Prima lettura del 24 giugno 2025
"Ascoltatemi, o isole,
udite attentamente, nazioni lontane;
il Signore dal seno materno mi ha chiamato,
fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome.
Ha reso la mia bocca come spada affilata,
mi ha nascosto all’ombra della sua mano,
mi ha reso freccia appuntita,
mi ha riposto nella sua faretra.
Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele,
sul quale manifesterò la mia gloria».
Io ho risposto: «Invano ho faticato,
per nulla e invano ho consumato le mie forze.
Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore,
la mia ricompensa presso il mio Dio».
Ora ha parlato il Signore,
che mi ha plasmato suo servo dal seno materno
per ricondurre a lui Giacobbe
e a lui riunire Israele
- poiché ero stato onorato dal Signore
e Dio era stato la mia forza -
e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo
per restaurare le tribù di Giacobbe
e ricondurre i superstiti d’Israele.
Io ti renderò luce delle nazioni,
perché porti la mia salvezza
fino all’estremità della terra»".
Siamo amati e scelti da sempre: Isaia con la sua parola ci testimonia questa meravigliosa verità. La nostra vita ha radice in Dio e in lui l'approdo è sicuro.
Ci è veramente necessario il messaggio degli antichi profeti per conoscere il Signore e noi stessi. Alla luce di questo annuncio la fatica, il fallimento e tutto ciò che sono le nostre vicissitudini sono messe al riparo da scoraggiamento e perdita di speranza.
La fede nella vicinanza operosa di Dio fa passare il profeta e il suo popolo dalle tenebre alla luce. La vocazione di Isaia e il suo messaggio di speranza sono totalmente nelle mani di Dio; le tempeste della vita, gli intralci che feriscono, non ne fermano il cammino.
"Io ho risposto: «Invano ho faticato,
per nulla e invano ho consumato le mie forze»".
Scoprire il proprio limite, guardare in faccia la propria debolezza apre alla possibilità di conoscersi, di entrare in una nuova ottica che è quella di Dio.
È un'illusione pensare che a forza di impegno, sforzandosi, si può vincere nel braccio di ferro con la vita. Un Salmo sapienziale ci ricorda:
invano si affaticano i costruttori" (Sal 127,1).
La delusione per le proprie fatiche vanificate, si apre nella fede ad una grazia nuova, quella di cui parla il Vangelo:
"Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore,
la mia ricompensa presso il mio Dio".
Si riconoscono le persone che non fanno delle proprie forze il loro vanto. Si cambia prospettiva, si cambia lo sguardo quando il Signore diventa il garante del proprio diritto, quello vero.
È il Signore stesso la vera ricompensa di ogni nostra fatica, dell'impegno per il bene, nelle piccole e grandi scelte che si muovono su un terreno diverso da quello del mondo.
La vita di un profeta si scontra con la chiusura del cuore, di chi dovrebbe ascoltare e invece rifiuta la Parola. Ed è allora che il credente si affida all'opera di Dio, sfuggendo alla trappola di pensare che tutto dipenda dal proprio impegno e dalla bravura personale.
Grande è la nostra ricompensa nel momento stesso in cui ci affidiamo al medico giusto per noi, a chi ha messo le Parole nelle nostre orecchie e guida la nostra voce per ricondurre i superstiti, di tante battaglie, alla vita.
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Prima lettura di Is 49,1-6
Commento del 15/04/2025
Salmo 139 (138),13-14
Commento del 24/06/2024
Seconda lettura di At 13,22-26
Commento del 24/06/2020
Vangelo di Lc 1,57-66
Commento del 23/12/2023
il Signore dal seno materno mi ha chiamato
RispondiEliminaAncora oggi mi esorta!
Mi ricorda....da sempre mi ha cercato,voluto
Grazie,papà mi commuovi!
"Il mio diritto è presso il Signore,
RispondiEliminala mia ricompensa presso il mio Dio".
Non è un concetto il mio Dio.
Neanche un valore.
È la Vita.
È la Gioia.
È Eternità.
Solo Lui è vera risposta
alla mia fame.
Solo Dio è ragione di Vita 🙏
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