Salmo del 3 aprile 2020

Ti amo, Signore, mia forza
Sal 18 (17), 1- 7

1 Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici e dalla mano di Saul.
2 Disse dunque:
Ti amo, Signore, mia forza,
3 Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore,
mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
4 Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
5 Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti infernali;
6 già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
7 Nell'angoscia invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
a lui, ai suoi orecchi, giunse il mio grido".

Il capitolo 22 del secondo libro di Samuele inizia così: "Davide rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dalla mano di tutti i suoi nemici e dalla mano di Saul". Dopo questo versetto troviamo riportato il nostro salmo.
Il salmista riprende l'episodio e la preghiera che ne sgorga.
Abbiamo così il contesto in cui questa preghiera è nata, e ci è d'aiuto ripeterla e pregarla più volte. Ci soffermiamo sui primi 7 versetti di questo lunghissimo canto di lode per il solo che salva dal pericolo più grande.

"Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore,
mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo".

L'amore traboccante di Davide per il suo Signore sgorga in parole piene di fiducia, che dicono l'abbandono di un figlio nelle braccia sicure del padre.
Il Signore è liberatore e rifugio, salda roccia e scudo, potente salvezza e roccaforte di difesa.
La sua vita è segnata da una lotta continua contro i suoi nemici, ma anche verso i suoi vecchi amici; in Dio ha il vero alleato di cui ci si può fidare sempre.

"Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici".

Davide sa a chi si rivolge. Non sono parole campate in aria o sentimentali: la sua vita è stata tratta dalla morte più volte e Davide non dimentica.

A nulla sembra valsa l'unzione che lo ha fatto messia di Dio, neanche l'essere re gli ha tolto i problemi e le sofferenze. Anzi, il suo posto in mezzo al popolo è stato sin dall'inizio segnato da controversie e pericoli mortali. Lui sa di essere vivo solo per l'aiuto del Signore, e ricorda il suo passato con immagini in cui tutti possiamo ritrovarci.

"Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti infernali;
già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali".

Il re Davide rilegge il suo passato e le immagini sono quelle di un uomo prossimo ad affogare, a essere annientato da nemici potenti. Era già con un piede nella fossa quando ha gridato al Signore per essere salvato.

"Nell'angoscia invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio".

L'angoscia che soffoca il cuore di Davide è la stessa che il Signore aveva ascoltato nel grido del suo popolo schiacciato dal mortale giogo egiziano (cfr. Es 3, 7).
Conosciamo bene questa angoscia anche noi, ora che ci sentiamo impotenti e aggrediti nei nostri affetti e nella nostra tranquillità da un nemico più forte perché invisibile. Ci sentiamo naufragare e abbiamo bisogno del Signore che nel passato ci ha risollevato. La memoria della sua vicinanza salvifica ora ci è preziosa per continuare a sperare.

"Dal suo tempio ascoltò la mia voce,
a lui, ai suoi orecchi, giunse il mio grido".

Quel grido buca i cieli, arriva al cuore del Signore.
E' più il grido muto di tanta umanità sofferente che si innalza ad un aiuto che conosce poco, ma non sa far altro perché si sente circondata, avvolta, travolta e stretta in questo agguato mortale che ha tolto ogni sicurezza nel progresso, nella tecnologia, nelle nostre misere capacità e nel futuro.
Il salmo ci viene in aiuto perché non sappiamo neanche pregare quando il nostro cuore è provato e disarmato.

Il Signore si interessa dei suoi figli e si mostra liberatore e consolatore, vicino, sceso dai cieli per un accompagnamento che non ci mancherà mai più in Cristo.
La chiesa tutta, davanti al dolore di ogni uomo che non trova parole se non solo un grido per invocare, suggerisca le parole dei salmi, conforti con la liturgia che non si è mai fermata, annunci ai cuori confusi che il Signore è nostra forza, nostro aiuto, nostro conforto e nostro liberatore.

Ripetiamoci queste parole "Ti amo, Signore, mia forza"!
L'amore che Dio ha riversato nella nostra vita sia la forza che rialzi noi e i fratelli, sia il canto che ci libera della paura perché oggi il Signore è vicino.

Commenti

  1. v.2: "Ti amo, Signore, mi forza”. Si usa il verbo ebraico che suppone un amore “viscerale” materno. È l’unico caso in cui questo verbo ha Dio come oggetto e non come soggetto. Anche il salmista perciò dice di amare Dio con amore “viscerale”, premuroso, materno!

    v.3: “Signore, mia roccia”. L’espressione “mia roccia” ricorre solo nel Salterio (Sal 31,4; 42,10; 7,3). Richiama la cima solitaria, spoglia e inaccessibile di un monte.
    “Mia fortezza”: l’espressione, in quanto appellativo del Signore, ricorre solo nel Salterio (Sal 31,4; 71,3; 91,2; 144,2). Richiama un rifugio sicuro, protetto, imprendibile.
    “Mio liberatore”: cfr. Sal 40,18; 76,6; 144,2. Il titolo divino e tutto il primo emistichio del v. 3 sono illustrati nei vv. 5-20.
    “Mio scudo”: Dio si presenta come scudo di Abramo in Gn 15,1. L’appellativo che si trova anche nel v. 31, ricorre frequente nei Salmi (Sal 3,4; 28,7; 33,20; 59,12; 84,10.12; 115,9; 119,114; 144,2). Lo scudo, strumento di guerra, indica difesa e protezione.
    “Mia potente salvezza”: alla lett.: “corno della mia salvezza” (cfr. 1Sam 2,10; Sal 132,17). L’immagine è comune alle culture del tempo. L’immagine “mia potente salvezza”, con i titoli del secondo e terzo emistichio di v. 3, è sviluppata in particolare nei vv. 32-46. Questi titoli richiamano un contesto bellico che rispecchia i racconti su Davide perseguitato da Saul e ramingo sulle montagne.
    (figliedellachiesa.org)

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  2. Qui è molto sottolineata la vicenda personale di chi ha conosciuto Dio nella sua storia. In questo ci è di aiuto lo stesso “titolo” del Salmo, che al ver.1 ne precisa i soggetti e le circostanze.
    E’ quindi di grande rilievo la prima parola che ascoltiamo al ver.2: “Ti amo, Signore…”. Questa relazione d’amore è la pietra angolare e il frutto prezioso della storia che ha condotto Davide a conoscere il suo Signore. E poi, subito, nel lungo ver.3, i titoli forti che la Scrittura attribuisce a Dio, accompagnati, come dicevo, dall’aggettivo possessivo “mio”. Il Signore è “il mio Signore”! E il ver.4 afferma con forza che la grande esperienza del passato è certezza positiva per il futuro: “Invoco il Signore…e sarò salvato dai miei nemici”.
    (Giovanni Nicolini)

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  3. Dio nostra salvezza che ci provi nelle acque di contraddizione e ci esaudisci nelle tenebre tempestose, stendi la tua mano onnipotente a chi dall' abisso grida a te con fiducia . Amen

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  4. Tutto posso affrontare
    SICURO che è con me!
    Sicuro!?????

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