Salmo del 5 novembre 2020
Mandò un uomo
Sal 105 (104), 16-24
togliendo il sostegno del pane.
17 Davanti a loro mandò un uomo,
Giuseppe, venduto come schiavo.
18 Gli strinsero i piedi con ceppi,
il ferro gli serrò la gola,
19 finché non si avverò la sua parola
e l'oracolo del Signore ne provò l'innocenza.
20 Il re mandò a scioglierlo,
il capo dei popoli lo fece liberare;
21 lo costituì signore del suo palazzo,
capo di tutti i suoi averi,
22 per istruire i prìncipi secondo il suo giudizio
e insegnare la saggezza agli anziani.
23 E Israele venne in Egitto,
Giacobbe emigrò nel paese di Cam.
24 Ma Dio rese molto fecondo il suo popolo,
lo rese più forte dei suoi oppressori".
Continuiamo a meditare questo lungo canto della storia della salvezza, iniziato il 9 ottobre dell'anno scorso.
"Chiamò la carestia su quella terra,
togliendo il sostegno del pane".
Un evento terribile attribuito a Dio! Carestia e morte: com'è possibile per noi uomini moderni, pensare che siano chiamate, convocate dal Signore su una terra, sopra una popolazione martoriata, delle calamità così devastanti?
La Bibbia non si spaventa di far sgorgare tutta la realtà dal Creatore. Non ci sono due principi in tutte le cose, un principio buono e uno malefico. Tutto è nelle mani di un unico Signore che conduce la storia con la sua sapienza.
Il pane, sostegno dell'esistenza, viene tolto temporaneamente perché è un altro il pane che il Signore vuole mostrare e donare.
"Davanti a loro mandò un uomo,
Giuseppe, venduto come schiavo".
Chiama la carestia e manda un uomo ad arginarla! Giuseppe è il figlio di Giacobbe, l'ultimo dei patriarchi, che seguendo la promessa fatta a suo nonno Abramo, si stanzia nella terra di Canaan.
Dei dodici figli, il figlio più amato da Giacobbe, Giuseppe, è venduto dai fratelli e deportato schiavo in Egitto.
"Gli strinsero i piedi con ceppi,
il ferro gli serrò la gola,
finché non si avverò la sua parola
e l'oracolo del Signore ne provò l'innocenza".
Il Salmo ripercorre la vita del saggio Giuseppe, leggendo nel terribile peccato dei fratelli che lo odiavano, la strada in cui si rivela la vicinanza di Dio che continua a seguire il popolo di Abramo in Egitto e nella prigionia del suo figlio Giuseppe.
Le parole del sognatore Giuseppe sono un cibo che dona sollievo al faraone, angustiato per incubi a cui non sa dare risposta. Giuseppe non solo spiega i sogni, ma mostra la soluzione al pericolo della carestia che nessuno aveva previsto.
"Il re mandò a scioglierlo,
il capo dei popoli lo fece liberare;
lo costituì signore del suo palazzo,
capo di tutti i suoi averi".
Il faraone libera Giuseppe e da lui è liberato da una flagello distruttivo.
L'amministrazione di questo figlio di Abramo diventerà un vanto e tutti i popoli si passeranno la fama dei suoi gesti di bocca in bocca.
Diventerà un amministratore avveduto, ascoltato da tutti e porterà la fecondità in Egitto. Salito al rango di vicegovernatore, con la sua sagace previdenza, farà conservare i beni in tempi di "vacche grasse" prima della carestia che metterà in ginocchio non solo l'Egitto, ma anche tutte le nazioni limitrofe, come la Palestina.
"Per istruire i prìncipi secondo il suo giudizio
e insegnare la saggezza agli anziani".
Per la Scrittura questo dono di Giuseppe è molto più importante della sua capace opera amministrativa: da schiavo dell'Egitto, popolo che era lo splendore davanti al mondo, egli ne diventa il maestro, supera in saggezza tutti gli anziani egiziani, che diventano suoi discepoli.
La sapienza di un uomo di Dio risplende davanti ai grandi della terra.
"E Israele venne in Egitto,
Giacobbe emigrò nel paese di Cam".
In poche righe il Salmo prega su questa figura meravigliosa di Giuseppe, colui che ridà la vita ai fratelli, figura del Cristo che salva nutrendo l'umanità bisognosa.
Israele/Giacobbe rivedrà suo figlio prima di morire andando in Egitto in cerca di beni per sopravvivere con gli altri figli ormai alla fame.
Potrà riabbracciare il figlio creduto morto e vedere tutti i suoi figli beneficati dalla sua generosità e dal suo perdono.
"Ma Dio rese molto fecondo il suo popolo,
lo rese più forte dei suoi oppressori".
La storia di Giuseppe chiude un epoca, quella dei patriarchi e apre quella dolorosa ma piena di nuove rivelazioni, della permanenza e della successiva schiavitù degli ebrei in Egitto.
La predilezione del Signore non mancherà anche nella sottomissione ai faraoni e il popolo d'Israele spiccherà per la fecondità di cui è ricolmato dal suo Dio.
Diventerà un amministratore avveduto, ascoltato da tutti e porterà la fecondità in Egitto. Salito al rango di vicegovernatore, con la sua sagace previdenza, farà conservare i beni in tempi di "vacche grasse" prima della carestia che metterà in ginocchio non solo l'Egitto, ma anche tutte le nazioni limitrofe, come la Palestina.
"Per istruire i prìncipi secondo il suo giudizio
e insegnare la saggezza agli anziani".
Per la Scrittura questo dono di Giuseppe è molto più importante della sua capace opera amministrativa: da schiavo dell'Egitto, popolo che era lo splendore davanti al mondo, egli ne diventa il maestro, supera in saggezza tutti gli anziani egiziani, che diventano suoi discepoli.
La sapienza di un uomo di Dio risplende davanti ai grandi della terra.
"E Israele venne in Egitto,
Giacobbe emigrò nel paese di Cam".
In poche righe il Salmo prega su questa figura meravigliosa di Giuseppe, colui che ridà la vita ai fratelli, figura del Cristo che salva nutrendo l'umanità bisognosa.
Israele/Giacobbe rivedrà suo figlio prima di morire andando in Egitto in cerca di beni per sopravvivere con gli altri figli ormai alla fame.
Potrà riabbracciare il figlio creduto morto e vedere tutti i suoi figli beneficati dalla sua generosità e dal suo perdono.
"Ma Dio rese molto fecondo il suo popolo,
lo rese più forte dei suoi oppressori".
La storia di Giuseppe chiude un epoca, quella dei patriarchi e apre quella dolorosa ma piena di nuove rivelazioni, della permanenza e della successiva schiavitù degli ebrei in Egitto.
La predilezione del Signore non mancherà anche nella sottomissione ai faraoni e il popolo d'Israele spiccherà per la fecondità di cui è ricolmato dal suo Dio.
L'invidia e la rivalità degli egiziani porterà all'inasprimento del lavoro servile, ma la nascita del liberatore Mosè, storia che il Salmo ci donerà alla prossima meditazione, mostrerà ancora una volta come il Signore è a fianco di chi soffre e subisce ingiustizie.
Giuseppe è l'uomo mandato dal Signore ad un popolo più potente di Israele per mostrare, nelle opere, che lui è il più potente, più forte di ogni oppressore.
Il Salmo ci rivela che davanti alle potenze della terra, alle grandi sapienze, temute e glorificate, basta un uomo, per giunta venduto come schiavo, a svelare che le sorti della storia sono in mano a colui che domina la morte e la vita, la carestia e la fecondità, la malattia e la cura.
Di questa certezza il nostro cuore ha bisogno oggi, al riacutizzarsi del pericolo pandemia. A questo Salvatore, e non ai grandi della terra, che salgono e scendono dai loro piedistalli, si volga la nostra preghiera e la nostra speranza.
Giuseppe è l'uomo mandato dal Signore ad un popolo più potente di Israele per mostrare, nelle opere, che lui è il più potente, più forte di ogni oppressore.
Il Salmo ci rivela che davanti alle potenze della terra, alle grandi sapienze, temute e glorificate, basta un uomo, per giunta venduto come schiavo, a svelare che le sorti della storia sono in mano a colui che domina la morte e la vita, la carestia e la fecondità, la malattia e la cura.
Di questa certezza il nostro cuore ha bisogno oggi, al riacutizzarsi del pericolo pandemia. A questo Salvatore, e non ai grandi della terra, che salgono e scendono dai loro piedistalli, si volga la nostra preghiera e la nostra speranza.
"Dio rese molto fecondo il suo popolo". È uno dei segni più belli della vicinanza di Dio: il Vivente porta vita. La traccia del suo passaggio è la Vita che fiorisce. L'impronta della sua presenza è la gioia di vivere. Tristezza, sfiducia, torpore, svaniscono davanti alla vita in abbondanza elargita dal Dio Vivo. Perché fermarsi a considerare idoli succhia vita? Perché alzare gli occhi verso un idolo invidioso della nostra felicità? Perché pregare un idolo che ci punisce per la nostra gioia? Un Dio differente appare nel mio cuore: è amante della vita, amico degli uomini, contagiatore di luce. La fecondità mi abita e mi sospinge verso la bellezza del giorno: è dono suo. È fecondità gioire del bene. È fecondità gustare il momento presente. È fecondità nutrirsi di ogni parola che esce dalla sua bocca. Benedetto il Vivente che mi rende oggi vivo!
RispondiElimina"Ma Dio rese molto fecondo il suo popolo,
RispondiEliminalo rese più forte dei suoi oppressori".
Grazie Signore la mia storia è vegliata da TE|
Non mi lasci solo oggi,non mi hai mai lasciato.
Restimi sempre al fianco..NON POSSO RIFIUTARE di visitare chi ha febbre!
Rispondo cn le mie armi...ieri go fatto il terzo tampone.
Grazie,Signore,stai vicino a chi è solo in corsia,a chi non è stato accompagnato dai familiari al cimitero.