Prima lettura del 16 agosto 2025
Gs 24,14-29
Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrei, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore».
Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Il Signore ha scacciato dinanzi a noi tutti questi popoli e gli Amorrei che abitavano la terra. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio».
Giosuè disse al popolo: «Voi non potete servire il Signore, perché è un Dio santo, è un Dio geloso; egli non perdonerà le vostre trasgressioni e i vostri peccati. Se abbandonerete il Signore e servirete dèi stranieri, egli vi si volterà contro e, dopo avervi fatto tanto bene, vi farà del male e vi annienterà». Il popolo rispose a Giosuè: «No! Noi serviremo il Signore».
Giosuè disse allora al popolo: «Voi siete testimoni contro voi stessi, che vi siete scelti il Signore per servirlo!». Risposero: «Siamo testimoni!».
«Eliminate allora gli dèi degli stranieri, che sono in mezzo a voi, e rivolgete il vostro cuore al Signore, Dio d’Israele!».
Il popolo rispose a Giosuè: «Noi serviremo il Signore, nostro Dio, e ascolteremo la sua voce!». Giosuè in quel giorno concluse un’alleanza per il popolo e gli diede uno statuto e una legge a Sichem. Scrisse queste parole nel libro della legge di Dio. Prese una grande pietra e la rizzò là, sotto la quercia che era nel santuario del Signore. Infine, Giosuè disse a tutto il popolo: «Ecco: questa pietra sarà una testimonianza per noi, perché essa ha udito tutte le parole che il Signore ci ha detto; essa servirà quindi da testimonianza per voi, perché non rinneghiate il vostro Dio». Poi Giosuè congedò il popolo, ciascuno alla sua eredità.
Dopo questi fatti, Giosuè figlio di Nun, servo del Signore, morì a centodieci anni".
Il cammino nel deserto verso la terra promessa si arresta davanti alla necessità di fare chiarezza.
Mosè, che si credeva fosse l'unico condottiero fino alla meta tanto attesa, muore sulla soglia, vedendo da lontano la terra nuova, la fertilità stanziale, la pace tanto desiderata.
Mosè, che si credeva fosse l'unico condottiero fino alla meta tanto attesa, muore sulla soglia, vedendo da lontano la terra nuova, la fertilità stanziale, la pace tanto desiderata.
Giosuè, il suo successore, chiede agli schiavi usciti dall'Egitto di fare un passo avanti nella fede e rinunciare ai vecchi idoli, prima di entrare nella terra promessa.
Portare il vecchio nel nuovo non permetterebbe di fare una vera esperienza di vita nella libertà. I secoli di schiavitù che si sono stratificati per generazioni, sono un'eredità penosa che ancora grava nell'animo dell'Israele biblico
Così fermarsi, fare memoria, interrogarsi alla luce della Scrittura, è una tappa necessaria nel cammino degli ebrei nomadi e in ogni pellegrino cristiano.
Così fermarsi, fare memoria, interrogarsi alla luce della Scrittura, è una tappa necessaria nel cammino degli ebrei nomadi e in ogni pellegrino cristiano.
Fare un salto di qualità nella fiducia in Dio, fedele e liberatore, è comprendere come si prenda cura di tutti, con la tenerezza di un padre e di una madre.
"Noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio" è il grido unanime del popolo. Ma la costante assistenza di Dio non cancella la fragilità e l'insicurezza di figli e figlie che dovranno affrontare ancora dure prove nel cammino verso la libertà.
"Noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio" è il grido unanime del popolo. Ma la costante assistenza di Dio non cancella la fragilità e l'insicurezza di figli e figlie che dovranno affrontare ancora dure prove nel cammino verso la libertà.
"Prese una grande pietra e la rizzò là, sotto la quercia che era nel santuario del Signore".
Giosuè non dimentica le passate infedeltà. Così blocca l'irruenza del popolo per appropriarsi subito di una terra non loro.
Interroga i fratelli, li vaglia e infine spinge in avanti la loro identità di prediletti stendendo delle leggi e celebrando una liturgia in cui si rinnovi l'alleanza con il Signore.
Prepara una stele, simbolo di questa nuova tappa nella fede è ribadire la disponibilità a servire solo quel Signore che li ha liberati.
Prepara una stele, simbolo di questa nuova tappa nella fede è ribadire la disponibilità a servire solo quel Signore che li ha liberati.
Il popolo rinuncia a tutti gli idoli e a noi viene in mente il rito illuminante del battesimo in cui si rinuncia al male e a tutte le sue seduzioni per ricordare chi è il Signore in cui si crede.
Non sono promesse da fare una volta e basta. La nostra incoerenza e la tentazione a cercare scappatoie che sembrano evitarci rinunce e sofferenze, sono evidenze che non si possono dimenticare. Così è necessario dover fare una verifica, giornaliera, costante, del nostro appartenere all'unico Signore.
"Infine, Giosuè disse a tutto il popolo: «Ecco: questa pietra sarà una testimonianza per noi, perché essa ha udito tutte le parole che il Signore ci ha detto»".
Una testimonianza silenziosa e duratura si lega su quest'altare che ha ascoltato i moti dell'anima, che ha accolto le preghiere corali, che ha visto una celebrazione fraterna di tutti coloro che si preparano ad entrare in una nuova dimensione esistenziale.
La pietra issata per questa celebrazione farà da sprone davanti ad ogni tentazione di appoggiarsi ai poteri effimeri, sarà un monito per non lasciarsi ammaliare da illusorie chimere che il mondo mette continuamente davanti ad ogni sincero credente.
Credere non rende immuni da rischi e tentazioni.
Alla fine non è la nostra fedeltà vacillante a salvarci, né le promesse da pinocchio ci fanno procedere nel cammino.
La storia salvifica che ci ha preceduto esige di essere rinnovata e coltivata da ognuno di noi per non ritornare ad essere schiavi della paura.
Per questo è necessario tenere viva la memoria comunitaria e personale dell'esperienza vissuta, fare diventare nostro questo cammino di uscita dall'ottica di schiavi per aspettare, desiderare ed entrare da figli liberati nella promessa del Padre.
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Prima lettura di Gs 24,14-29
Commento del 25/08/2024
Salmo 16 (15),11
Commento del 12/06/2024
Vangelo di Mt 19,13-15
Commento del 17/08/2024
"Noi serviremo il Signore,
RispondiEliminaperché egli è il nostro Dio".
Il nostro Dio, Dio della vita,
Dio dell'eternità,
Dio della pienezza.
Noi, presenza fragile,
limitata, bisognosa,
desiderante.
Il nostro servizio,
l'accoglienza del suo dono.
🙏🙏🙏
Elimina"Infine, Giosuè disse a tutto il popolo: «Ecco: questa pietra sarà una testimonianza per noi, perché essa ha udito tutte le parole che il Signore ci ha detto»".
RispondiEliminaSi
Abbiamo bisogno sempre,di un monito,di un pungolo,di memoria....per non cadere,per rialzarci,per continuare da peccatori si,ma perdonati.
Grazie mio papà vero!