Salmo del 27 marzo 2025

Acclamiamo la rocccia
Sal 95 (94),1-3

"1 Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.

2 Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

3 Perché grande Dio è il Signore,
grande re sopra tutti gli dèi".


Il 95 è un Salmo che invita tutti al canto, al ringraziamento, alla lode. Non è un movimento ovvio nella nostra vita: và imparato da ognuno di noi alla scuola della Parola.
Non è ovvio perché troppi sono gli intralci nel cammino, continue le tentazioni di lasciarsi andare o fermare dalla durezza del cuore.
La preghiera gira intorno al ricordo di un episodio dell'Esodo quando il popolo mormorava contro Dio e Mosè, scoraggiato dall'asprezza del deserto. In fondo ciò che provavano era poca fiducia nell'intervento provvidente del Signore.
Affidarsi solo alle proprie forze ha questo grave contraccolpo: quando non reggiamo alle difficoltà tutto crolla e sembra che non ci sia nessuno che possa tirarci fuori dalle macerie.

"Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza".

Il movimento contrario alla sfiducia e al fallimento è alzarsi e cantare riconoscenti!
La comunità dei credenti si raduna per la lode attorno alla "roccia" della salvezza.
La radice della parola "roccia" in ebraico è la stessa della parola "amen": il Signore è la pietra stabile a cui mi affido e mi aggrappo, la base solida della mia fede, sia nella tempesta che nella confusione del cuore.
Sballottati da problemi più grandi di noi, abbiamo una possibilità di uscirne: dire "amen" è mollare il nostro salvagente bucato e lasciarsi portare in salvo dal Signore con la scialuppa che lui provvede.

"Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia".

Il salmista è certo: la nostra salvezza è vicina e già possiamo rendere grazie e cantare di gioia! Per esperienza è una scelta liberante, che riarmonizza tutto noi stessi, che fa ritrovare l'ottimismo e uno sguardo pacificato sulle nostre vicende quotidiane. E' ciò che di più bello si può fare davanti alla vita e davanti al Signore.
La gioia e la lode non sono cure palliative di malati terminali, ma l'espressione di una scoperta fondamentale: cìè una grandezza e una potenza che ci precede e che agisce a nostro favore.
La gratitudine poi è la via d'uscita dal nostro piccolo mondo, risentito e arrogante, l'antitodo al veleno del giudicare tutto e tutti come sbagliati e nemici.
Guardare con occhi nuovi l'incommensurabile dono che ci viene fatto ad ogni respiro, è grazia dell'unico Signore della nostra vita.

"Perché grande Dio è il Signore,
grande re sopra tutti gli dèi".

È quello che si scopre familiarizzando con il Signore, mettendosi con attesa filiale davanti alla Scrittura che ci narra le sue opere. Nessuno è come Lui tra i possibili poteri di questo mondo. Tutto è nelle sue mani e tutto dipende dal suo amore di Padre.
Da questa scoperta nasce nel cuore del credente fiducia e docilità, esultanza e ringraziamento. La vita riscopre la sua luce e la certezza di camminare al sicuro, saldi nel Signore.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di Ger 7,23-28
Commento del 07/03/2024

Salmo 95 (94),4-5
Commento del 05/08/2021

Vangelo di Lc 11,14-23
Commento del 16/03/2023

Commenti

  1. "Venite, cantiamo al Signore,
    acclamiamo la roccia della nostra salvezza".
    È bello cantare al Signore.
    Da felicità lodarlo.
    Il suo Nome è un dolce ricordo.
    La sua Parola è consolazione.
    Il Signore è roccia,
    è acqua,
    è nutrimento,
    è gioia.
    "Venite, cantiamo al Signore,
    acclamiamo la roccia della nostra salvezza".

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