Vangelo del 2 aprile 2021 - Venerdì Santo
Interroga quelli che hanno udito
Gv 18, 15-27
"15 Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. 16 Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. 17 E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest'uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». 18 Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
19 Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. 20 Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. 21 Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». 22 Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». 23 Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». 24 Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.
25 Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». 26 Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». 27 Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò."
Pietro nel Vangelo è uno spettatore importante, nel senso che lo intende Luca (cfr. Lc 23,48), il testimone chiave di tanti segni di Gesù. Infatti con lui il Signore dialoga nei momenti cruciali. A lui, che dovrà condurre i discepoli sul terreno faticoso della fede, tocca fare per primo un'esperienza terribile che gli rivoluzionerà l'idea che ha di sé stesso e di Dio. Il suo sguardo sarà quello di chi non si ferma all'evidenza, come la folla, ma penetra drammaticamente nello sguardo stesso del Figlio, che viene a giudicare il mondo con la luce della croce.
"Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote".
Giovanni ci ha abituato nel suo scritto a questo personaggio misterioso che accompagna Pietro e di cui non si dice il nome. E' il discepolo che posa il capo sul petto del Maestro nell'ultima cena (cfr. Gv 13, 25), quello che lui amava (cfr. Gv 20, 2-8) che correrà al sepolcro il mattino di Pasqua insieme a Pietro. Questo discepolo senza nome ha familiarità con il sommo sacerdote ed entra nel cortile per avvicinarsi più possibile a Gesù.
"Entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote".
La scena si svolge nel luogo che oggi è dedicato alla Chiesa di San Pietro in Gallicantu, edificata a picco sul versante orientale del Monte Sion, in cui la tradizione colloca la casa del sommo sacerdote.
E' un balcone che abbraccia con la vista le mura di Gerusalemme; mi ha colpito molto perché da lì il canto dei muezzin si è unito alla nostra liturgia eucaristica, amplificandosi come un megafono per tutta la valle del Cedron.
Anche noi entriamo, accompagnati dall'evangelista Giovanni, nel luogo del processo, in cui si mette in luce Gesù e la fede dei discepoli.
"Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro".
Pietro rimane sulla soglia, escluso se non fosse per il discepolo anonimo che lo introduce. Al sepolcro questo discepolo si fermerà sulla soglia per lasciare che Pietro entri per primo. Nel linguaggio dei simboli scopriamo un'alternanza tra l'amore verso il Signore e il ruolo di chi conferma nella fede. L'amore arriva sempre prima ma è necessario essere confermati nella fede da chi ne ha il carisma, da chi ne ha ricevuto il compito, da chi quell'amore ha ascoltato.
"E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest'uomo?». Egli rispose: «Non lo sono»".
Pietro ha udito la profezia di Gesù che gli annunciava il suo tradimento (cfr. Gv 13, 38), ma non vi aveva prestato ascolto perché non gli aveva creduto.
Alla prima domanda, la sua risposta è chiara: non è discepolo di quell'uomo debole e umiliato che le autorità religiose tengono in loro potere.
E non ha torto il povero Pietro! Non aveva seguito un debole, ma il forte annunciato da Giovanni il Battista (cfr. Mc 1, 7), non un rinnegato, ma il "il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16, 15).
Chi è ora il suo Maestro? E chi è lui, il discepolo?
"Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava".
Pietro è travolto da una tempeste e trova riparo al fuoco di coloro che hanno arrestato Gesù. Vuole trovare conforto dove non può esserci, calore nelle tenebre più profonde.
Che scena triste! Non è lì che dovrebbe essere Pietro. Il discepolo amato infatti non è lì con lui.
"Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento".
Si passa ora all'interno del palazzo. Ben altra prova doveva affrontare il Maestro! È un processo alla Parola che si discosta dalla tradizione, che sfascia i complicati ed elaborati castelli di religiosità che facevano scudo all'ipocrisia del Sinedrio. Colui che è venuto a rivelare il Padre è ritenuto colpevole di oltraggiarlo e di trascinare altri sulla sua "cattiva strada".
"Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto»".
La parola di Gesù è universalmente pronunciata per tutti.
Non è stata una candela accesa per essere nascosta, ma per far luce al mondo (cfr. Mt 5, 15).
"Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava".
Pietro è travolto da una tempeste e trova riparo al fuoco di coloro che hanno arrestato Gesù. Vuole trovare conforto dove non può esserci, calore nelle tenebre più profonde.
Che scena triste! Non è lì che dovrebbe essere Pietro. Il discepolo amato infatti non è lì con lui.
"Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento".
Si passa ora all'interno del palazzo. Ben altra prova doveva affrontare il Maestro! È un processo alla Parola che si discosta dalla tradizione, che sfascia i complicati ed elaborati castelli di religiosità che facevano scudo all'ipocrisia del Sinedrio. Colui che è venuto a rivelare il Padre è ritenuto colpevole di oltraggiarlo e di trascinare altri sulla sua "cattiva strada".
"Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto»".
La parola di Gesù è universalmente pronunciata per tutti.
Non è stata una candela accesa per essere nascosta, ma per far luce al mondo (cfr. Mt 5, 15).
I discepoli, che hanno ascoltato il suo messaggio, sono coloro che annunciano la Luce, venuta nel mondo apertamente.
"Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?»".
I discepoli ascoltano, il potere no. La reazione della guardia mostra la chiusura e la protezione di un apparato che non può accettare la verità.
"Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?» Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote".
La domanda di Gesù, legato ma libero da ogni condizionamento dei capi, mette al centro l'evidenza della sua parola veritiera e quindi fonte di bene. Il giusto è percosso e calpestato perché parla in nome di Dio.
Anna, suocero di Caifa, era stato sommo sacerdote prima di lui. Evidentemente ha ancora tanta autorità ed è il primo ad interrogare Gesù.
"Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?»".
I discepoli ascoltano, il potere no. La reazione della guardia mostra la chiusura e la protezione di un apparato che non può accettare la verità.
"Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?» Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote".
La domanda di Gesù, legato ma libero da ogni condizionamento dei capi, mette al centro l'evidenza della sua parola veritiera e quindi fonte di bene. Il giusto è percosso e calpestato perché parla in nome di Dio.
Anna, suocero di Caifa, era stato sommo sacerdote prima di lui. Evidentemente ha ancora tanta autorità ed è il primo ad interrogare Gesù.
La verità fa liberi i poveri, non chi si crede potente. Anna è turbato da Gesù che non smette di annunciare sinceramente e lo manda da Caifa; questo passaggio da un'autorità ad un'altra dimostra l'incapacità di gestire questo uomo scomodo. I potenti vacillano davanti all'impotenza dei profeti!
"Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono»".
Mentre la calunnia cerca di soffocare le Parole di verità, il testimone, colui che ha udito le parole di Gesù e che sa cosa ha detto, si sta scrollando di dosso questa responsabilità mortale.
Ancora una volta Pietro nega di essere discepolo del processato. Infatti non lo sta seguendo; si è rannicchiato, nella notte, al fuoco delle guardie.
"Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò."
Il cammino di Pietro, che sta fuggendo col suo cuore lontano dal maestro, si blocca, subito a quel canto.
Il gallo nella tradizione ebraica è simbolo di intelligenza e discernimento.
Un canto è una nota surreale in questo lugubre lamento di morte che circonda tutta Gerusalemme, la rinnegatrice del suo Messia.
Il verso roco del gallo è il canto amaro che squarcia la notte, si diffonde nella valle e annuncia a Pietro e a tutti che l'alba del Cristo si fa strada nonostante il tradimento degli amici e la persecuzione delle autorità.
Pietro, che aveva udito, adesso ascolta e apre gli occhi, ricordando le parole del Maestro, facendole sue, riconoscendosi un debole che rinnega per salvarsi la vita.
"Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono»".
Mentre la calunnia cerca di soffocare le Parole di verità, il testimone, colui che ha udito le parole di Gesù e che sa cosa ha detto, si sta scrollando di dosso questa responsabilità mortale.
Ancora una volta Pietro nega di essere discepolo del processato. Infatti non lo sta seguendo; si è rannicchiato, nella notte, al fuoco delle guardie.
"Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò."
Il cammino di Pietro, che sta fuggendo col suo cuore lontano dal maestro, si blocca, subito a quel canto.
Il gallo nella tradizione ebraica è simbolo di intelligenza e discernimento.
Un canto è una nota surreale in questo lugubre lamento di morte che circonda tutta Gerusalemme, la rinnegatrice del suo Messia.
Il verso roco del gallo è il canto amaro che squarcia la notte, si diffonde nella valle e annuncia a Pietro e a tutti che l'alba del Cristo si fa strada nonostante il tradimento degli amici e la persecuzione delle autorità.
Pietro, che aveva udito, adesso ascolta e apre gli occhi, ricordando le parole del Maestro, facendole sue, riconoscendosi un debole che rinnega per salvarsi la vita.
Gesù lo aveva avvisato prima per rassicurarlo: lui non lo avrebbe rinnegato; lo aveva già ripreso con sé, alla sua luce, al suo calore. Anche Pietro adesso può posare il capo piangente sul petto del Maestro che lo attendeva e scoprirsi discepolo amato; non lo ha meritato ma ha incontrato l'Amore.
di fronte alla scelta di Gesù, al suo dolore di fronte al tradimento, dell’umiliazione, della morte, forse la domanda giusta è: qual è la mia verità? Cosa provo di fronte alla croce? Di fronte a un Dio che dice: “ho sete”? È una domanda che non può avere una risposta veloce, ma bisogna far germogliare nel cuore, far crescere con tenerezza, profondità, lentezza, lasciare che metta le radici nei nostri sentimenti.
RispondiEliminaPerché solo con le radici nella Sua croce abbiamo la possibilità di entrare nel suo nuovo, straordinario Regno.
Nel quarto vangelo i protagonisti della sepoltura sono due uomini: Giuseppe d’Arimatea, discepolo nascosto perché impaurito, e Nicodemo, fariseo attratto da Gesù, che ha incontrato nella notte. Sono due uomini in ricerca, non ancora pienamente discepoli; due giusti che vogliono piangere e ricordare una vittima dell’ingiustizia. Non pensano che Gesù possa ritornare alla vita, ma nel gesto umanissimo dell’onore reso al suo corpo morto, nella delicatezza dei gesti che rispondono alla violenza dei crocifissori, essi preparano inconsapevolmente la Pasqua. La mirra, l’aloe e i teli di lino, infatti, ricordano una scena nuziale: l’Agnello è pronto per le nozze! Il corpo è deposto con cura ma anche in fretta e il sepolcro resta aperto, come a togliere ogni ostacolo alla resurrezione: quel corpo è preparato per un incontro. Il sepolcro è nuovo: non una tomba dove la vita va in disfacimento, ma un luogo inedito di passaggio; Gesù lo inaugura, ma dopo di lui quell’angolo, posto in un giardino simbolo di creazione, di vita, di comunione con Dio, attende ogni uomo.
RispondiEliminaGiuseppe e Nicodemo, immagine della chiesa che accoglie il corpo del suo Signore, entrano nella Pasqua grazie a gesti di grande umanità: il Dio della vita si incontra nella cura degli uomini, nel rispetto dei loro corpi tempio della presenza divina. Gesti semplici ma che chiedono un atto di coraggio: la fede professata di nascosto, la ricerca di Gesù fatta nel buio, devono venire alla luce e assumere il rischio dell’amore. Chiedendo il corpo di Gesù e ungendolo, i due uomini iniziano a vivere ciò che Gesù stesso ha vissuto: la libertà di una parola franca, ma soprattutto un amore concreto, l’unico più saldo di qualsiasi paura. Perché l’amore autentico è più forte della morte ed è sempre rivolto a un corpo che domanda atti di cura concreti.
Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente».
RispondiEliminaUna parola per la Passione e per tutto il Vangelo: apertamente!
Non dottrina segreta per pochi, ma Buona Notizia per tutti. Apertamente si manifesta l'amore universale e accogliente di Dio.
Apertamente è detta la parola riconciliazione perché ognuno la possa accogliere.
Apertamente ha parlato del Padre di tutti.
Apertamente ha trattato ogni peccatore da figlio.
Apertamente a nessuno ha negato l'accesso al Regno.
Gesù parla al mondo apertamente.
Gesù mostra al mondo, ad ogni uomo ed ogni donna, che Dio è Amore.
Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò."
RispondiEliminaQuanto Pietro mi sento in questa mia quotidianità
Uno che rinnega il bello,il buono
Non è facile essere contro la folla
;Ma LUI mi aiuta come <pietro a fare passi che mi portano a vivere da <LIBERo da ogni sudditanza ed ipocrisia di comunicazione.
Così sia per me ,per la mia qualità di vita,soprattutto
E se questo non è amore!?
MI SENTO PICCOLA DAVANTI ALLA CROCE.
RispondiEliminaANCH'IO HO MESSO IL MIO CHIODO. TI CERCO NEL MIO CUORE MA NON TI TROVO, PERCHÉ CHIEDO MA NON DO'.
EPPURE TU SEI VICINO A ME, NEL QUOTIDIANO, NELL'ALTRO. FACCIO FATICA AD ESSERE COME DOVREI. TU MI AIUTERAI A RISORGERE CON TE, FRENERO' LE MIE ANSIE, IL MIO EGOISMO. CAPIRO'CHE SEI STATO SEMPRE VICINO A ME, NON MI HAI MAI LASCIATA, MA NON TI RICONOSCIUTO. SONO STATA IO A LASCIARE TE.
PERDONAMI, SE PUOI. HO BISOGNO DI TE.