Prima lettura del 6 agosto 2025 - Trasfigurazione

Simile a un figlio d’uomo
Dn 7, 9-10.13-14

"Io continuavo a guardare,

quand'ecco furono collocati troni

e un vegliardo si assise.

La sua veste era candida come la neve

e i capelli del suo capo erano candidi come la lana;

il suo trono era come vampe di fuoco

con le ruote come fuoco ardente.

Un fiume di fuoco scorreva

e usciva dinanzi a lui,

mille migliaia lo servivano

e diecimila miriadi lo assistevano.

La corte sedette e i libri furono aperti.

Guardando ancora nelle visioni notturne,

ecco venire con le nubi del cielo

uno simile a un figlio d'uomo;

giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.

Gli furono dati potere, gloria e regno;

tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:

il suo potere è un potere eterno,

che non finirà mai,

e il suo regno non sarà mai distrutto". 

Nel nostro parlare quotidiano non siamo soliti usare un linguaggio apocalittico, più presente nei film di fantascienza. Ma non è la fantasia l'ambito in cui si muove la Scrittura.

Sia nel libro di Daniele, di Ezechiele, in brani del Vangelo e nell'ultimo libro rivelato, l'Apocalisse di Giovanni, le visioni narrate sono il modo più diretto per parlare del mistero del Signore.

Apocalisse non è distruzione, catastrofi e giudizi inclementi. Quelli li facciamo solo noi e di portata enorme e drammatica!

Nella volontà del Signore Apocalisse è Buona Notizia, Pasqua di risurrezione che mostra i suoi effetti su tutta l'umanità oppressa dalla morte e in attesa di salvezza.

Anche nell'Antico Testamento il linguaggio apocalittico è usato in tempi difficili ma con lo spiraglio della speranza che apre alle nuove cose che il Signore crea.


"La corte sedette e i libri furono aperti".

Nella tradizione mistica e profetica d'Israele si mettevano per iscritto gli annunci fondamentali e sacri, che tramandavano fedelmente quello che il Signore aveva detto ai suoi figli.

In questo caso si parla di libri sociali custoditi addirittura in cielo. 

I libri sono aperti, segno che il mistero è finalmente rivelato; la corte celeste siede e si dispiega il giudizio, cioè si fa conoscere a tutti il significato e il senso della storia. 


"Guardando ancora nelle visioni notturne".

Il profeta Daniele racconta le visioni che guarda nella notte. È testimone di una rivelazione che il popolo brama conoscere in un tempo di grande afflizione.

Il periodo è il regno di Nabucodonosor, il grande Esilio che sembra aver fatto perdere ogni riferimento spaziale e interiore di vicinanza col Signore.

Incerto è l'esito del destino di un popolo annientato, di Gerusalemme distrutta e di un ritorno in patria di cui non si ha speranza.

Nella notte Daniele guarda la salvezza e la  mostra ai suoi discepoli.


"Ecco venire con le nubi del cielo

uno simile a un figlio d’uomo".

Compare finalmente il protagonista assoluto di tutto il libro di Daniele: il figlio dell'uomo, cioè l'uomo divino-umano per eccellenza, figura del Messia veniente nel mondo.

È uno dei primi indizi di incarnazione, l'apice dell'amore di Dio che si unisce con l'umanità sua sposa.

Le nubi del cielo richiamano la nube che accompagnava gli ebrei nell'Esodo dall'Egitto. Non indicano quindi lontananza e divinità distaccata, ma la santità di Dio che si mischia, si lega con l'umanità e la santifica.

"Giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui". 

Il figlio d'uomo viene presentato al Vegliardo. Rimaniamo sempre nell'immagine della corte in cui il re stesso dà incarico ad una persona di fiducia di portare a termine la sua missione. La rivelazione si serve di modi conosciuti per rivelare la novità della salvezza.

Il Messia è figlio di re, inviato, unto per una missione che solo lui può fare.

La profezia di Daniele arriverà al compimento in Gesù, che parla di sé stesso come figlio dell'uomo per ben 81 volte!
È il titolo cristologico da lui preferito, quello così importante e cruciale che verrà usato come accusa di blasfemia nel sinedrio (cfr. Mc 14,62).
In tempi difficili, quando la dignità umana è calpestata e intere popolazioni distrutte, affamate, oltraggiate e uccise, guardiamo al Figlio dell'uomo, colui che è immagine del Padre e che porta tutti i fratelli alla stessa dignità divina.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:


Prima lettura di Dn 7,9-10.13-14 

Commento del 06/08/2023


Salmo 97 (96),6-9 

Commento del 27/12/2021


Vangelo di Lc 9,28-36 

Commento del 16/01/2025


Commenti

  1. "Guardando ancora
    nelle visioni notturne".
    Tutto è in attesa dell'alba.
    La visione oggi è notturna,
    metà grazie alla vista,
    metà grazie alla fede.
    Vedo e non vedo,
    in attesa dell'alba.

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