Prima lettura del 20 agosto 2025

Rinuncerò al mio olio?
Gdc 9,6-15

"In quei giorni, tutti i signori di Sichem e tutta Bet Millo si radunarono e andarono a proclamare re Abimèlec, presso la Quercia della Stele, che si trova a Sichem.
Ma Iotam, informato della cosa, andò a porsi sulla sommità del monte Garizìm e, alzando la voce, gridò: «Ascoltatemi, signori di Sichem, e Dio ascolterà voi!
Si misero in cammino gli alberi
per ungere un re su di essi.
Dissero all’ulivo:
“Regna su di noi”.
Rispose loro l’ulivo:
“Rinuncerò al mio olio,
grazie al quale
si onorano dèi e uomini,
e andrò a librarmi sugli alberi?”.
Dissero gli alberi al fico:
“Vieni tu, regna su di noi”.
Rispose loro il fico:
“Rinuncerò alla mia dolcezza
e al mio frutto squisito,
e andrò a librarmi sugli alberi?”.
Dissero gli alberi alla vite:
“Vieni tu, regna su di noi”.
Rispose loro la vite:
“Rinuncerò al mio mosto,
che allieta dèi e uomini,
e andrò a librarmi sugli alberi?”.
Dissero tutti gli alberi al rovo:
“Vieni tu, regna su di noi”.
Rispose il rovo agli alberi:
“Se davvero mi ungete re su di voi,
venite, rifugiatevi alla mia ombra;
se no, esca un fuoco dal rovo
e divori i cedri del Libano”».

Leggiamo insieme un'efficacissima parabola politica, ricca di grande saggezza, che ricorda le favole di Esopo. Lì parlavano gli animali, qui sono le piante a prendere la parola per portare un insegnamento morale di grande attualità. 
Gedeone, scelto dal Signore per guidare il suo popolo, muore lasciando 70 figli legittimi e uno avuto da una schiava (cfr. Gdc 8,29-31). Quest'ultimo vuole diventare re, malgrado il padre non lo abbia designato. Fa uccidere tutti i suoi fratelli ma ne scampa uno solo, Iotam, che grida dal monte Garizim questa parabola per svegliare la coscienza del popolo che sta mettendo il suo destino nelle mani insanguinate di Abimelek.
La parabola sottolinea la vacuità del potere e l'ottusità dei capi di Sichem che stanno per incoronare un despota.
L'ambizione rende ciechi e violenti, ma la paura butta le vittime nelle braccia dei suoi aguzzini. 

"Dissero all’ulivo: «Regna su di noi»”.
C'è una ricerca forsennata nell'Israele biblico di voler diventare come gli altri popoli. L'avere un unico Dio e una terra piccola, ambita dai grandi colossi che la circondano, non basta per sentirsi privilegiati e speciali.
Se tutti hanno il re, anche Israele lo vuole ma la Scrittura denuncia tutto questo come idolatria, via che porta a guai molto seri con l'elezione di un arrivista che ha solo mire di dominio e asservimento.
Qui sono gli alberi che si incamminano per una ricerca oculata del loro leader. Per primo scelgono l'ulivo che, non a caso, è simbolo di saggezza e prosperità.
Infatti il suo portamento dà un senso di stabilità, la resistenza a lunghi periodi di siccità ne fa una albero resistente e longevo, i suoi frutti danno il preziosissimo olio, usato sin dall'antichità per usi quotidiani e casalinghi, ma anche per riti sacri.

"Rispose loro l’ulivo:
«Rinuncerò al mio olio,
grazie al quale
si onorano dèi e uomini,
e andrò a librarmi sugli alberi?»”.
La risposta dell'albero più adatto, in una zona  mediterranea, a diventare re, è una vera denuncia dell'assurdità della monarchia così come la intendiamo normalmente.
L'ulivo rifiuta, come aveva fatto Gedeone: "Io non regnerò su di voi e neppure mio figlio regnerà su di voi; il Signore regnerà su di voi" (Gdc 8,23).
Il rifiuto del saggio giudice in Israele, per proclamare il Signore come unico re, non aveva insegnato nulla al popolo.
L'ulivo ribadisce: devo rinunciare a produrre l'olio, dono prezioso per tutti, solo per dominare su altri alberi?
Rinunciare ad una grazia per la velleità del potere è da stolti e arroganti. Agitarsi sopra gli altri, sporgersi per farsi vedere, primeggiare: tutte cose inutili, rivela la Scrittura, cose da predoni e mercenari, non da pastori del popolo.
Con la stessa saggezza rispondono il fico e la vite.
Tutte e tre le piante, l'olivo, il fico, la vite, stavano alla base della ricca agricoltura in Palestina, frutti che Dio aveva promesso per un raccolto copioso e fecondo. Queste rifiutano di perdere la loro peculiarità. Sono consapevoli della loro ricchezza, preziosa fonte di vita, e non la barattano per un'illusione.
La parabola dice molto al nostro cuore che si lascia imbambolare dagli specchietti per le allodole dei politici di turno e dalla brama di potere.
Un cammino di fecondità sceglie vie di servizio e di promozione dei fratelli.  
Riconosciamo la molteplicità dei doni che il Signore fa ad ognuno di noi e facciamoli fruttificare a modo suo, beneficando gratuitamente coloro che ci sono vicini.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di Gdc 9,6-15
Commento del 23/08/2023

Salmo 21(20),6-8
Commento del 15/01/2022

Vangelo di Mt 20,1-16
Commento del 21/08/2024

Commenti

  1. «Regna su di noi».
    Solo al Signore
    può essere chiesto.
    Altrimenti diventa schiavitù,
    illusione,
    oppressione,
    morte.
    "Padre nostro,
    venga il tuo regno".

    RispondiElimina
  2. Dio ascolterà voi!
    Si.
    Non lasciare inevase le mie perplessità,le mie angosce,le mie preoccupazioni.
    Ascoltami.

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