Salmo del 21 marzo 2025
Finché non si avverò la sua parola
Salmo 105 (104),16-19
"16 Chiamò la carestia su quella terra,
togliendo il sostegno del pane.
17 Davanti a loro mandò un uomo,
Giuseppe, venduto come schiavo.
18 Gli strinsero i piedi con ceppi,
il ferro gli serrò la gola,
19 finché non si avverò la sua parola
e l'oracolo del Signore ne provò l'innocenza".
Abramo, l'esodo, le promesse di Dio: nel Salmo 105 la storia di un popolo si affaccia tutta davanti al credente e diventa preghiera. La memoria delle opere di Dio non è un fatto lontano: si riattualizza nella lode, si fa nuova esperienza del Signore presente e protagonista insieme a noi.
Il Salmo 105 ci indica la via per crescere in questa esperienza pacificante. Rendere grazie e invocare il Nome di colui che compie meraviglie, porta il cuore a gioire nel ricordo, a cercare nuove vie da percorrere insieme.
"Chiamò la carestia su quella terra,
togliendo il sostegno del pane".
Il Salmo fa memoria di una grande parabola di salvezza: la storia di Giuseppe, figlio di Giacobbe, sembra drammatico tradimento di fratelli, ma diventa provvidenziale arrivo in Egitto. Passa, dall'essere schiavo in una terra straniera, a diventare la salvezza del suo popolo durante una terribile carestia.
Tutto è sotto il potere di Dio, l'intero creato obbedisce al suo volere. Tutto è nelle sue mani e ciò che sembra distruzione e morte come una carestia epocale, si volge al bene e alla gloria del suo Nome.
"Davanti a loro mandò un uomo,
Giuseppe, venduto come schiavo.
Gli strinsero i piedi con ceppi,
il ferro gli serrò la gola".
La triste storia di rivalità e gelosia tra fratelli culmina nel tentativo di sopprimere il giovane Giuseppe, prediletto perché amato dal patriarca Giacobbe.
Rischia la morte ma poi viene venduto come schiavo a dei carovanieri che vanno in Egitto.
Sembrerebbe la sua fine ma il Salmo legge diversamente la storia: in realtà, nel disegno provvidente di Dio, il ragazzo precede il suo popolo in Egitto, dove troverà risorse vitali.
Non era insolito che una tribù, seppur antica, venisse decimata e scomparisse per la difficoltà di racimolare alimenti per la sopravvivenza.
Così non accade a Israele che in un paese straniero trova la sistemazione per centinaia di anni, pur essendo succube del faraone.
"Finché non si avverò la sua parola
e l'oracolo del Signore ne provò l'innocenza".
Giuseppe, finito al servizio di un pezzo grosso della corte del faraone, viene ingiustamente condannato per un reato che non ha commesso.
L'aiuto del Signore fa emergere la sua innocenza e viene liberato dalla prigione in cui è stato rinchiuso.
Dicevo che i capitoli della Genesi dl 37 al 50 sono una grande parabola che insegna a diventare fratelli, a confidare nel Signore anche quando la vita sembra destinata a finire nella violenza e nell'amarezza di una fraternità omicida.
Il Signore, nelle disavventure della vita, si prende cura di noi e dirige ogni cosa verso la vera meta di ogni storia personale e comunitaria: siamo nelle sue mani, amorevolmente custoditi. La Scrittura ci ricorda che c'è un limite al male, che il cammino è duro ma "finché non si avverò la sua parola", fin quando non torni presente ed evidente la sua volontà di Padre.
Così non accade a Israele che in un paese straniero trova la sistemazione per centinaia di anni, pur essendo succube del faraone.
"Finché non si avverò la sua parola
e l'oracolo del Signore ne provò l'innocenza".
Giuseppe, finito al servizio di un pezzo grosso della corte del faraone, viene ingiustamente condannato per un reato che non ha commesso.
L'aiuto del Signore fa emergere la sua innocenza e viene liberato dalla prigione in cui è stato rinchiuso.
Dicevo che i capitoli della Genesi dl 37 al 50 sono una grande parabola che insegna a diventare fratelli, a confidare nel Signore anche quando la vita sembra destinata a finire nella violenza e nell'amarezza di una fraternità omicida.
Il Signore, nelle disavventure della vita, si prende cura di noi e dirige ogni cosa verso la vera meta di ogni storia personale e comunitaria: siamo nelle sue mani, amorevolmente custoditi. La Scrittura ci ricorda che c'è un limite al male, che il cammino è duro ma "finché non si avverò la sua parola", fin quando non torni presente ed evidente la sua volontà di Padre.
Questo provvidente nutrimento che non viene mai a mancare diventa memoria prima di un popolo e poi di ogni credente che, nella preghiera e nell'ascolto, si scopre soccorso, tratto dalla fossa, nutrito e portato alla gloria divina.
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Prima lettura di Gn 37,3-4.12-13a.17b-28
Commento del 10/03/2023
Salmo 105 (104),16-24
Commento del 05/11/2020
Vangelo di Mt 21,33-43.45-46
Commento del 01/03/2024
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Prima lettura di Gn 37,3-4.12-13a.17b-28
Commento del 10/03/2023
Salmo 105 (104),16-24
Commento del 05/11/2020
Vangelo di Mt 21,33-43.45-46
Commento del 01/03/2024
"Finché non si avverò la sua parola
RispondiEliminae l'oracolo del Signore ne provò l'innocenza".
È detto così di Giuseppe
figlio del patriarca Giacobbe.
La Parola si avvera.
La Parola rivela.
La Parola libera.
Giuseppe, tradito dai fratelli,
è la loro salvezza.
Come Gesù.
In Gesù ogni Parola
si avvera,
rivela,
libera,
salva.
Finché non si avverò la sua parola.
RispondiEliminaSempre si avvera...e meno male!
Grazie papà
Tu conduci
RispondiEliminala nostra vita
e tutto
volgi al Bene
Grazie Padre
Anche in ciò che non piace c’è la volontà del Padre,Signore fa che io sia
RispondiEliminasempre vigile