Vangelo del 10 febbraio 2020

Quanti lo toccavano venivano salvati
Mc 6,53-56

"In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati".


Dopo la divisione miracolosa dei pani (cfr. Mc 6, 30-44) e la traversata notturna del mare (cfr. Mc 6, 45-52), Marco ci concede un piccolo riassunto dello stile di vita di Gesù. È una veduta di insieme, come un filmato di pochi secondi in cui mostra l'essenziale del maestro itinerante.

"Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono".
Due azioni importanti:
Attraversano: la vita di Gesù con i discepoli è tutto un attraversare situazioni difficili, al limite della sopravvivenza; il mare, simbolo dell'abisso indomito, non li ferma.
Approdano: il loro è un viaggio, certo nella meta e nell'esito.
Toccano terra, passano ad altra riva, portano ovunque la buona notizia. Passano dai puri agli impuri, dai sani ai malati, dai salvati agli insalvabili. E avviene il miracolo impensabile per i giudei: non sono gli impuri ad "infettare" coloro che appartenevano al popolo dei salvati. E' il Puro, colui che viene dal Padre a infondere vita e a toccare ogni uomo malato e bisognoso.

"Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse".
La terra a cui approdano è quella degli uomini reali, poveri, bisognosi, legati al loro limite e feriti dai tanti insulti della vita. Per questi e per risollevare coloro che giacciono inermi Gesù è venuto in mezzo a noi.
Le genti vanno dove odono: è il popolo dell'ascolto che si ritrova attorno al Signore. La gente lo cerca, lo aspetta. Bisogni antichi, desideri profondi, problemi irrisolti da sempre, si vogliono portare davanti a Gesù, fiduciosi in una sua parola o in un suo gesto.
E come un onda, l'eco del loro arrivo è ascoltato da ogni orecchio che è sintonizzato nella ricerca di un salvatore.

"Lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati".

Due tipi di ricerche caratterizzano il popolo di fronte a Gesù: i giudei si sentono minacciati e lo cercano per giudicarlo e farlo morire; chi sente la morte incombere e sa di essere senza possibilità di vincerla, lo cerca per avere vita.
Grande fiducia traspare dai gesti di questi uomini in ricerca!
Non ci meravigli questa richiesta di toccare almeno un lembo del suo mantello.

Anche l'emorroissa aveva ripetuto dentro di sé questo desiderio e si era "azzardata" ad avvicinarsi di nascosto per prendersi lo spirito di questo profeta (cfr. Mc 5,21-43).

Qui invece lo supplicano di potersi avvicinare appena, di toccare ciò che da lui è toccato.
Sembra sottinteso un atteggiamento di timore religioso che si prova davanti al sacro, quando ci si ritiene indegni di avvicinarsi.
Intuiscono che egli trasmette un flusso di vita contagioso e pregano di essere raggiunti da questa grazia.
La richiesta è esaudita: chi tocca il mantello è sanato!

Essi non lo sanno ma sono di fronte a colui che toccato, si fa toccare da un'umanità di cui ha abbracciato proprio tutto. Essi sono addirittura invitati a prenderne tutti, a cibarsi della salvezza, a dissetarsi alle sorgenti di acqua viva (cfr. Gv 4,14).
Guardare a Gesù è volgere lo sguardo a colui che dà continuamente la vita in abbondanza, che non la tiene come un tesoro prezioso per sé, che "spogliò se stesso" (Fil 2,7)
affinché coloro che erano destinati alla morte fossero rivestiti della dignità di figli per sempre!

Il mantello, la dignità di cui lo aveva rivestito il Padre, è il dono prezioso che il Figlio ha fatto a tutta l'umanità.
Attraversare e approdare sono due azioni che tutta la Chiesa, rivestita del Cristo, è chiamata compiere: il cammino del Messia, che non si è fermato davanti alle tenebre e alla morte, che si è calato in tutte le povertà e sofferenze, sia il procedere senza timore dei discepoli di tutti i tempi.

Commenti

  1. Una cosa è certa: Dio non ama la malattia, ma ama le persone ammalate, e una risposta semplice e certa su questo tema non possiamo pretendere di averla. Leggendo il Vangelo, però, emerge chiaramente che la guarigione dalla malattia è prima evento interiore che esteriore, confermando così l'intuizione di altre culture per cui la malattia non è che il segno di un profondo malessere interiore. Gesù guarisce, ma sa che la salute non è tutto, più della salute c'è la salvezza. Vero: ho incontrato giovani pieni di salute buttare via la loro vita in una dose di eroina e malati gravi affrontare la vita con una serenità e una profondità impressionanti.
    (Paolo Curtaz)

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  2. Il termine “malati” è, alla lettera, gli “aventi male”, e dunque un termine più generico e più ampio: un aver male che può essere diverso da quella che noi definiamo come malattia. L’aver male è dunque la condizione che Gesù è venuto ad incontrare e a sanare. La sua relazione tra Lui e i nostri mali.
    Il ver.56 ci dice che non solo portavano gli aventi male dove lui era, ma che anche Lui andava per villaggi, città e campagne, e dappertutto deponevano i malati sulle piazze. Qui il termine “malati” è alla lettera “i deboli”, gli infermi, e quindi tutti coloro che soffrono una condizione di debolezza che impedisce loro di vivere come dovrebbero e vorrebbero. 
    (Giovanni Nicolini)

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  3. Secondo la tradizione rabbinica registrata nel Talmud la creazione è stata una liturgia: in Principio, Dio si avvolse nel suo mantello come d'abitudine per un pio israelita in preghiera: "Il Santo, sia Egli benedetto, si avvolse nella propria veste come il preposto al servizio liturgico e mostrò poi a Mosè il precetto della preghiera.... si avvolse nella luce come in un manto e irradiò lo splendore del proprio fasto..." (dal Talmud). Il mantello di Gesù, che rievoca la Shekinà, la presenza creatrice del Signore, è il suo stesso amore misericordioso, capace di perdonare e ricreare laddove il nemico ha seminato distruzione e morte. Ed eccoci oggi con le nostre malattie, e Lui è vicino a noi, nelle piazze che raccolgono le nostre giornate. Un desiderio che si fa preghiera, toccare le frange del suo mantello di misericordia.
    (kairos.it)

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  4. L’invito del Signore è quello di farci come il suo mantello che sfiora gli scoraggiati, porgendo parole di conforto e di speranza, divenendo strumenti della sua misericordia. Gesù continua a passare, ogni giorno: ci copre con la sua ombra e ci sfiora col suo mantello, ci guarisce nel profondo, ci rende uomini e donne nuovi.

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  5. Un manto risolutore!!!!
    Non solo fa calore come gli altri....

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  6. Il Signore viene ad abitare in mezzo a noi;
    ci sceglie come Sua residenza:
    Benedetto sei Tu Signore che ci dai vita

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  7. "ho incontrato giovani pieni di salute buttare via la loro vita in una dose di eroina e malati gravi affrontare la vita con una serenità e una profondità impressionanti."
    (Paolo Curtaz)

    Perdonami Padre per tutto ciò che non so apprezzare e riconoscere come vita, come dono, come "miracolo"

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