Prima lettura dell'8 luglio 2025
"In quei giorni, di notte Giacobbe si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici bambini e passò il guado dello Iabbok. Li prese, fece loro passare il torrente e portò di là anche tutti i suoi averi.
Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui.
Quello disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!». Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!». Giacobbe allora gli chiese: «Svelami il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse.
Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuèl: «Davvero – disse – ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva».
Spuntava il sole, quando Giacobbe passò Penuèl e zoppicava all’anca. Per questo gli Israeliti, fino ad oggi, non mangiano il nervo sciatico, che è sopra l’articolazione del femore, perché quell’uomo aveva colpito l’articolazione del femore di Giacobbe nel nervo sciatico".
È uno dei brani più misteriosi e affascinanti della Bibbia: un uomo che lotta con Dio nella sua fuga dal fratello, braccato per aver rubato la primogenitura e consapevole di aver "deformato" il progetto del Signore. Che fututo poteva sperare di avere, lui e tutta la sua famiglia?
La notte descritta è quella decisiva, perché il mattino dopo si vedrà che cosa vuole fare di lui il fratello Esaù.
Nelle tenebre, presso un fiume, trova una figura misteriosa che gli ostacola il cammino, ma dal quale riceve, alla fine della colluttazione, la benedizione.
Tutto è contorto e faticoso nella vita di Giacobbe ma in ogni caso la benedizione promessa ad Abramo e alla sua discendenza non viene meno.
"In quei giorni, di notte Giacobbe si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici bambini e passò il guado dello Iabbok".
Giacobbe è isolato dalla sua famiglia di origine, deve cercare la sua identità così diversa da quella di Abramo, suo nonno, e di Isacco suo padre.
Ardimentoso, impulsivo e determinato, ha strappato la primogenitura al padre morente ormai cieco, ha comprato per un piatto di lenticchie il diritto dal fratello e adesso dovrebbe accaparrarsi il ruolo di patriarca del popolo.
E' un pò troppo come frode e con Dio non si riesce a bleffare!
Inoltre qui non agisce da solo: tutto il clan è coinvolto nella sua sorte e il domani si prospetta incerto e pericoloso.
"Passò il guado dello Iabbok",
Questo attraversamento interessa il “fiume blu”, un affluente orientale del Giordano, sempre considerato uno dei confini della terra promessa (cfr. Gdc 11, 13.22), che scende tumultuoso in soli 60 km, con un dislivello di 1000 metri, tra dirupi e cascate.
Per Giacobbe è un luogo di rivelazione più importante della sua vita, un battesimo nelle acque della morte, crescita di relazione col suo Dio, come il monte Moria per Abramo (cfr. Gn 22), e il roveto ardente sul Sinai per Mosè (cfr. Es 3).
"Li prese, fece loro passare il torrente e portò di là anche tutti i suoi averi".
Due volte è ripetuto "prese" quelli che amava.
Giacobbe non è più il ragazzo secondogenito che si prende quello che non gli è dato. Diventa responsabile di ciò che sta crescendo nella sua vita e pensa prima di tutto alla famiglia, ai deboli che lo seguono fiduciosi non sapendo a cosa vada incontro il loro capofamiglia.
Prende tutto e adagia al sicuro i suoi averi più cari. Chi deve affrontare e risolvere le conseguenze del suo peccato è solo lui.
"Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora".
Solo, nella notte, nel silenzio, lotta come non ha mai fatto.
Giacobbe deve fare spazio agli altri che sembrano tutti rivali, deve riconoscerne la signoria e la predominanza, non può continuare a rubare vita per sempre!
"Rimase solo" pur avendo in uomo vicino, è solo da tutta la vita, pur avendo un grande clan. E' solo perché si è fatto da sé senza aspettare, senza rispettare.
Deve attraversare il buio di questa lunga notte, che non è quella stellata del nonno colma di promesse (cfr. Gn 15,5) nè quella radiosa di angeli che scendevano e salivano in cielo (cfr. Gn 28,12-17). E' tenebrosa e fonda, colma di dolore e lotta, una lunga notte da attraversare per vedere spuntare un'aurora di luce, in cui Giacobbe finalmente avrà in dono il memoriale della sua esperienza personale col Dio dei Padri.
Il Dio fedele si manifesterà a lui in modo totalmente unico, accettando di lottare personalmente, in una vicinanza che non rifiuta il conflitto, non meno importante di quella mistica e spirituale.
La Bibbia chiama "uomo" questo personaggio misterioso che non rivela il Nome.
Ringraziamo la Scrittura per l'onestà con cui ci narra le vicende dei patriarchi, non supereroi devotissimi, ma uomini come noi, persone in cammino che si sono messi davanti al Signore nella verità di quello che erano.
La ricompensa alla fine del cammino, seppur in conflitto, sarà la benedizione, la certezza che Dio è vicino e non ci rifiuta mai.
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Prima lettura di Gn 32,23-33
Commento del 09/07/2019
Salmo 17 (16),1
Commento del 22/11/2023
Vangelo di Mt 9, 32-38
Commento del 06/07/2021
"Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora".
RispondiEliminaSolo nella lotta.
Di notte.
In attesa dell'aurora.
Sono le coordinate reali
di una preghiera profonda
che non ha parole
per esprimersi.
"Li prese, fece loro passare il torrente e portò di là anche tutti i suoi averi".
RispondiEliminaSi
Quello che gli rimane è la sua famiglia.
Se ne deve andare...dal posto dove ha rubato...........
Si
Malgrado tutto ,riesce ad andare OLTRE!
Superare SEMPRE il male,la difficoltà anche LOTTANDO fino allo stremo,tanto da riportare dei danni dopo quella lotta...ma riscrivere un CAMMINO sobrìo ,nitido,volitivo di buono
col SUO aiuto!
Amen