Prima lettura del 22 febbraio 2020 Cattedra di Pietro

Pascete il gregge di Dio
1Pt 5, 1-4

"Carissimi, esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il Pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce".


E' il primo "papa", Pietro, a parlare. Colpisce la confidenza dell'esortazione: dal pastore ai pastori, tutti sullo stesso piano.

"Esorto gli anziani che sono tra voi".
La lettera è indirizzata a tutta la comunità guidata dagli anziani (presbýteros in greco), coloro che si prendono cura con la Parola dei fratelli.
Come l'apostolo Paolo (cfr.1Cor 12, 12), anche Pietro guarda a tutta la comunità come un corpo organico, vivo, dove si manifesta, per mezzo dello Spirito, l'amore di Dio nella Pasqua di Gesù.
E Pietro esorta, come farebbero amorevolmente un padre e una madre, perché avere ragione non significa schiacciare la diversità dei figli; indirizzare, correggere e guidare al bene è l'unico fine che gli sta a cuore.

"Quale anziano come loro".
Come loro, con loro, insieme a loro, questo è il linguaggio dei "capi" tra i discepoli di Gesù.
Nella comunità che segue il Maestro non può esserci rivalità se si è fedeli alla sua parola: "Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10, 42-45).
Sappiamo bene che in duemila anni di santità e peccato non sempre è stato ed è così, ma queste parole di Gesù non vanno mai dimenticate. Come una cartina al tornasole, verificano il cammino e sono il discernimento per le scelte pastorali della Chiesa.

"Testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi".
Questo dice di sé Pietro! Se ognuno di noi sentisse per sé queste parole!
Questa fede è fatta di memoria e attesa. Pietro ha visto le sofferenze del Cristo e ora aspetta di vedere manifestare pienamente la sua gloria. Attendere, ricordando quello che il Signore ha già fatto, alimenta la fede e ci apre alla speranza.

"Pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri".
Ecco ora le indicazioni "tecniche".
Qualcuno ha affidato a questi anziani il suo gregge: è il vero Pastore, il Pastore bello come lo chiama Giovanni nel capitolo 10 del suo vangelo, è colui che li ha inviati per prendersi cura delle sue pecorelle. E Pietro lo sa bene! (cfr. Gv 21, 16-17)
Le singole guide sono un segno della sua presenza: il gregge continua ad essere del Cristo.
L'esortazione è occuparsi "volentieri" dei fratelli. Non è una raccomandazione inutile: spesso si cade nel peccato di Caino che non si riteneva il custode del fratello (Gen 4, 9).
La logica della fraternità che deve animarci è quella che ha portato Gesù a dare la vita per i suoi amici, per ognuno di noi.

"Come piace a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge".
Spesso ci chiediamo: cosa dobbiamo fare per piacere a Dio?
La fraternità e la sollecitudine per gli altri "piace a Dio": molto bello questo modo concreto di Pietro di guidare la comunità!
Gesù distingue tra il pastore a cui appartiene il gregge e il mercenario che sorveglia il gregge perché è pagato (cfr. Gv 10); a questa immagine si rifà Pietro.
Il modello del pastore è Gesù Cristo; le guide della comunità devono crescere fino alla statura della sua perfezione (cfr. Ef 4, 13).

"E quando apparirà il Pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce".
La speranza e l'attesa del Pastore dei pastori ci fa certi che verremo coinvolti tutti nella sua gloria, coronamento vero che non ha niente a che spartire con le onorificenze di questo mondo.
La corsa verso l'affermazione, l'approvazione degli altri, il prestigio, semina "morti" dietro di noi!
A questi arrivismi sacrifichiamo il nostro tempo, il nostro benessere e quello degli altri. E' necessario svelare come "vergognoso interesse" questo affaticarsi per cose che non durano. Sappiamo bene che altri sono i tesori che riempiono di gioia la nostra vita.

Pietro, come tutti gli apostoli, non è stato immune da illusioni da arrampicatore sociale. Il Vangelo non ci nasconde che i dodici "Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande" (Mc 9, 34).
In tutti noi c'è la tendenza, tipica del nostro mondo, di voler essere capi, speciali, straordinari, eminenze ed eccellenze (ma eccellere in cosa?).
"Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli" (Mt 23, 8), ripeteva Gesù e chissà quante volte Pietro ha sentito questa parola proprio per lui!
Egli voluto, indegnamente, come capo della comunità, pietra su cui è edificata la chiesa di Cristo, non cerca onori per sé, ma spinge a prendersi cura degli altri.
Queste dimensioni urgenti sono ripetute ad ognuno di noi: inutile puntare il dito su guide che si rivelano mosse da arrivismi per niente evangelici.
Su chi ci sta vicino, su chi evangelizziamo e curiamo, riversiamo gratuitamente l'amore che gratuitamente abbiamo ricevuto.

Commenti

  1. «Testimone delle sofferenze di Cristo», una designazione che abbiamo già menzionato. Ora però si comprende che anche l'arte di essere responsabile di comunità, il modo di presiedere è generato in Pietro da una lunga familiarità con le sofferenze di Cristo, e che sempre da qui nasce la sua esortazione.

    «Partecipe della gloria che deve manifestarsi». «Partecipe» (nel greco koinonos) è un termine forte: comunicante, in comunione.

    Ancora una volta Pietro appare uomo aperto alla speranza; vive infatti la responsabilità di altri, non guardando semplicemente al presente bensì tenendo viva l'attesa della manifestazione gloriosa di Cristo.
    (Carlo Maria Martini)

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  2. Un tema importante di questa Epistola sono le sofferenze. Pietro parla più volte delle sofferenze che Cristo ha dovuto soffrire a causa nostra, e ci parla dell'importanza di vivere in modo da non dover soffrire per aver fatto il male. Però, ci spiega anche che se dovessimo soffrire per aver fatto il bene, avendo avuto fede in Dio, ce ne possiamo rallegrare, ricordando che riceveremo un premio eterno alla manifestazione di Cristo.
    (aiutobiblico.org)

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  3. La salvezza «pronta a manifestarsi nell'ultimo tempo» deve riempire di gioia gli eletti anche se al presente sono angustiati da svariate prove (1Pt 1,5-6). Come l'oro si prova nel crogiuolo, così la genuinità della loro fede si raffina nelle difficoltà, e sarà motivo di gloria nella rivelazione di Gesù Cristo.
    L'attesa della rivelazione gloriosa del Signore Gesù non proietta i credenti in sterili fughe dal sociale, ma li abilita a restare in situazione di avversità. Nella misura in cui si partecipa delle sofferenze di Cristo si sarà associati alla sua gloria (1Pt 4,13), come Pietro che fu testimone dei suoi patimenti e ora condivide la gloria del Signore (lPt 5,1).
    (Elena Bosetti)

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  4. Pietro diventa "pietra"perché lascia parlare in sé e attraverso di sé la Parola di Dio. Può assolvere il compito che assume solo a condizione di rimanere in ascolto e di diventare mediazione fedele di questa voce del Padre che adesso risuona attraverso di lui...

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