Salmo dell'1 febbraio 2020

Rendimi la gioia della tua salvezza
Salmo 51 (50)

"1 Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.
2 Quando il profeta Natan andò da lui,
che era andato con Betsabea.


3 Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
4 Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
5 Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
6 Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto:
così sei giusto nella tua sentenza,
sei retto nel tuo giudizio.
7 Ecco, nella colpa io sono nato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
8 Ma tu gradisci la sincerità nel mio intimo,
nel segreto del cuore mi insegni la sapienza.
9 Aspergimi con rami d'issòpo e sarò puro;
lavami e sarò più bianco della neve.
10 Fammi sentire gioia e letizia:
esulteranno le ossa che hai spezzato.
11 Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.
12 Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
13 Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
14 Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
15 Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
16 Liberami dal sangue, o Dio, Dio mia salvezza:
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
17 Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
18 Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocausti, tu non li accetti.
19 Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.
20 Nella tua bontà fa' grazia a Sion,
ricostruisci le mura di Gerusalemme.
21 Allora gradirai i sacrifici legittimi,
l'olocausto e l'intera oblazione;
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare".


È certamente uno dei salmi più famosi. Lo si prega normalmente in un contesto penitenziale ma il testo parla di sentimenti profondi e tutti possono ritrovarsi in questa preghiera intima e vera.


"Quando il profeta Natan andò da lui,
che era andato con Betsabea".
Il titolo richiama il contesto in cui nasce il salmo, cioè il doppio peccato di adulterio e omicidio che Davide compie, preso dalla passione per una donna, Betsabea, moglie di Uria l'Ittita (cfr. 2Sam 11,1-17).
Il profeta Natan, sempre più timoroso nel redarguire un re che prende ciò che vuole, che organizza la sua vita e quella degli altri senza troppo riflettere sulle conseguenze, è inviato a lui per aprirgli gli occhi sull'epilogo drammatico di questa storia e sulla misericordia del Dio fedele.


"Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità".

Davide ha capito il male che le sue azioni hanno arrecato, apre gli occhi ed esordisce, rivolgendosi al Signore, così: nel tuo amore, pietà!
Il peccato non gli ha tolto la fiducia e la speranza nell'amore fedele di Dio, nella sua immensa misericordia!
Cancella, cioè guarisci, togli dal cuore le ferite, le conseguenze laceranti del peccato: questa la vera richiesta di chi si scopre limitato e di chi vede onestamente quanto male può fare!


"Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi".

L'ascolto della parola profetica ha messo davanti a Davide il suo peccato, lo guarda, non scappa, né lo nega.
Questa grazia viene dall'ascolto!
Solo chi non ascolta la parola di Dio si definisce con molta superficialità un giusto, un uomo che può giudicare gli altri, uno senza peccati.
Dalle menzogne che ci diciamo per giustificarci nascono più danni di quelli che scaturiscono da azioni dettate dalla paura e dal non amare.
E' necessaria l'opera del Signore che mette luce e dà il coraggio di guardare onestamente quello che siamo. E' un vero lavacro che toglie le scorie dietro cui ci nascondiamo per mettere a nudo la piaga da guarire.


"Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto:
così sei giusto nella tua sentenza,
sei retto nel tuo giudizio".

Un peccatore che ha fede non si auto-giustifica, né minimizza la serietà del suo peccato. Davide non si nasconde dietro la sua autorità e il suo potere; riconosce un giudizio superiore che lo precede e davanti al quale è un uomo come tutti gli altri.
Interessante notare che il peccato di adulterio, che poi come una valanga è diventato l'omicidio del suo generale Uria, Davide lo riconosca come un peccato fatto contro il Signore. Ogni peccato è una lacerazione che ci allontana dalla verità della nostra vita, in rapporto con l'altro, cioè i fratelli e il Signore.


"Ecco, nella colpa io sono nato,
nel peccato mi ha concepito mia madre".

Triste ma realistica costatazione: l'uomo nasce sotto il segno del peccato, la fragilità lo segna fin dal sorgere della sua vita. Non è uno strano imprevisto il peccato; non riuscire a fare il bene è la nostra caratteristica costitutiva. Abbiamo bisogno, tutti e sempre, di un Salvatore!

"Ma tu gradisci la sincerità nel mio intimo,
nel segreto del cuore mi insegni la sapienza".

Il Signore sa vedere la sincerità di un cuore che, pur tormentato dal peccato, non smette di essere educato alla sua sapienza.
È una considerazione molto coraggiosa: la saggezza che riempie tutto il creato, che ci ha dato vita, continua a prendersi cura dei cuori feriti e confusi dal peccato. Davide non si sente abbandonato da Dio, ma continua ad essere il discepolo scelto e consacrato per una missione!


"Fammi sentire gioia e letizia:
esulteranno le ossa che hai spezzato".

Dal Signore vengono correzione e consolazione; da lui viene la possibilità di nuova gioia!
Nonostante le ossa che il Signore ha spezzato per fermare una corsa che chissà quanti altri danni avrebbe portato, torna il tempo dell'esultanza. Il peccato non ha mai l'ultima parola.


"Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe".

Bellissima invocazione: lo sguardo del Signore non sia solo sul peccato come quello di un giudice che dimentica la povertà di chi ha davanti; sia invece quello di un Padre che guarda il figlio amato che ha bisogno di aiuto, di sostegno e guarigione.
Questa è la relazione costitutiva che il peccato poteva lacerare, ma che la misericordia rinsalda con più sicurezza di prima.
E sia un padre a cancellare la colpa che rimane come eredità del peccato, i macigni e le scorie che impedirebbero al cuore di sentirsi libero di camminare ancora nel bene.


"Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo".

Questo è un dono che solo dal Signore può venire: la ricreazione di un cuore capace di amare, uno spirito rinnovato dal perdono, la purezza che non è l'essere senza macchia, ma l'esperienza di chi attinge all'amore.


"Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito".

Rattristati dal peccato spesso dimentichiamo di cosa è capace il Signore per noi.
Il dolore più grande sarebbe proprio la lontananza da lui e la perdita del suo spirito di vita. La richiesta è accorata e fiduciosa nel pastore che va in cerca di chi sbaglia, cade e si allontana.


"Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso".

La gioia e uno spirito largo nell'amare sono un miracolo se si pensa che la prima conseguenza del peccato sia l'essere trascinati verso la tristezza e la chiusura d'animo.
Anche qui l'amore del Signore inverte la strada, converte le nostre vie che si confondono e si complicano, per riportare il nostro spirito a guardare avanti con fiducia, dando ciò che si è ricevuto sovrabbondantemente.


"Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno".

Il peccato purtroppo rende esperti nel dolore.
La sofferenza subita e la misericordia riscoperta diventano il cuore dell'evangelizzazione a quanti sono nella ribellione, a quanti pensano che Dio sia lontano o un giudice soffocante.
Solo chi ha patito su questa via diventa convincente quando annuncia la misericordia sperimentata.

Il peccato perdonato, "misericordiato" come ama dire papa Francesco, ridona la gioia e la libertà della lode: "A me piace usare la forma verbale: Bisogna dare misericordia, misericordiar in spagnolo, per ricevere misericordia, per essere misericordiati”.

Ora il salmo si apre alla lode. Sacrifici e offerte lasciano lo spazio ad un canto di sincero ringraziamento:
"Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode".

Com'è grande la gioia di chi è passato da una grande tribolazione! La lode nell'Apocalisse si alza proprio da una moltitudine immensa di uomini provati dalla sofferenza e dalla morte (cfr. Ap 7, 14).

Noi pensiamo che le preghiere "pure" e gradite siano quelle di quando siamo in grazia di Dio...
Il Salmo rivela che una intimità vera col Signore nasce dopo un grande peccato; lì si sperimenta quanta grazia si è riversata sulla nostra vita perduta e da questa esperienza pasquale nasce la lode e il ringraziamento.

Leggendo questo salmo ho sentito tutta la consolazione che viene dalla consapevolezza che anche Davide ha provato: se il peccato non riesce a rompere il legame col Signore, se non diminuisce la sicurezza che lui perdona e riaccoglie nella pace, allora la mia vita è salva!
"Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo?" (Rm 8, 35), questa la domanda di Paolo, lui che, da persecutore, ha sperimentato come le cadute non possono allontanare dal Signore, ma che, anzi, sono il luogo dove egli ci raccoglie e ci rialza per camminare da peccatori perdonati, figli lontani che lui continuamente recupera, ribelli che hanno assaporato la gioia della salvezza.

Commenti

  1. Davide non fu un uomo secondo il cuore di Dio perché non peccò mai, ma perché seppe riconoscere il proprio peccato, confessandolo e accettandone le conseguenze. Egli capì come doveva rapportarsi con Dio, non negò le proprie colpe ma le confessò riconoscendo la giustizia del giudizio di Dio.

    Davide comprese che non poteva fare nulla per ovviare a ciò che aveva fatto ma solo confidare nel perdono di Dio.
    Le sue richieste furono precise: abbi pietà, cancella, lavami, purificami. Sono le parole di un uomo che sa di non poter patteggiare con Dio, sa di non avere nulla da offrirgli, e sa che può solo appellarsi alla bontà e alla misericordia di Dio.
    (oggi.incristo.net)

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  2. Nel primo versetto compaiono due qualità riferite al Signore: amore e misericordia. Partendo da noi (abbi pietà di me), ci indirizziamo verso di Lui, verso la bontà e la misericordia; solo dopo formuliamo la nostra richiesta in tutto il suo tenore: cancella la mia iniquità. Nel primo versetto chiediamo, dunque, l’eliminazione completa del nostro peccato. Non chiediamo soltanto che venga sopportato, scusato, coperto ma distrutto.
    (Vincenzo Bonato)

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  3. “Grazie, mio Dio, per averci dato questa divina preghiera del Miserere… Esso racchiude il compendio di ogni nostra preghiera: adorazione, amore, offerta, ringraziamento, pentimento, domanda. Esso parte dalla considerazione di noi stessi e dalla vista dei nostri peccati e sale fino alla contemplazione di Dio passando attraverso il prossimo e pregando per la conversione di tutti gli uomini” (Charles de Foucauld).

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  4. "rendimi la gioia di essere salvato" .... questo salmo non ha bisogno di essere narrato: è la storia di tutti noi, è la tua storia ed è la mia storia. Storia di miseria e di misericordia, di peccato e di perdono. Se la farò diventare anche storia di sincerità di cuore e di spirito contrito e umiliato, allora diventerà sacrificio gradito a Dio. E allora,lui il nostro Dio, il dio della nostra salvezza, creerà in noi un cuore puro, non ci proverà più del suo santo spirito, e ci renderà, mi renderà la gioia di essere salvati-a

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  5. Con quali parole umane, mie voglio dire, si può commentare una tale MISERICORDIA?
    GRAZIE

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