Vangelo del 10 aprile 2020 Venerdì Santo

Chi cercate?
Gv 18, 1- 14

"Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c'era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli.
Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno».
Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato».
Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».
Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell'anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo»".

Il Vangelo di Giovanni ci mostra una prospettiva diversa dai vangeli sinottici. Se in Marco, Matteo e Luca, il racconto della settimana santa, dall'entrata trionfale a Gerusalemme, alla morte di Gesù è il racconto della passione che il Figlio dell'uomo subisce per amore dell'umanità, in Giovanni è la manifestazione finale, grandiosa, della Gloria del Padre che si manifesta nel Figlio.

E' una Passione d'amore, un fuoco che lo spingerà senza nessuna titubanza ad amare i suoi sino alla fine.
Tutti i segni del 4° vangelo raggiungono l'apice nella Croce, cuore della rivelazione, atto di amore totale e definitivo che si rivela per tutta l'umanità. Con questa prospettiva leggiamo tutto il vangelo del venerdì Santo e qui ci soffermiamo sui primi versetti, quelli dell'arresto dopo l'ultima cena.

"Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c'era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli".
Gesù entra in un giardino. Io ci vedo un suggestivo richiamo al giardino della Genesi dove Dio e l'uomo passeggiavano insieme prima che il peccato complicasse tutto.
Dio cerca il suo amico Adamo nel giardino, ma non lo trova perché si è nascosto.
In quel giardino, in cui Dio continua a cercare l'uomo, entra Gesù, l'umanità pacificata, l'armonia ritrovata tra i figli e il Padre.
Quella che sembra un'immersione nella notte buia, Giovanni ce la indica come l'inizio di un cammino verso la vita.

"Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli".
All'appuntamento nel giardino non manca nessuno, c'è anche il discepolo che ha partecipato alla cena e che ha contrattato con i sacerdoti per consegnarglielo.
Per Giuda è un luogo familiare ed è lì che hanno stabilito di catturare il maestro col suo aiuto. Solo chi lo conosce a fondo può metterlo nelle mani di chi non sa chi sia.
Perché il segno sia vero bisogna che attorno a Gesù ci sia l'umanità al completo con tutte le sue paure, con tutta l'evidenza di un male che la soffoca.

"Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi".
Lo scenario non è più quello del giardino intimo in cui Gesù si attardava con i suoi discepoli.
Troppe volte Gesù era riuscito a passare in mezzo ai suoi nemici, incapaci di arrestarlo. Adesso sono disposti a tutto e rischiarano le tenebre come in una violenta rappresaglia.

"Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?»"
Gesù sa che strada sta percorrendo e non si tira indietro davanti alla "sua ora" che si avvicina. Accorcia la strada e va lui incontro a chi viene a prenderlo.
La domanda che pone è grossa: «Chi cercate?»
Sta tutto in questa risposta l'incontro con Gesù. Il Vangelo rilancia questa domanda, ai discepoli, alle folle, a Nicodemo, ai farisei...
La gente chi dice che sia Gesù il Nazareno? Noi che ascoltiamo oggi, chi cerchiamo?
Rispondere a questa domanda ci mostra senza equivoci da che parte siamo, se ci siamo fatti maestri, forzando la via del Cristo verso una salvezza che abbiamo deciso giusta con i nostri criteri, o se camminiamo verso la sua Gloria, che è quella dell'abbassamento, del perdere, del morire per chi si ama.

"Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!».
Ecco chi cercano. Non cercano un profeta o il Messia come spesso capita nel Vangelo di Giovanni. Cercano l'uomo Gesù, senza sapere che proprio da quell'umanità che vogliono schiacciare e ammutolire verrà la salvezza.
E Gesù non subisce la cattura: anche in questo momento si dona alludendo al nome di Dio che, nella versione greca della Bibbia, rivela Dio a Mosè. L' "Io sono" del roveto ardente che si mostrava a chi avrebbe liberato il popolo in catene in Egitto, diventa "
Sono io" nel giardino rischiarato dal fuoco delle torce, dove tutta l'umanità avrà il liberatore definitivo da ogni male e da ogni sofferenza schiavizzante.

"Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra".
La manifestazione del Nome ha potere su tutti i presenti. In questa scena si vede che è impossibile per noi abituarci alla manifestazione del Signore. Il suo apparire sconvolge sempre, la sua epifania fa indietreggiare i nostri passi di morte.
Ancora una volta Gesù pone la domanda sulla loro ricerca. Non si esaurisce in una sola volta una domanda così così fondamentale.

"Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato»".
Ecco l'agnello portato al macello che diventa pastore, secondo una felice intuizione dei Padri della Chiesa. Gesù si preoccupa di mettere al sicuro i suoi amici, così lui può andare senza tentennamenti incontro al suo appuntamento con l'Amore che la morte non può fermare. Lo aveva detto ai suoi discepoli, preparandoli a quella notte: "Dove vado io, voi non potete venire" (Gv 13, 33). Il cammino verso la salvezza è solo del Maestro.

"Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro".
Bravo pescatore ma pessimo spadaccino, Pietro non si arrende e resiste facendo quello che aveva promesso: impedire che Gesù fosse preso dai suoi nemici!
Irrinunciabile nelle sue vie, cerca di dare un corso diverso agli eventi che Gesù con la cura di un padre gli aveva rivelato. Ma l'ottica di Dio non è la nostra e fa un percorso efficace nonostante il nostro incaponimento.
Gesù lo sconfessa: "Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?".
Il Cristo non si lascia confondere da chi è dominato dalla paura della morte e parla di quel calice amaro come di un dono prezioso che il Padre gli ha messo nelle mani e che non può essere rifiutato.

"Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell'anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo»".
Cattura e processo incalzano, l'ora non può essere più rimandata. Anche di fronte ad un tribunale che non è certo imparziale, né disposto ad ascoltare testimoni a suo favore, Gesù si mostra come colui che ha scelto, libero da ogni intimidazione e da ogni sovranità che non sia quella del Padre.
Le parole di Caifa, il sommo sacerdote, colui che aveva il compito di rivelare la volontà di Dio al popolo, sono paradossalmente profetiche.
Giovanni ce le ricorda perché è proprio vero: è necessario, nella volontà del Padre che un solo uomo muoia per la salvezza di tutta l'umanità!

Oggi è il venerdì della nostra salvezza, il giorno in cui la Gloria del Figlio risplende nelle tenebre delle nostre notti.
Lasciamoci condurre dalla Parola che non ha dubbi su chi ha in mano il bene dell'umanità.
"Nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno; per te le tenebre sono come luce" (Sal 139, 12).
In questa notte rifulge la luce che Giovanni ci aveva preannunciato nel Prologo, quella che "le tenebre non hanno vinta" (Gv 1, 5).
Questo radioso venerdì ci faccia alzare gli occhi a colui che è causa della nostra salvezza, definitiva, totale, da tutti i mali che ci affliggono.
Nessun virus, nessuna calamità naturale, nessun male può impedire al Signore di portare a compimento l'opera sua, quella di farci partecipare alla sua Gloria.

Commenti

  1. Silenzio che implora in me la PACE
    in questo caos....

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  2. La croce gloriosa del Signore risorto
    è l’albero della mia salvezza
    di esso mi nutro, di esso mi diletto,
    nelle sue radici cresco,
    nei suoi rami mi distendo.

    La sua rugiada mi rallegra,
    la sua brezza mi feconda,
    alla sua ombra ho posto la mia tenda.

    Nella fame l’alimento, nella sete la fontana,
    nella nudità il vestimento.

    Angusto sentiero, mia strada stretta,
    scala di Giacobbe, letto di amore
    dove ci ha sposato il Signore.

    Nel timore la difesa,
    nell’inciampo il sostegno,
    nella vittoria la corona,
    nella lotta tu sei il premio.

    Albero di vita eterna,
    pilastro dell’universo,
    ossatura della terra, la tua cima tocca il cielo,
    e nelle tue braccia aperte
    brilla l’amore di Dio.
    (Kiko da una antica omelia)

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  3. 10

    Gesù che "sa", esce dal gruppo e si presenta. Non attende di essere sorpreso, né di ricevere da Giuda il bacio che secondo i Sinottici, deve indicarlo ai soldati; dopo essere avanzato, mantiene anche l'iniziativa della parola e interroga: Chi cercate?
    Questa è un'espressione caratteristica del Vangelo di Giovanni. Le prime parole pronunciate da Gesù (Gv 1,38) erano rivolte ai discepoli del Battista "Che cosa cercate?", e facevano appello alla loro motivazione profonda. Quasi alla fine del Vangelo, Egli chiederà a Maria di Magdala: "Chi cerchi?" (20,15). Tra queste due domande il Vangelo di Giovanni è modulato sulla ricerca di Gesù. Vi sono coloro che lo cercano attirati dalla sua persona, capace di dare la vita in abbondanza o di restituire la vita ai morti. Altri lo cercano per farlo morire.
    (Monastero Matris Domini)

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  4. Si può cercare Gesù perché lo si ama, come la Maddalena,
    oppure perché lo si vuole uccidere, come Giuda. In ogni caso
    per Giovanni tutta la passione è sotto il segno della gloria del
    Dio amore, rivelazione di IO-SONO, che dirige sovranamente
    tutto a nostra salvezza. Notare come anche Pietro sta dalla
    parte dei nemici di Gesù: usa le loro stesse armi. Gesù può dire
    quanto Giuseppe disse ai fratelli che l’avevano venduto: “Se voi
    avete pensato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo
    servire a un bene: far vivere un popolo numeroso” (Gen 50,20).
    (Silvano Fausti)

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  5. Gesù sapeva tutte le cose che stavano per venire su di lui.
    Ecco, v’accorgerete che in tutta la passione, come anche prima,
    Gesù sa e dirige la storia. E non è colui che la subisce. È colui che la
    comanda nella direzione in cui vuole lui. È davvero il Signore della
    storia. E di fatti è lui che esce incontro a loro, la luce esce incontro
    alle tenebre, esce verso i fratelli per illuminarli e domanda loro: “Chi
    cercate?”.
    Ricordate questa domanda. La prima domanda che fa Gesù
    all’inizio del Vangelo, ai due discepoli che lo seguono, è “Che
    cercate?”. Che cosa cercate? E chiedevano: “Dove dimori?”. E
    dimorarono con lui.
    Ora domanda “Chi cercate?”. È l’identità di Gesù, vogliono lui,
    lo vogliono per prenderlo. Anche alla Maddalena domanda Gesù:
    “Chi cerchi?”.
    Il cercare non è mai neutro. Si cerca per amore o per odio. Per
    dare la vita o per uccidere. Nessuna ricerca è neutra.
    (Silvano Fausti)

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  6. "«Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato»".

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