Vangelo del 27 febbraio 2020

Rinneghi se stesso
Lc 9, 22-25

"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?»"


Nel cammino verso Gerusalemme Gesù insegna ai discepoli il senso della strada che stanno percorrendo. Non possono arrivare impreparati al giorno più importante per il Maestro e i suoi insegnamenti si fanno più intimi e più profondi.

"Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto".
È così che ama definirsi Gesù riferendosi ad un immagine cara al profeta Daniele: egli è figlio dell'uomo, colui che realizza il mistero di Dio nella storia. E' figlio di questa umanità sofferente: così lui si vede, figlio in tutto, solidale con la condizione che lega tutti gli uomini.
Non soffre per sbaglio o per caso: è questa la via del Salvatore che il Signore stesso invia. "Deve" indica la necessità secondo il progetto di Dio, il senso profondo della vita di Gesù, nell'amore che ha per il Padre di cui è Figlio e per gli uomini di cui si è fatto figlio.

"Essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi".
Anziani, sacerdoti e scribi erano quelli incaricati di riconoscere l'inviato di Dio e proprio loro lo considerano un flop! Gesù prepara i discepoli a questa dura realtà, ad un fallimento che sembra mettere in discussione la veridicità della sua Parola! Se le massime autorità religiose del tempo lo ritenevano addirittura sacrilego, che credibilità avrà il suo insegnamento? Chi perderà la reputazione per credere in lui?

Com'è difficile sentire queste parole, "essere rifiutato", per un gruppo di uomini che ha lasciato tutto per realizzarsi e avere il riscatto da un'esistenza povera di tutto!

"Venire ucciso e risorgere il terzo giorno".
Ma non basta, non è solo il perdere la faccia quello che succederà: la morte dell'amico è l'abisso in cui verranno trascinati i discepoli, come aveva annunciato il profeta Isaia nei cantici del Servo sofferente.
Non solo immagini paraboliche o storia della sofferenza collettiva di Israele, ma vero sacrificio del servo di YHWH che sarà visibile per tutti.
Per entrare nella comprensione di questa via non basterà questa profezia che Gesù gli dona; la morte in croce butterà nelle tenebre i discepoli!
Ma annunciarlo prima serve a salvare loro la vita nel momento in cui si renderanno conto di essere scappati per non accettare il modo differente che vuole Dio per arrivare alla salvezza.


"Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso»".
Queste parole sono così importanti, ma così dure da digerire! La nostra vita è sequela di Cristo o un incaponirsi in vie nostre che si intravedono come distruttive, ma che non riusciamo ad abbandonare?
Il solo pensiero che dovremmo rinnegare questa auto-salvezza, ci butta nella confusione più grande; perdere le nostre convinzioni è la cosa più dolorosa che qualcuno potrebbe chiederci!
Ma non si possono servire due padroni: seguire lui è la strada rivelata come unica soluzione alla nostra morte.

"Prenda la sua croce ogni giorno e mi segua".
Prendere è abbracciare, non allontanare, accogliere come parte della propria vita la sofferenza e la morte.
Ma com'è possibile se i limiti, i fallimenti, le ferite e i pesi sono proprio loro la fonte della nostra sofferenza e ci schiacciano?

Ma a ben vedere è il loro rifiuto e l'illusione che potremmo un giorno, con la bacchetta magica, essere liberati dalla nostra umanità limitata e diventare super eroi senza problemi, la più grossa falsità che il nostro cuore ci suggerisce!

"Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà".
Ecco il paradosso fondamentale che ogni sapienza illuminata e ogni religione vuole raggiungere!
L'egoismo e la volontà di salvarsi a scapito degli altri non porta alla vita.

La paura della morte e la lotta contro gli altri, ci sfiniscono, fino a farci morire a vari livelli.
Più cerchiamo di stringere la vita nelle nostre mani e più ci sfugge, più cerchiamo di impossessarcene e più scopriamo che non è in nostro potere.
Dare la propria vita, investirla perché porti frutto, perderla per il Messia e il suo nome porta ad una fecondità che non pensavamo fosse possibile.
La scrittura è il dono dell'esperienza partita da Abramo, passando per i profeti e arrivando a Gesù che ci insegna la fiducia nella promessa di Dio.

"Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?"
Leggendo, il nostro cuore, a malincuore, ammette: nessuno!
Lo sappiamo bene che è una fatica contro di noi e contro la nostra felicità!
Quanto affanno, quanta ansia, quanta rabbia, nella speranza di aumentare il nostro potere, il nostro successo, la nostra fama... E in questa guerra roviniamo la nostra vita e quella degli altri. "Tutto è vanità!"(Qo 1, 2) ci direbbe Qoelet!


Il cammino quaresimale è una vera penitenza, non perché rinuncia di beni, ma perché rinuncia di una sapienza vana!
Invochiamo l'aiuto del Signore, del Salvatore, affinché ci sospinga in questa via che non è la nostra, che ha schiantato anche le illusioni degli apostoli, ma che li ha fatti diventare uomini nuovi e annunciatori instancabili dell'Amore.

Commenti

  1. Gesù è il Servo sofferente che si consegna al Padre. La croce è lo scandalo che esige conversione profonda e continua. La fede e la scelta di seguire Cristo si decidono sulla strettoia della croce.

    Gesù qui rivela il mistero del pensiero di Dio che l'uomo non può né pensare né accettare. Il problema non è tanto il riconoscere che Gesù è il Cristo di Dio, ma "come" è il Cristo di Dio.
    (Lino Pedron)

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  2. Gesù non è il Cristo dell'attesa umana, ma il Figlio dell'uomo che affronta il cammino del Servo sofferente di Dio. Questa è la prima autorivelazione piena di Gesù, il nocciolo della fede cristiana, il suo mistero di morte e risurrezione.

    Il "bisogna" indica il compimento della volontà di Dio rivelata nella Scrittura. Questa volontà è il suo amore riversato su di noi peccatori. Dio "deve" morire in croce per noi, perché ci ama e noi siamo sulla croce. Il mistero di Gesù è la sofferenza del Servo di Dio che ama il Padre e i fratelli. La croce è il nostro male che lui si addossa perché ci ama.
    (Lino Pedron)

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  3. Gesù tira conclusioni valide fino al giorno d'oggi: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua". In quel tempo la croce era la pena di morte che l'impero romano imponeva ai criminali emarginati. Prendere la croce e caricarla dietro Gesù era lo stesso che accettare di essere emarginato dal sistema ingiusto che legittimava l'ingiustizia. Era lo stesso che rompere con il sistema. Come dice Paolo nella Lettera ai Galati: "Il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo" (Gal 6,14). La croce non è fatalismo, nemmeno è esigenza del Padre. La Croce è la conseguenza dell'impegno liberamente assunto da Gesù di rivelare la Buona Novella che Dio è Padre, e che quindi tutti e tutte dobbiamo essere accettati e trattati/e da fratelli e sorelle. A causa di questo annuncio rivoluzionario, lui fu perseguitato e non ebbe paura di dare la propria vita. Non c'è prova d'amore più grande che dare la vita per il fratello.
    (Carmelitani)

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  4. Il Vangelo ci dice che seguire Gesù è seguire il desiderio di vita e libertà che ci portiamo dentro, e che questa vita va contro aspettative, compromessi, consuetudini che tutto un mondo che ci circonda protegge con forza come se fossero una barricata contro la Morte, ma che in realtà fa il suo gioco perché impedisce di vivere davvero.

    La croce che dobbiamo scegliere è la consapevolezza che per seguire la Vita subiremo gli attacchi della Morte, del Nemico che non vuole il nostro bene. Preghiamo per chiedere la grazia di avere la forza e il coraggio di attraversare la valle oscura quando si presenterà.

    Leonardo Vezzani SJ

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  5. Cristo non è quello della MIA attesa!
    Meno male.

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