Seconda lettura del 28 giugno 2025 - Vigilia Santi Pietro e Paolo

Rivelare in me il Figlio suo 

Gal 1,11-20


"Fratelli, vi dichiaro che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.

Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri.

Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco.

In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. In ciò che vi scrivo – lo dico davanti a Dio – non mentisco". 


Paolo scrive una lettera indirizzata ai cristiani della regione della Galazia, che oggi fa parte della Turchia, e nei primi versetti annuncia i temi che poi affronterà lungo lo svolgersi del suo accorato messaggio. 

La novità del Vangelo e la libertà che esso porta sono il filo rosso che collega l'annuncio dell'apostolo; le sue parole hanno lo scopo di confortare e correggere questi credenti, non per presunzione, ma affinché tutti arrivino alla gioia. 

Nelle comunità di quella regione operavano predicatori che mettevano al centro le antiche tradizioni giudaiche. Paolo con zelo e veemenza si scaglia contro queste dottrine che vanificano il Vangelo e facevano tornare nella schiavitù della legge antica. 

Anche la sua singolare vicenda personale è ricordata come esempio di questo passaggio necessario verso l'inedita Buona Notizia, gratuita e immeritata. 


"Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri".

Paolo sa bene cosa critica, sa dove porta il fanatismo che ancora la redenzione alla sola legge, che fa del merito il vanto di quell'Israele che pretende esclusivamente per sé la salvezza.

Richiama così il tempo della sua adesione farisaica: nessuno era più zelante nella sua religione, e su tutti si era fatto conoscere per la ferocia con cui perseguitava la presunta "eresia" del cristianesimo nascente. 

Erano gli anni della giovinezza in cui si vantava di quello che oggi chiameremmo fondamentalismo religioso, una piaga che attanaglia qualsiasi religione e dannosa in qualsiasi epoca!

Pensava di vederci chiaramente e invece era affetto da una cecità profonda che gli impediva di riconoscere il bene fuori dai confini della sua religione. 


"Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti".

Il fervente Saulo, nella sua corsa per assicurare alla giustizia giudaica quanti più eretici possibili, viene buttato a terra e accecato dalla Luce che, rivelandosi, svela la sua cecità (cfr. At 3,7).

In un lungo travaglio torna lentamente a vedere ma i suoi occhi sono altri.

Scopre così di essere chiamato fin dal grembo materno a vivere un'esperienza di fede sganciata dai riti, dai precetti, dall'obbedienza a un apparato religioso fisso ed essenzialmente ridotto a "modello umano". 

Riceve la rivelazione direttamente dal Figlio e da quel momento tutto il suo mondo interiore ne è trasfigurato. 


"Subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco".

Cambia la direzione del suo zelo, che sembrava volto verso Dio, ma era un idolo terribile quello che serviva se lo portava ad uccidere e condannare.

A lui il Signore si è rivelato in modo personale e unico, facendone un apostolo non inferiore ai dodici. 

Il suo essere a cavallo di due mondi, proveniente dal giudaismo ma proiettato verso i pagani, ne fa un missionario unico, convinto e instancabile. 

L'incontro con il Cristo vivente è stato una vera illuminazione e lo ha reso specchio riflettente nel mondo della croce e della Pasqua, amore immenso che abbraccia l'intera esistenza di tutta l'umanità.


Link di approfondimento alla liturgia del giorno:


Prima lettura di At 3,1-10 

Commento del 07/04/2021


Salmo 19 (18),4-5 

Commento del 28/10/2022


Seconda lettura di Gal 1,11-20 

Commento del 28/06/2024


Vangelo di Gv 21,1-19 

Commento del 04/05/2025


Commenti

  1. "Mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia".
    Paolo apostolo scrive così
    della sua storia.
    Scelto da sempre.
    Chiamato per grazia.
    È così della mia vita.
    Di ogni vita.
    Il Signore è alla mia origine.
    La sua grazia mi accompagna.
    Mi scelse.
    Mi chiamò.
    Lo Benedico.

    RispondiElimina
  2. Subito,senza chiedere consigli a nessuno
    A nessun altro ,direi io
    Solo a TE chiedo ed ottengo consigli sul mio iter quotidiano, di risposta, soprattutto alle miei inquietudini e poi quelle,tantissime di fratelli che s'imbattono in me.
    Grazie papà consigliere ammirabile.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019