica per uscire dal deserto. 
Si ribellano a Mosè perché sono delusi e arrabbiati con Dio!

Nella difficoltà la nostra fiducia vacilla, il dubbio si insinua e non ci si sente più circondati da braccia amorevoli, ma da nemici!
Salmo duro, che scava dentro le nostre certezze di essere figli devoti e docili. 
E allora preghiamo con la speranza sottesa nell'invocazione del  salmo e nell'invocazione del Padre Nostro: 
Non abbandonarci alla tentazione, liberaci dalla paura di essere soli e senza cure e continua a far risuonare la tua voce che disseta per la vita!

Commenti



  1. Il salmo scava e ferisce ("non entreranno") ed emerge in tutto questo una sola certezza: noi siamo suoi e lui è nostro! "Padre nostro" ci chiede di ripetere Gesù. "Sia che moriamo sia che viviamo siamo del Signore" ci ricorda s. Paolo. "Il mio Amato è mio e io sono sua" si sussurra nel cuore del Cantico dei Cantici. La vita, la fatica di vivere ci toglie illusioni e fragili certezze. Certe volte un terremoto esistenziale fa crollare tutto. La sofferenza fa dimenticare cose preziose. E in tutto questo cosa rimane in piedi, come su una roccia? Noi siamo suoi! Lui è nostro! "Dio è amore, e noi abbiamo creduto all'amore" cantiamo con s. Giovanni. Scava scava, solo questo resta tra le ferite.

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. Se dio e' amore di che cosa dovrei preoccuparmi? Ma io mi domando ma io credo che dio e' amore? La risposta e' nel vedere il trafitto la sua morte non e'' stata inutile egli ci ha salvati vincendo lamorte e' il peccato

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    3. Giovanni, è così: guardando al trafitto, l'amore del Padre traspare, si rivela e ci convince di essere amati!
      Grazie di essere entrato nel blog!

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  2. Se ascoltaste oggi la sua voce! (Sal. 95,7)

    "Se per qualcuno scendesse il silenzio sul tumulto della carne, silenzio sullo spettacolo della terra, delle acque e del firmamento, e se persino l'anima diventasse muta a se stessa, senza fissarsi su se stessa né pensare a sé; se per qualcuno scendesse il silenzio sulle fantasticherie e sulle visioni dell'immaginazione, e su ogni linguaggio, su ogni parola, su tutto ciò che è mutevole (perché, ad acoltarle, tutte queste cose direbbero: "Non ci siamo fatte da sole, ma ci ha fatte colui che permane in eterno"); se dunque queste creature facessero silenzio, dopo aver teso l'orecchio a colui che le ha fatte e se solo lui parlasse, così da farci udire la sua parola, non pronunciata da una lingua di carne, né dalla voce di un angelo, ne dallo scoppio del tuono, né dal linguaggio delle figure e dei simboli, ma espressa direttamente da colui che noi amiamo nelle creature, lui in persona vorremmo udire senza di esse - in modo tutto spirituale, come il contatto tutto spirituale che si è prodotto or ora tra il nostro pensiero rapito in cielo e la Sapienza eterna -; se dunque una simile estasi potesse durare...e questa sola contemplazione assorbisse nell'abisso della gioia interiore colui che ne gode, e se la vita eterna fosse simile a quel breve attimo di rapimento al quale abbiamo tanto anelato, questo non sarebbe forse il compimento della parola del Vangelo che dice: "Entra nella gioia del tuo Signore"(Mt 25,21)?"
    (S. Agostino, Confessioni, IX,10,23-25)

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  3. Ecco un prezioso suggerimento per quando ci troviamo a pregare con Salmi "difficili" come quello della liturgia di oggi:

    "Quando ascoltiamo i salmi...dobbiamo essere attenti a vedere, a discernere Cristo. Prestate attenzione, a questo salmo, cerchiamo in esso Cristo: sì, egli si mostrerà a quelli che lo cercano, lui che si mostrò a quelli che non lo cercavano. Non si sottrarra' a quelli che lo desiderano, lui che ha salvato quelli che lo disprezzavano". (S. Agostino, Esp. sui salmi, 98,1)

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  4. Mi aiuta pregare questo salmo nella versione di p. Davide Turoldo:

    Salmo 95 (94) 
    CANTO DEL GRANDE INVITO
    L'uomo è sempre in cammino; un cammino in avanti; e senza ritorni. Adamo è terra che sale, che ascende: creazione che arriva allo stato di coscienza. Terra che sa di cantare, quando canta; terra che si prostra e adora; oppure bestemmia.
    Ed è insieme coscienza di tutta la storia: di questa nostra storia di bene e di male. Uomo per cui Dio fa festa, quando appare quale sintesi vivente del creato. Per il quale si adira e si indigna; e perfino si pente di avere creato, quando, a causa del suo cuore errante, per le sue vie non cammina: allora è certo che «non entrerà nel suo riposo».
     
    1 Venite, esultiamo al Signore,
    acclamiamo alla rupe della nostra salvezza.
    2 Alla «Presenza» andiamo cantando,
    con suoni e danze insieme andiamo;
    3 è il Signore il più grande Iddio,
    un re più grande di tutti i potenti.
    Venite, esultiamo al Signore,
    acclamiamo alla rupe della nostra salvezza.
    4 Nella sua mano contiene gli abissi,
    a lui si curvan le cime dei monti,
    5 Suo è il mare che lui ha creato,
    dalle sue mani è plasmata la terra.
    Venite, esultiamo al Signore,
    acclamiamo alla rupe della nostra salvezza.
    6 Davanti a Dio venite, prostriamoci,
    il creatore in ginocchio adoriamo:
    7 è il nostro Dio e noi il suo popolo,
    gregge condotto alle sue pasture.
    Venite, esultiamo al Signore,
    acclamiamo alla rupe della nostra salvezza.
    8 Possiate oggi ascoltar la sua voce!
    «I vostri cuori non sian di pietra
    come a Massa e a Meriba quel giorno,
    là nel deserto nel dì della prova!
    Venite, esultiamo al Signore,
    acclamiamo alla rupe della nostra salvezza.
    9 I padri vostri mi hanno tentato,
    sì, provocato mi hanno quel giorno,
    quando nessuno mi aveva creduto,
    pur se vedute avevan le opere mie.
    Venite, esultiamo al Signore,
    acclamiamo alla rupe della nostra salvezza

    10 Per quarant'anni mi rose la nausea
    e dissi: è gente di cuore errante,
    11 le strade mie non ama, e giurai:
    non entreranno nel mio riposo!».
    Venite, esultiamo al Signore,
    acclamiamo alla rupe della nostra salvezza.
     
    Le battute iniziali «Venite, esultiamo al Signore, acclamiamo... alla Presenza (divina) andiamo cantando» hanno reso questo inno liturgico il tradizionale «Invitatorio» alla preghiera, posto in apertura al culto giudaico e cristiano. Ed effettivamente questo inno è di origine liturgica: dopo due professioni di fede nell'azione creatrice di Dio (vv. 3-5) e in quella dispiegata nella storia della salvezza (v. 7), il canto si trasforma in un oracolo profetico che coinvolge l'assemblea in un duro esame di coscienza (vv. 8-11). Si evoca, infatti, l'evento centrale della fede biblica, la nascita di Israele nel deserto dopo la liberazione offerta da Dio nell'esodo dall'Egitto. Ebbene, in quegli inizi Israele ha sfoderato tutta la gamma delle sue ribellioni: il poeta cita in particolare l'episodio di Massa e Meriba narrato in Esodo 17,1-7 e in Numeri 20,2-13. Dio, allora, fu nauseato di quel popolo che pure aveva amato e la sua minaccia «Non entreranno nel mio riposo», cioè nella terra promessa, fu attuata per quella generazione ed è sospesa come nuovo giudizio per la generazione presente. Si legga la meditazione che su questo sa1mo ha intessuto l'autore della Lettera agli Ebrei (cc. 3-4).
     
    Dossologia
    Al Padre, al Figlio, allo Spirito santo
    gloria cantiamo insieme al creato:
    pur noi beati se oggi accogliamo
    con fedeltà la Parola di Dio.
     
    Preghiera
    O Padre, nel dono del tuo Spirito
    sempre ci fai sentire la tua voce:
    fa' che i nostri cuori non siano di pietra,
    ma fedeli nel tuo glorioso servizio
    facciamo della nostra vita
    un ascolto attento e ininterrotto
    della tua Parola.
    Amen.

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  5. È così! Il cuore indurito dalla delusione è un cuore che si tappa le orecchie e quindi ci vuole chi ti scuote anche con parole dure, difficili, che avranno magari senso solo al tempo fissato. Quante volte succede? Sono lì davanti la meta, ma c'è ancora un altro ostacolo, non preventivato, non aspettato. E ti arrabbi, sale la frustrazione, cerchi un colpevole, ti aspetti un po di giustizia. Dio non fa niente. Se Gesù sulla croce non ci avesse lasciato pregando "dio mio, dio mio... " ecco la speranza sarebbe morta la con lui. Signore allora fammi udire la tua voce e buca le mie orecchie all'ascolto, perché è brutto vivere arrabbiati e delusi.

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    2. Imvochiamo il signore affinche' ci faccia udire e ascoltare la sua voce

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    3. Grazie Giovanni e Marika!
      Quando la delusione ci fa chinare il volto, rattrappire l'orizzonte e ripiombare nella nebbia, proprio allora, Signore, buca i nostri orecchi e fai udire la tua voce di speranza che conduce fuori dal tunnel!

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