Prima lettura del 9 aprile 2020 Giovedì Santo

E' per voi
1Cor 11, 23-26

"Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga".


Paolo verso il 57 d.C., prima ancora della stesura dei Vangeli, scrive ai cristiani di Corinto trasmettendo il cuore della tradizione degli apostoli, il memoriale della cena del Signore.
Ciò che i discepoli hanno ricevuto in dono dall'amico Gesù Cristo, non può essere tenuto nascosto. Il donarsi del Figlio porta in sé la necessità di essere trasmesso e consegnato (tradere in latino) agli apostoli, a Paolo, ai suoi amici e a tutti i credenti della storia, arrivando fino a noi.
Cosa trasmettono i testimoni? I doni fondamentali che il Signore ci ha lasciato: la Parola e l'Eucaristia.
Non tutto è tradizione necessaria e verità da trasmettere. Molte cose col tempo per fortuna decadono; queste invece a noi sono state trasmesse e noi le consegnano a chi va avanti dopo di noi.

"Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso".

Paolo non si è inventato niente, ma trasmette ciò che lui stesso ha ricevuto. Non ne è padrone, è solo al servizio, amministratore di questi doni (cfr. 1Pt 4,10).
In questa consapevolezza di essere destinatario di un tesoro prezioso che non si può contenere, sta la gratuità di questo annuncio: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Mt 10, 8).
I cristiani sono "contagiatori" di un amore che li precede e li sorpassa.
San Francesco aveva chiaro questo e così insegnava ai suoi frati : "Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinché totalmente vi accolga Colui che totalmente a voi si offre" (Lettera all'Ordine 29).
E' per la gratuità del Signore Gesù che noi impariamo cosa sia l'amore. Le nostre vite affamate e assetate di continuo, non si placherebbero nel prendere, nell'accaparrare per sé.

E' l'esperienza eucaristia che porta la nostra vita alla stessa gratuità del Maestro.
Quella sera del giovedì Santo, nella cena imbandita per loro, i discepoli impararono: nel gesto della lavanda dei piedi, trattati da signori dal Signore che si faceva servo; nutriti con il suo stesso corpo che si donava per saziare sempre; dissetati alla sorgente che non finisce del suo sangue versato per tutti.

"Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me»".
Parole che ci sono familiari perché le sentiamo ripetere ad ogni celebrazione eucaristica. La notte che Gesù sa del tradimento (dal termine tradere che ritorna), in cui sarà consegnato, egli fa un segno prima, fondamentale, per mostrare che la sua vita non verrà ghermita per volontà altrui, ma lui stesso la dona prima e la dona totalmente.
Questo è il centro della memoria: pane spezzato e diviso, come sarà spezzato il suo corpo sulla croce.
Un gesto fatto prima per interpretare, dopo, la sua morte in cui il suo corpo è per noi, per il nostro bene, per la nostra salvezza.

"Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me»."
Il segno si completa nel calice offerto, a cui tutti bevono, segno del sangue che si spanderà dalla croce sul mondo intero.
Le antiche alleanze erano fatte nel sangue dei due contraenti, che si obbligavano, pena la morte, all'osservanza del patto.

La nuova ed eterna alleanza è nel sangue del solo Cristo, l'unico che si impegna nella fedeltà, nel dono per sempre.
Mangiare e bere in sua memoria ci mette in contatto con il mistero della sua morte per noi, ci fa attingere ad un dono necessario alla nostra vita presente.

Celebrando l'Eucaristia non torniamo indietro noi nel tempo, ma quel dono raggiunge noi oggi. Questo è il senso del memoriale biblico.

"Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga".
Questi due segni annunciano la sua morte a nostro favore e questo annuncio è un'eco continuo nella creazione, un'onda che lambisce ogni riva bisognosa di bene fino al suo ritorno.
Noi annunciamo: in ogni liturgia di ringraziamento, in ogni eucaristia, noi siamo annunciatori della morte del Cristo e del suo essere il Veniente della storia.
Siamo gli invitati al banchetto come gli apostoli che parteciparono alla prima cena condividendo nel pane la presenza del Maestro che non li avrebbe abbandonati più e nel vino la bevanda di salvezza versato dalla croce su tutti gli assetati e gli oppressi.
Noi diveniamo testimoni di un amore che si è donato fino alla fine, siamo i discepoli con i piedi lavati, siamo gli amici con cui il Signore fa Pasqua per farci passare tutti, dal deserto delle nostre solitudini, alla terra da lui promessa.
Oggi sarà il primo giovedì santo che ricordo in cui non prenderò parte con la comunità parrocchiale alla Messa in Coena Domini, ma sento che questo sacrificio apre il mio cuore e quello di tutti ad una celebrazione di ringraziamento mondiale che dilata i confini delle nostre chiese, abbracciando tutti i fratelli che nel dolore camminano comunque fiduciosi verso la Pasqua.

La Parola ci faccia sentire dentro questo flusso d'amore, cibo che ci nutre, bevanda che disseta il nostro cuore bisognoso di conforto e di pace.

Commenti

  1. Importante è la precisazione cronologica: nella notte in cui veniva tradito. L'elemento fondante della Chiesa quindi non si rifà ad eventi mitici, situati oltre i confini estremi del tempo, bensì a un avvenimento databile.
    Inoltre il verbo paradidomai riporta al tradimento di Giuda, ma ancora più profondamente all'avvenimento globale della morte di Cristo, secondo il piano di Dio: Egli è stato consegnato.
    (Monastero Matris Domini)

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  2. In tono solenne Paolo ricorda l'evento della Cena Eucaristica. Collegata strettamente con la passione del Signore è posta nella notte del tradimento. A consegnare Gesù non è solo "Giuda il traditore" né solo i sommi sacerdoti, gli anziani del popolo e Pilato. In quella notte è Gesù stesso che si consegna alla morte per amore: ed è il Padre che lo consegna "per tutti noi". La Messa fa memoria e attualizza questo evento che è il fulcro della storia. Veste della Messa è il rito, la celebrazione: qualcosa che può essere curato a dovere dal celebrante o, a volte, -purtroppo! – abbandonato alla fretta. Ma quel che conta è il cuore di quello che sta avvenendo sull'altare.
    (Casa di preghiera s. Biagio)

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  3. In queste due parole ha già contenuto il senso di tutta
    l’eucarestia che adesso viene spiegata dal gesto di Gesù che nella
    notte in cui fu tradito cosa fece? Prese il pane. Gesù prende come
    tutti noi prendiamo, perché noi non abbiamo la vita, la riceviamo,
    quindi la prendiamo. Però ci sono due modi di prendere: c’è il modo
    di Adamo che rapì il dono, non volle considerarsi figlio, volle
    diventare come il Padre eterno e rapire il dono non è bella cosa; c’è
    invece, il Figlio che prende, non come furto, ma come dono. Ciò che
    ricevi come dono cosa fa? Ti mette in comunione con chi dona,
    quindi ti mette in comunione con il Padre, per cui la mia vita di figlio
    accettata come tale, diventa la vita del Padre che accetto l’amore
    del Padre. Così tutto ciò che ho, se lo prendo come dono, diventa
    amore del Padre e vivo nel dono l’amore del Padre.
    (Silvano Fausti)

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  4. tutto ciò che ho, se lo prendo come dono, diventa
    amore del Padre e vivo nel dono l’amore del Padre. Una preghiera, un invocazione , una richiesta, : che io viva come dono sentendomi figlio del Padre, quanto il Padre mi dona

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  5. Non rapire..... ma prendere il dono ...

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  6. La SUA capacità di rassodare il mio terreno,è UNICA

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