Prima lettura del 17 febbraio 2020

La pazienza completi l’opera sua
Gc 1,1-11


"Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, alle dodici tribù che sono nella diaspora, salute.
Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla.
Se qualcuno di voi è privo di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti con semplicità e senza condizioni, e gli sarà data. La domandi però con fede, senza esitare, perché chi esita somiglia all’onda del mare, mossa e agitata dal vento. Un uomo così non pensi di ricevere qualcosa dal Signore: è un indeciso, instabile in tutte le sue azioni.
Il fratello di umile condizione sia fiero di essere innalzato, il ricco, invece, di essere abbassato, perché come fiore d’erba passerà. Si leva il sole col suo ardore e fa seccare l’erba e il suo fiore cade, e la bellezza del suo aspetto svanisce. Così anche il ricco nelle sue imprese appassirà".


Una lettera non famosa come quelle di Paolo, ma comunque questa omelia di Giacomo, probabilmente un parente di Gesù, è uno scritto importante destinato ai fedeli. Ha una visione molto pratica ed immediata della vita di fede vissuta nelle nascenti comunità.

"Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo".
Dio Padre e Gesù Cristo sono accomunati e sullo stesso piano nella fede di quest'uomo; questo ci dice che la divinità di Gesù era già condivisa dai cristiani in tutte le comunità già nei primi anni dopo la resurrezione.

"Alle dodici tribù che sono nella diaspora, salute".
Molto bella questa immagine di sapore biblico. il nuovo Israele, costituto dai discepoli di Gesù, sparso sull'immenso territorio dell'impero romano, vive in diaspora come l'antico popolo.
La diaspora è la dispersione di un popolo costretto ad abbandonare la sua terra, di solito per una persecuzione. Letteralmente significa "disseminazione" e trovo che il termine sia attinente proprio alla dispersione dei cristiani. I romani iniziarono a perseguitarli e questo ha accelerato la disseminazione degli evangelizzatori da "Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra" (At 1, 8), come aveva detto Gesù.

"Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza".
Senza tanti preamboli Giacomo va subito al punto, parlando a cristiani perseguitati. La lettera parla di prova nel senso biblico, cioè un tempo di purificazione e formazione che non porta un danno a chi crede, ma è invece motivo per crescita nella fede. Proprio la fede messa alla prova dalle avversità forgia l'animo riempiendolo di profonda pazienza, cioè moderazione, tolleranza, sopportazione.
Paolo dirà : "Noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (Rm 5, 3-5).

"E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla".
E sarà proprio questo il nuovo stile di vita, che porterà il credente verso la pienezza, illuminata dalla fede.
Perfezione e integrità non sono una condizione statica, ma il frutto di un cammino ascoltando la parola. E' la pazienza, vista come virtù donata dal Padre, che completa l'opera creatrice in noi rendendoci figli capaci di amare.

Con la pazienza, la stessa del Padre, che pazienta affinché nessuno perisca, si fa l'esperienza sorprendente che non siamo noi con i nostri limiti a "sforzarci", ma il Padre realizza in noi "l'opera sua".
"Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo" (Ef 1, 8-10).

"Se qualcuno di voi è privo di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti con semplicità e senza condizioni, e gli sarà data".
Altro problema è il bisogno di sapienza, la capacità di leggere i fatti e la storia dal punto di vista di Dio. È un dono da chiedere, come l'hanno chiesta Davide, Salomone e gli antichi saggi di Israele.

Dio la elargisce a tutti senza condizioni, cioè senza pretendere nulla in cambio: è proprio un dono grande e una bella notizia quella che spicca in queste righe!

"La domandi però con fede, senza esitare, perché chi esita somiglia all’onda del mare, mossa e agitata dal vento".

È importante che la fede sia salda e serena, senza tentennamenti, libera dall'ansia, fiduciosa dell'agire provvidente del Signore nelle nostre vite. Chi si fida riceverà tutti i doni in abbondanza.
Chi è indeciso, dubita e tentenna, non si affiderà e farà un cammino tortuoso e difficile prima di chiedere l'aiuto al Padre come fa un figlio.

"Il fratello di umile condizione sia fiero di essere innalzato, il ricco, invece, di essere abbassato, perché come fiore d’erba passerà".
Ora Giacomo passa a parlare delle diseguaglianze sociali che si vedono nella comunità. Sembra di sentire ancora l'eco del cantico di Maria dove i poveri sono innalzati e i ricchi abbassati.

La lettera invita ad assecondare questo movimento della provvidenza, affinché nella comunità dei discepoli di Gesù i più poveri trovino nuova dignità e i ricchi si lascino abbassare, perché la ricchezza "come fiore d’erba passerà".

"Si leva il sole col suo ardore e fa seccare l’erba e il suo fiore cade, e la bellezza del suo aspetto svanisce. Così anche il ricco nelle sue imprese appassirà".
La ricchezza non ha consistenza e non ha futuro perché tutte le cose di questo mondo passano.
Ciò che resta, ciò su cui si può fondare la vita non sono i nostri beni, l'entusiasmo o la bellezza che affascina.
"Ogni uomo è come l'erba
e tutta la sua gloria è come un fiore del campo.
Secca l'erba, appassisce il fiore,
ma la parola del nostro Dio dura sempre.
Veramente il popolo è come l'erba" (Is 40, 8).

Le parole di Giacomo, che riprendono Isaia, profeticamente colme della sapienza del Vangelo, indicano la pista preziosa per ogni uomo, guidato verso una fede autentica che non si stanca di chiedere perché davanti ha un Padre che dona in abbondanza.

Commenti

  1. L'inizio della lettera di Giacomo gravita intorno a una polarità: la pazienza e l'instabilità. Come specifica il testo greco, paziente (dahypomonē) è colui che ‘resta sotto', pronto a resistere con fermezza alle avversità della vita. Per l'AT il paziente è colui che sa attendere e sperare contro ogni speranza. Per lui, il tempo della prova è kairos, tempo di salvezza.
    L'uomo instabile invece, definito da Giacomo dipsychos, che significa "dal cuore doppio", è colui che non accetta pacatamente di ‘restare sotto' e si vuole mettere al posto di Dio. Costui oscilla tra il dubbio e la fiducia, come le onde del mare agitate dal vento. Fino ad infrangersi contro lo scoglio dell'onnipotenza trascinando con sé solo schiuma e rumoreggiando paurosamente in uno scontento senza fondo.
    L'apostolo ci avverte: o viviamo pacificati nella pazienza del kairos o siamo sballottati dall'inquietudine, primogenita dell'incredulità.
    (Casa di preghiera s. Biagio)

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  2. Subito dopo Giacomo accenna ad un altro tema che gli sta molto a cuore e che riprenderà in seguito:
    il rapporto con la ricchezza. Chiarisce subito da quale parte sta e come la fede abbia una precisa
    ricaduta sulla vita di ogni giorno e sulla mentalità dominante nella società. Dio si è schierato
    decisamente dalla parte dei più poveri, dalla parte di chi soffre, e Gesù è venuto a confermare con la
    sua vita e con il suo Vangelo il rovesciamento della mentalità corrente. In queste parole si sente
    l’eco delle Beatitudini (in particolare quelle di Lc 6,20-26 che riportano anche il guai a voi ricchi).
    Certamente le comunità cristiane alle quali si rivolge Giacomo erano composte soprattutto da
    persone povere, con la presenza anche di alcuni ricchi o benestanti. Il richiamo a non abbandonare
    l’ideale evangelico e la coerenza della fede è subito duro e molto concreto, senza sconti: chi è
    povero deve sentirsi amato e consolato da Dio; chi è ricco deve riconoscere la precarietà e
    rischiosità della sua condizione e mettere la sua sicurezza in Dio e non nei beni terreni.
    Questo messaggio, così chiaro e preciso nel Vangelo, è esattamente l’opposto di ciò che crede e
    predica la nostra società, e, purtroppo, anche di ciò che a volte vive o giustifica la nostra Chiesa!
    (Sergio Carrarini)

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  3. Oltre la sofferenza c'è la certezza della fede che ci dona sempre la speranza. Il Consolatore è accanto a noi e ci guida sulla strada della sapienza divina.(Pasquale )

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  4. La Sapienza che il Signore ci dona con gratuita e in modo pieno passa per la nostra capacità di accogliere le prove della vita imparando da quello che patiamo nel nostro intimo come pure dalle relazioni con gli altri, che sono sempre esigenti e talora assai difficili. È nella preghiera che nel rapporto con il Signore, impariamo a riguadagnare quella stabilita del cuore che talora le prove della vita inclinano fino a farci assomigliare "all onda del mare"

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  5. Letizia è essere vogliosi di vivere la quotidianità in piena docilità a quello che si presenta

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  6. "Se qualcuno di voi è privo di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti con semplicità e senza condizioni, e gli sarà data".


    14 Essa è un tesoro inesauribile per gli uomini;
    quanti se lo procurano si attirano l'amicizia di Dio,
    sono a lui raccomandati per i doni del suo insegnamento
    15 Mi conceda Dio di parlare secondo conoscenza
    e di pensare in modo degno dei doni ricevuti,
    perché egli è guida della sapienza
    e i saggi ricevono da lui orientamento.
    Sapienza 7

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