Prima lettura del 27 giugno 2025
"Così dice il Signore Dio:
«Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.
Le farò uscire dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele, nelle valli e in tutti i luoghi abitati della regione.
Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo sarà sui monti alti d’Israele; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza sui monti d’Israele. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio.
Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia»".
Il pastore e le sue pecore è l'immagine efficace che tutta la Scrittura ripete per mostrare concretamente il rapporto tra il Signore e il suo popolo.
Dagli antichi profeti, passando per i Salmi e fino all'Apocalisse, questa è l'icona che più ci parla del modo di fare di Dio nei nostri confronti.
Pazienza, cura disponibiltà, compassione sono le caratteristiche del vero Pastore; docilità e obbedienza sono il trasposto di un gregge di credenti in cerca dell'Amato.
Un pastore vero non lascerebbe mai a sé stesse le pecore più fragili e lente. Ogni gesto dice attenzione, cura, interesse amorevole, sacrificio affinché nessuna vada perduta, nessuna debba sentirsi trascurata.
Questa descrizione resterà per sempre uno specchio e un pungolo per coloro che continuano ad essere pastori del popolo di Dio in ogni tempo.
"Le farò uscire dai popoli e le radunerò da tutte le regioni".
Una premessa è necessaria: noi non siamo in una condizione idilliaca e serena per cui possiamo "campare" anche da soli. La nostra condizione parte da una precarietà oggettiva, da un profondo bisogno di sicurezza e di affettuosa presenza che condizionano ogni nostra azione e ogni aspirazione del cuore.
L'umanità intera può essere vista come un gregge disperso, che vaga in luoghi sconosciuti ed ostili, che ha necessità di una guida, di una memoria e di una meta.
Il Signore si fa Pastore, cerca specialmente le pecore perdute (cfr. Mt 15,24), "raduna con il suo braccio gli agnellini, li porta sul petto e ha cura delle pecore che partoriscono" (Is 40,11), rinfranca e conduce in luoghi tranquilli (cfr. Sal 23,2-3).
C'è una patria nel cuore di ogni figlio e figlia e il Signore riconduce a questo luogo che non è solo proprietà e identità, ma dice l'appartenere alla terra, essere profondamente legati alla storia familiare e sociale.
"Le farò uscire dai popoli e le radunerò da tutte le regioni".
RispondiEliminaÈ detto del Pastore.
Il Signore è il mio Pastore.
Fa uscire e raduna.
Libera e accoglie.
Fa di tanti dispersi.
la sua comunità riunita.
Il Signore è il mio Pastore.
Io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna.
RispondiEliminaCura certosina.
Esempio per me.
Donarsi,avere compassione,amare veramente...fino a perderci,sempre!
Amen