Prima lettura del 6 febbraio 2020
1Re 2, 1-4. 10-12
I giorni di Davide si erano avvicinati alla morte, ed egli ordinò a Salomone, suo figlio: «Io me ne vado per la strada di ogni uomo sulla terra.
Tu sii forte e móstrati uomo. Osserva la legge del Signore, tuo Dio, procedendo nelle sue vie ed eseguendo le sue leggi, i suoi comandi, le sue norme e le sue istruzioni, come sta scritto nella legge di Mosè, perché tu riesca in tutto quello che farai e dovunque ti volgerai, perché il Signore compia la promessa che mi ha fatto dicendo: “Se i tuoi figli nella loro condotta si cureranno di camminare davanti a me con fedeltà, con tutto il loro cuore e con tutta la loro anima, non ti sarà tolto un discendente dal trono d’Israele”».
Davide si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella Città di Davide. La durata del regno di Davide su Israele fu di quarant’anni: a Ebron regnò sette anni e a Gerusalemme regnò trentatré anni.
Salomone sedette sul trono di Davide, suo padre, e il suo regno si consolidò molto".
Siamo alle scene finali del racconto della vita del re Davide. La sua attenzione è tutta per il figlio Salomone, colui che dovrà costruire un tempio al Signore e che, secondo la promessa, dovrà continuare la dinastia da cui verrà il Messia.
"I giorni di Davide si erano avvicinati alla morte".
I nostri giorni sono tutti un camminare verso la morte; gli ultimi suoi giorni Davide non li subisce, ma li vive cosciente che la sua vita è colma e che il figlio prenderà il suo posto.
Il grande dono ricevuto ha fatto di Davide un unto, il messia del Signore, secondo la lettura che ne fa Ezechiele: "Susciterò per loro un pastore che le pascerà, Davide mio servo. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore; io, il Signore, sarò il loro Dio e Davide mio servo sarà principe in mezzo a loro" (Ez 34, 23-24).
La sua vita è stata segnata da grandi eccessi: baratri di peccato ma anche capacità grande di lode che si alzava ogni volta che il Signore lo riconduceva sulle sue vie.
Secondo la tradizione dei padri finisce il suo cammino trasmettendo il suo spirito al figlio con la benedizione e la sapienza di cui è portatore.
"Ed egli ordinò a Salomone, suo figlio: «Io me ne vado per la strada di ogni uomo sulla terra»".
Parla con autorità al figlio, ha l'urgenza di prepararlo per una strada difficile ma con la certezza che, come lui, non verrà lasciato solo nella guida del popolo. È il passaggio di consegne da re a re.
Queste parole piene di pace ricordano quelle di Simeone al tempio, prendendo in braccio il nuovo unto del Signore: "Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola" (Lc 2, 29).
Davide muore da re ma cosciente di essere come tutti gli altri uomini, precario in questo mondo e destinato ad un'altra dignità che non gli viene da un potere umano.
"Tu sii forte e móstrati uomo".
Per ogni padre il proprio figlio è un ragazzo da proteggere, da guidare, fino alla fine. Adesso però è arrivato l'ora di staccarsi ed è necessario che Salomone sia il condottiero, il giudice, il protettore e pastore di tutto il popolo.
È il momento di essere forti e assumere le proprie responsabilità in prima persona. La tutela paterna finisce e bisogna camminare sulle proprie gambe. Così ogni uomo fa esperienza di essere diventato adulto.
Davide raccomanda al figlio quella che è considerata la regola di ogni sapienza: "Osserva la legge del Signore, tuo Dio, procedendo nelle sue vie ed eseguendo le sue leggi, i suoi comandi, le sue norme e le sue istruzioni, come sta scritto nella legge di Mosè, perché tu riesca in tutto quello che farai e dovunque ti volgerai".
La Parola era stata la lampada sul cammino della fede di Davide e arrivava ad ogni nodo cruciale della vita, per mezzo del profeta Natan o nella preghiera a volte drammatica che segnava le sue notti.
Solo questa Parola aveva garantito la sua rotta nel mare in tempesta dei suoi giorni; questo è il testamento che lascia, l'eredità che non viene meno e che il figlio raccoglie.
Salomone conosce bene il padre, sa di quali omicidi si è macchiato, dell'adulterio con cui aveva conosciuto sua madre Betsabea, dei soprusi che da re non si era fatto mancare...
Cosa rimane della vita di uomo, nella grandezza e nella limitatezza, nella fede e nei dubbi che comunque avevano attraversato il cuore di Davide?
Rimane la fede nella legge del Signore che supera quella di un re, l'affidarsi a norme e istruzioni che contengono la sapienza necessaria per non sopprimere coloro che gli erano stati affidati e la certezza che ovunque camminasse il Signore sarebbe stata la garanzia di una vita realizzata e feconda.
Il re morente richiama ora una promessa che lui custodisce nel cuore da lungo tempo: il Signore è il garante e il custode del regno e della casata di Davide.
"Se i tuoi figli nella loro condotta si cureranno di camminare davanti a me con fedeltà, con tutto il loro cuore e con tutta la loro anima, non ti sarà tolto un discendente dal trono d’Israele”.
Davide aveva fatto sua questa promessa e mai aveva smesso di camminare davanti al Signore. A suo figlio e ai figli dei suoi figli lascia questa Parola!
"Davide si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella Città di Davide".
Il nome di questo re rimane ora per sempre il centro della sua città attorno a cui nascerà la città santa, Gerusalemme. Quarant'anni del suo regno hanno segnato per sempre la storia d'Israele.
In Palestina tutto parla di Davide! Anche Gesù sarà il "figlio di Davide", realizzando le Scritture e così verrà acclamato entrando la domenica prima della sua morte e resurrezione a Gerusalemme (cfr. Mt 21, 9).
Diventava palese che le parole del Signore si realizzavano: "non ti sarà tolto un discendente dal trono d’Israele”.
"Salomone sedette sul trono di Davide, suo padre, e il suo regno si consolidò molto".
È ora il momento di Salomone, con lui continua fedele la promessa del Signore.
Salomone, re sapiente per antonomasia, accrescerà la stabilità e l'opulenza del regno, testimoniando la presenza benedicente del Signore, il vero pastore d'Israele.
Come nella vita di ogni uomo, venne anche per Davide il momento di lasciare tutti e tutto. E' bello che la Bibbia abbia tramandato l'atteggiamento di quest'uomo nel momento così importante del congedo.
RispondiEliminaAnzitutto c'è, nelle sue ultime parole, la consapevolezza che sta vivendo non una tragedia ma un esodo "per la strada di ogni uomo".
(Casa di preghiera s. Biagio)
Davide non chiede al figlio in maniera costrittiva l'obbedienza alla legge per la legge ma perché viene da Dio e se la percorriamo in libertà d'amore per Dio, conduce la nostra vita a esiti molti positivi. Dice infatti Davide che la sua proposta è in vista della piena riuscita del figlio in funzione delle promesse fatte da Dio.
RispondiElimina(Casa di preghiera s. Biagio)
Che cosa manca nelle parole di Davide? Manca completamente quel rimpianto e quella lode di sé che pervade le nostre generazioni. Manca il: “Dopo di me, il diluvio!”. Al posto dell’arroganza di tutti coloro che, ieri e oggi, si ritengono necessari e migliori dei posteri, e che si incamminano e si incammineranno inesorabilmente per la via di tutti gli abitanti della terra, il re Davide esprime una serena consapevolezza che Salomone, il suo successore, ha tutte le chanches per essere un uomo migliore di lui, un re migliore di lui, un credente migliore di lui. Salomone lo sarà, così come lo saranno i nostri figli, anche se ciascuno di noi troppo sovente pensa (e dice) che non studiano come abbiamo fatto noi, non lavorano come abbiamo fatto noi, e che ai nostri tempi… E invece, lasceremo il nostro mondo e le nostre chiese a uomini, a donne e a credenti che avranno tutte le potenzialità per essere migliori di noi.
RispondiElimina(Riforma.it)
Il nostro cammino terreno verso Dio,quella ricerca continua della Verità, quelle conclusioni a cui siamo giunti, sono un qualcosa, alla fine dei nostri giorni, che vorremmo trasmettere a chi ci circonda.Il modo migliore è, senza dubbio, additare la Sua Parola, la Sua Luce.
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