Prima lettura del 26 agosto 2025
"Voi stessi, fratelli, sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata inutile. Ma, dopo avere sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come sapete, abbiamo trovato nel nostro Dio il coraggio di annunciarvi il Vangelo di Dio in mezzo a molte lotte.
E il nostro invito alla fede non nasce da menzogna, né da disoneste intenzioni e neppure da inganno; ma, come Dio ci ha trovato degni di affidarci il Vangelo così noi lo annunciamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori.
Mai infatti abbiamo usato parole di adulazione, come sapete, né abbiamo avuto intenzioni di cupidigia: Dio ne è testimone. E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri, pur potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo.
Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari".
L'annuncio del Vangelo esige semplicità di cuore e motivazione profonda. Paolo, rivolgendosi ai fratelli della comunità di Tessalonica, capoluogo della Macedonia in Grecia, vuole portare avanti queste caratteristiche nel suo annuncio, per non perdere la fede ed irrobustire la speranza.
Egli vive una profonda libertà interiore e non ha bisogno "di piacere agli uomini", né di essere ricoperto di onori nelle comunità da lui fondate. Anzi, si fa ultimo affinché le sue parole siano di sostegno alla bellezza del Vangelo di Gesù Cristo.
L'apostolo è instancabile e attento a tutto ciò che rende l'evangelizzazione più luminosa e trasparente e, con l'amorevolezza di una madre, desidera condurre tutti al Regno del Padre.
"Voi stessi, fratelli, sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata inutile".
Scrivere ai fratelli nella fede, dopo essere stato tra loro nel secondo viaggio missionario nel 50 circa d.C., è una vera gioia. La sua permanenza era stata molto breve a causa dell'ostilità dei giudei, ma l'attenzione dell'apostolo non diminuisce anche da lontano. Paolo è certo del fatto che il suo servizio non sia stato inutile, la sua non è stata fatica sprecata.
E' la certezza che l'apostolo si porta dentro in ogni tappa dei suoi viaggi. Eppure non sempre è ben accetto, la persecuzione lo prova in ogni circostanza. Quando afferma "non è stata inutile" ha in mente quelle prediche di chi si parlarla addosso, di chi porta sé stesso anzicché il Vangelo. Diventa idolatria l'inutile vagheggiare che allontana dalla verità e non ha al centro la risurrezione del Cristo (cfr. 1Cor 15,14). Si sente incoraggiato dal fatto che comunque la comunità è sorta e continui a crescere nonostante le tante avversità che costellano il cammino dei nuovi cristiani.
Scrivere ai fratelli nella fede, dopo essere stato tra loro nel secondo viaggio missionario nel 50 circa d.C., è una vera gioia. La sua permanenza era stata molto breve a causa dell'ostilità dei giudei, ma l'attenzione dell'apostolo non diminuisce anche da lontano. Paolo è certo del fatto che il suo servizio non sia stato inutile, la sua non è stata fatica sprecata.
E' la certezza che l'apostolo si porta dentro in ogni tappa dei suoi viaggi. Eppure non sempre è ben accetto, la persecuzione lo prova in ogni circostanza. Quando afferma "non è stata inutile" ha in mente quelle prediche di chi si parlarla addosso, di chi porta sé stesso anzicché il Vangelo. Diventa idolatria l'inutile vagheggiare che allontana dalla verità e non ha al centro la risurrezione del Cristo (cfr. 1Cor 15,14). Si sente incoraggiato dal fatto che comunque la comunità è sorta e continui a crescere nonostante le tante avversità che costellano il cammino dei nuovi cristiani.
"Ma, dopo avere sofferto e subìto oltraggi a Filippi".
Paolo ricorda quanto fa sofferto nella città di Filippi, dove ha subito il carcere. Non si vanta delle peripezie, ma, come parlasse a sé stesso, ne fa un memoriale per trovare nuova forza e la certezza che mai è stato e mai sarà lasciato solo dal Cristo.
Resistenza al male, e annuncio della Buona Notizia per noi, vanno sempre di pari passo.
Paolo ricorda quanto fa sofferto nella città di Filippi, dove ha subito il carcere. Non si vanta delle peripezie, ma, come parlasse a sé stesso, ne fa un memoriale per trovare nuova forza e la certezza che mai è stato e mai sarà lasciato solo dal Cristo.
Resistenza al male, e annuncio della Buona Notizia per noi, vanno sempre di pari passo.
"Come sapete, abbiamo trovato nel nostro Dio il coraggio di annunciarvi il Vangelo di Dio in mezzo a molte lotte".
Un solo evangelizzatore ha viaggiato come dieci uomini, affrontando briganti, naufragi, lapidazioni e percosse. Ma molto di più ha sofferto portando su di sé l'incomprensione, la diffidenza, l'ostilità per un annuncio che in lui è stato illuminante e lo ha fatto risuscitare a vita nuova.
E' una lotta interiore più che esteriore quella che Paolo vive, quella della "buona battaglia della fede” (1Tm 6,12), che fa cadere ogni pretesa di conversione negli altri, che fa rinunciare ad onori e riconoscimenti, che ha davanti un solo obiettivo: annunciare il Vangelo.
Non è una passeggiata lasciare che la chiamata all'annuncio ci raggiunga. La testimonianza del più grande missionario della storia ci conforta: in Dio Padre e nel suo progetto d'amore si trova il coraggio di tutti gli annunciatori del Vangelo di Gesù.
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Salmo 139 (138),1-18
Commento del 11/11/2019
Vangelo di Mt 23,23-26
Commento del 27/08/2024
Signore Lode e Gloria a te🙏🙏🙏
RispondiElimina"Abbiamo trovato nel nostro
RispondiEliminaDio il coraggio".
In Dio trovo coraggio,
forza, fiducia, speranza.
Lui sorgente di ogni bene.