Salmo del 4 febbraio 2020

Grande con me è la tua misericordia
Sal 86 (85)

"1 Supplica. Di Davide.

Signore, tendi l'orecchio, rispondimi,
perché io sono povero e misero.

2 Custodiscimi perché sono fedele;
tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida.

3 Pietà di me, Signore,
a te grido tutto il giorno.

4 Rallegra la vita del tuo servo,
perché a te, Signore, rivolgo l'anima mia.

5 Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi t'invoca.

6 Porgi l'orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce delle mie suppliche.

7 Nel giorno dell'angoscia alzo a te il mio grido
perché tu mi rispondi.

8 Fra gli dèi nessuno è come te, Signore,
e non c'è nulla come le tue opere.

9 Tutte le genti che hai creato verranno
e si prostreranno davanti a te, Signore,
per dare gloria al tuo nome.

10 Grande tu sei e compi meraviglie:
tu solo sei Dio.

11 Mostrami, Signore, la tua via,
perché nella tua verità io cammini;
tieni unito il mio cuore,
perché tema il tuo nome.

12 Ti loderò, Signore, mio Dio, con tutto il cuore
e darò gloria al tuo nome per sempre,

13 perché grande con me è la tua misericordia:
hai liberato la mia vita dal profondo degli inferi.

14 O Dio, gli arroganti contro di me sono insorti
e una banda di prepotenti insidia la mia vita,
non pongono te davanti ai loro occhi.

15 Ma tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso,
lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà,

16 volgiti a me e abbi pietà:
dona al tuo servo la tua forza,
salva il figlio della tua serva.

17 Dammi un segno di bontà;
vedano quelli che mi odiano e si vergognino,
perché tu, Signore, mi aiuti e mi consoli".


Ogni salmo è in sé un piccolo itinerario di fede: attraverso le parole ispirate, l'esperienza del fedele prende forma e significato.
Pregare con le parole che Dio stesso mette sulle nostre labbra concentra il cuore sui suoi sentieri che, in questo modo, diventano percorribili.

"Signore, tendi l'orecchio, rispondimi,
perché io sono povero e misero".

Il punto da cui si parte è l'orecchio del Signore a cui il salmista, grida sicuro di essere ascoltato.
È sempre la sua attenzione che cerca:
"Porgi l'orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce delle mie suppliche".

La fiducia in Dio che ascolta, attento e presente, è la molla del pregare. Essere ascoltato è necessario ad un "povero e misero": senza eredità, futuro, gloria e considerazione; rimane solo il Signore a cui rivolgersi.

"Custodiscimi perché sono fedele;
tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida".

Il bisogno di essere custodito, protetto e accompagnato è il primo desiderio che viene espresso.
Dio si definisce spesso "il custode di Israele", e nelle fatiche della vita un custode è un dono grande.

Dio è il Custode per eccellenza di ogni uomo. Diversamente da Caino che negando di essere il custode del fratello Abele, rifiuta così ogni relazione (cfr. Gen 4, 9), il Signore si pone come intima dimora per chi lotta e cerca un riposo.

"Pietà di me, Signore,
a te grido tutto il giorno.
Rallegra la vita del tuo servo,
perché a te, Signore, rivolgo l'anima mia".

Di questo grido continuo io ne faccio esperienza. Sono quei giorni in cui la vita diventa un macigno difficile da accettare; pur facendo tutto quello che il lavoro e la famiglia richiedono, sale, dal profondo, un bisogno di fermarsi, riposare e rallegrarsi.
Guardo la mia vita e la scopro bisognosa dell'amore materno di Dio; sento tutta la tristezza che viene dal mio fallimento, dall'essere inadeguata, dal mio peccato e al Signore chiedo di essere rallegrata, risollevata, riportata alla serenità profonda.
Venire rallegrati: è festa, è benessere perché la gioia ci fa essere quelli che siamo veramente e scopriamo che anche Dio è gioia.
I profeti gridavano al popolo: “Rallégrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele!” (Sof 3, 14).
Il messaggero a Maria la saluta con: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te” (Lc 1,28).
E' l'invito continuo rivolto alla Chiesa da papa Francesco, è il modo unico, il vestito giusto, per entrare alle nozze con lo sposo (cfr. Mt 22, 11-12).

"Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi t'invoca".

A questo punto il salmista si apre ad una professione di fede, poche righe che dicono: "Dio è amore" (1Gv 4, 8) e ascolta chi lo invoca fiducioso di misericordia.
Solo la preghiera che scopre l'amore, trova consolazione; quando il fedele crede alla misericordia di Dio apre le braccia e la riceve in sovrabbondanza!

"Fra gli dèi nessuno è come te, Signore,
e non c'è nulla come le tue opere".

La fede apre al discernimento di fronte alle potenze che appaiono invincibili: il salmista sa distinguere il suo Signore da qualunque altra divinità o potere.
Le sue opere, caratterizzate da bontà e misericordia, lo differenziano dai potenti, che fanno opere grandiose ma effimere e non rivolte al bene.
Per questo si può affermare:
"Grande tu sei e compi meraviglie:
tu solo sei Dio".

È il momento dello stupore! Di meraviglie così grandi mai si era sentito parlare; per questo la sua grandezza ne afferma l'unicità.
Israele, facendo memoria delle opere salvifiche che lo hanno tolto continuamente dall'informe dando un'identità, dalla schiavitù dando libertà di figli e dal peccato dando la gioia della salvezza, arriva all'affermazione che Dio è l'unico tra tutti gli dei.

"Mostrami, Signore, la tua via,
perché nella tua verità io cammini;
tieni unito il mio cuore,
perché tema il tuo nome".

L'invocazione si allarga ora al desiderio di camminare ancora sulle vie che il Signore traccia, come quelle che in 40 anni erano state guida al popolo nella indeterminatezza del deserto.
Una cosa è chiesta in modo particolare: "tieni unito il mio cuore".
Il cuore unificato, risanato dalle divisioni, ricomposto dalle sue fratture, è uno dei doni più preziosi che la preghiera costruisce piano piano.
Solo un cuore unificato ha veramente fiducia filiale (timore che è amore) nel nome che è salvezza.

"Ti loderò, Signore, mio Dio, con tutto il cuore
e darò gloria al tuo nome per sempre,
perché grande con me è la tua misericordia:
hai liberato la mia vita dal profondo degli inferi".

In questo cammino la preghiera porta il salmista fuori dall'ambito ristretto di sé stesso e della pretesa, per aprirlo alla lode, al rendere gloria al suo nome, alla scoperta della misericordia fedele del Signore.
Come riassumere in una parola tutto quello che il Signore ha fatto per la vita del salmista? "Hai liberato la mia vita dal profondo degli inferi"!
Morte, angoscia, tenebre, lamentele, depressione, tristezza sono gli inferi, profondi, che risucchiano la gioia e la speranza.
Il Signore, vero custode, scende fin dove sprofondiamo e ci attrae a lui e alla vita.

"Una banda di prepotenti insidia la mia vita".

Chiamare "dei" altre potenze contro di noi, "inferi" l'interiorità che non riesce a risollevarsi, "prepotenti" chi ci prende la vita anziché donarla, è svelare tutto il male che ci tiene prigionieri o pronto a toglierci la gioia per cui siamo nati.
Sono poteri che generano sofferenza e separano dal Signore.

"Ma tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso,
lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà,
volgiti a me e abbi pietà".

Ma davanti a tanto male, una soluzione c'è!
L'immagine dice bene chi è questo Padre: la sua ira è "lenta" ad accendersi, ma misericordia e pietà sono copiose come un fiume che inonda e spegne ogni possibilità di condanna!

"Dammi un segno di bontà;
vedano quelli che mi odiano e si vergognino,
perché tu, Signore, mi aiuti e mi consoli".

Commuovente l'ultima invocazione: chi ci perseguita veda te; chi tende tranelli, inciampi e si vergogni per non averti riconosciuto.
Il "povero e misero" che aveva iniziato a pregare, non è stato liberato con la bacchetta magica dai problemi, ma piano piano ha trovato aiuto e consolazione, ripercorrendo i segni evidenti della bontà di un Padre.

Commenti

  1. Il salmista si presenta “povero e misero”, alla ricerca di una via per organizzarsi, per difendersi, e camminare così nella verità in quella situazione nella quale si sente messo al bando. Questa via la chiede a Dio, che già la conosce: “Mostrami, Signore, la tua via, perché nella tua verità io cammini”.
    (novena.it)

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  2. Qui, meravigliosamente, il “santo” è un povero peccatore, esperto della misericordia divina: “Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi ti invoca”(ver.5). Dunque, anche la preghiera non si presenta come un processo di spiritualizzazione e di elevazione, ma come il grido del povero: “a Te grido tutto il giorno”(ver.3), un povero che riceve in dono dal Signore anche la gioia: “Rallegra la vita del tuo servo”(ver.4). 
    (Giovanni Nicolini)

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  3. La fede è come un grido ascoltato da Dio (ver.7).
    Proprio per la ricchezza e la profondità di tale esperienza il credente può “parlare” di Dio. I vers.8-10, sempre rivolgendosi a Dio, e quindi sempre “nella preghiera”, lo riconoscono e lo lodano: “Fra gli dèi nessuno è come Te, Signore”. Come ho già detto per altri luoghi che abbiamo incontrato nel Salterio, gli “dèi” sono tutte le potenze e tutti i “potenti” che dominano la storia umana. Ma Dio non è confrontabile con essi. Anzi, Egli è proprio quello che loro assolutamente non sono. Non è dunque “il primo” tra tutti, ma il radicalmente “altro”: “Grande tu sei e compi meraviglie: Tu solo sei Dio”(ver.10).
    (Giovanni Nicolini)

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  4. "egli nella sua vita terrena offri preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo dalla morte, e fu esaudito per la sua pietà" ( EB 5,7)

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  5. "Tieni unito il mio cuore..."
    Sia il mio sguardo sempre rivolto a Te Signore che sei fonte di salvezza

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  6. Un cuore unito è segno di misericordia di Dio e pace con i propri limiti. Solo l'amore che il Signore ha per noi può colmare i vuoti, trasformare le fragilità in forza, esaudire il desiderio di vita che ogni cuore ha. Uniscimi a Te, mio Dio, e il tuo cuore sarà anche il mio.

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