Prima lettura del 23 giugno 2025 - Vigilia festa San Giovanni Battista
"Nei giorni del re Giosìa mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto,
prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni».
Risposi: «Ahimè, Signore Dio!
Ecco, io non so parlare, perché sono giovane».
Ma il Signore mi disse: «Non dire: “Sono giovane”.
Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò
e dirai tutto quello che io ti ordinerò.
Non aver paura di fronte a loro,
perché io sono con te per proteggerti».
Oracolo del Signore.
Il Signore stese la mano
e mi toccò la bocca,
e il Signore mi disse:
«Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca.
Vedi, oggi ti do autorità
sopra le nazioni e sopra i regni
per sradicare e demolire,
per distruggere e abbattere,
per edificare e piantare»".
La vocazione del profeta, così come la racconta il libro di Geremia, ci fa cogliere la presenza del Signore e del suo Spirito anche prima del concepimento!
Per noi è quasi difficile immaginare che ci sia qualcosa prima del nostro esistere, ma le vocazioni di ognuno di noi hanno radici profonde in Dio, ben oltre il periodo stretto di quello che consideriamo vita.
Scoprire un disegno che ci precede, scritto dal Signore nel suo cuore da sempre, ci condiziona, nel senso più bello e nobile del termine. Tutto assume un altra luce, e si ridimensiona la nostra paura di non essere accettati, di non fare le cose "giuste", di venire giudicati e condannati.
Le debolezze e fragilità del chiamato alla profezia non trovano spazio nella volontà di Colui che chiama ed invia. Il profeta è voce del Dio vivente, è nelle sue mani ed è il Signore stesso a condurlo e a far fiorire nel suo orecchio e nel suo cuore la Parola.
"Oracolo del Signore.
Il Signore stese la mano
e mi toccò la bocca".
E' un gesto che esorcizza il male, liberante, salvifico!
Gesù nel Vangelo compie lo stesso gesto e grida "Effatà, cioè apriti" (Mc 7,33-36).
È il Signore che rende possibile al profeta di compiere la sua missione, che guarisce la sua bocca, che la purifica da parole idolatriche.
La paura di non essere all'altezza, che blocca ogni evangelizzatore, è distrutta dal tocco di Dio. Non si può deludere il Signore per l'incapacità di essere convincenti: è lui a penetrare il cuore, lui rende possibile alla Parola sua di diventare parole nostre.
"E il Signore mi disse:
«Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca»".
E' così difficile avere un nostro portavoce! Diffidiamo sempre di ciò che gli altri potrebbero far passare come un nostro pensiero ma che noi non abbiamo mai pronunciato!
Eppure Dio si fida! Le Parole divine che realizzano ciò che esprimono, sono messe nelle nostre bocche, spesso bugiarde, doppie, interessate.
La bocca, purificata e liberata dal Signore, diventa culla del Verbo di Dio, ospitante della più grande forza creatrice che esista nel mondo!
Geremia ci riporta un preludio dell'incarnazione, un esordio che gli stravolge la vita e che fa di lui l'araldo di Dio, scomodo a tutti, ma veritiero!
Il Signore non abbandonerà mai il suo profeta, se ne prende cura, lo sostiene, lo accompagna. Così, possiamo esserene certi, guiderà lui il nostro evangelizzare e metterà in noi le Parole di vita che ogni uomo e donna sulla terra desidera ascoltare.
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Prima lettura di Ger 1,1.4-10
Commento del 24/07/2024
Dal Salmo 71 (70)
Commento del 07/04/2020
Seconda lettura di 1Pt 1,8-12
Commento del 24/06/2023
Vangelo di Lc 1,5-25
Commento del 19/12/2022
«Ecco, io metto le mie parole
RispondiEliminasulla tua bocca».
Parole divine sulla bocca umana.
È l'avventura dei profeti.
È la storia umana della Parola di Dio.
Così ogni volta il Verbo si fa carne.
Così la Parola di Dio arriva
al mio orecchio e al mio cuore.
Alleluia!