Vangelo del 25 aprile 2020 - San Marco Evangelista
Non recherà loro danno
Mc 16, 15-20
"In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano".
L'evangelista Marco che oggi festeggiamo, ci ha lasciato un Vangelo pieno di speranza che si conclude con questa pagina programmatica; partendo dalla resurrezione di Gesù, si proietta verso il futuro missionario della comunità dei discepoli. Leggiamola con attenzione perché quelle parole ci hanno raggiunto e ci portano verso la stessa consapevolezza che ha fatto degli apostoli dei missionari dell'amore.
"Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura".
È il Gesù Risorto che si manifesta ai suoi, si rende visibile nel suo nuovo modo di stargli vicino, diverso da prima ma con lo stesso affetto e lo stesso desiderio di spingerli alla vita.
La sua Parola crea la missione; lascia agli apostoli lo slancio che lui ha verso ogni creatura.
Gesù è la Luce del mondo (cfr. Gv 8, 12) e i discepoli divengono portatori di luce per i fratelli e per tutto ciò che circonda l'umanità. Sono annunciatori della Bella Notizia udita dal loro Maestro e tutto ne è contagiato.
"Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato".
È un versetto che in modo lapidario dice che solo in Gesù c'è salvezza.
Egli è l'unico Salvatore di tutta l'umanità perché ci tira fuori dalla morte e non solo a noi, ma a tutte le creature fatte per lui e ricapitolate in lui.
Credere questo, immergerci (battesimo) nella sua morte, ci fa risalire ad una vita del tutto trasfigurata che gioisce della sua resurrezione.
Non credere in lui e nel fatto che ci ha dato la vita perché ci ama, è condannarsi a vivere nella disperazione, senza un senso.
Se il nostro peccato, il male che ci portiamo dentro e che non riusciamo da soli ad abbandonare, ci fa sentire perduti, sbagliati, insalvabili, la fede nel Cristo innalzato dal Padre per la salvezza di tutti, ci fa tornare a respirare e a sperare!
Ogni creatura che si rivolge al crocifisso Risorto, attinge alla salvezza e già nell'oggi vive da salvato, da redento.
"Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio".
Un Gesù parlante, che non ha mai smesso di insegnare, di nutrire i suoi figli con le parole della sua bocca, viene elevato e ha il suo posto alla destra del Padre.
È l'ultima immagine impressa negli occhi degli apostoli, dell'amico Gesù che ha promesso comunque di rimanere con loro.
La Parola e la Potenza, che il Figlio dell'umanità ha portato con l'Incarnazione, non lasciano la terra; vengono riversate sui discepoli e da loro su tutti gli uomini perché continui la benedizione feconda.
"Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano".
Investiti dalla parola di Gesù gli apostoli partono con nuova forza, accompagnati dai segni della presenza del Signore che continua a guarire e a beneficare.
Parola e segni aprono gli occhi ai figli sulla presenza continua del Risorto, seduto col Padre e contemporaneamente pellegrino e compagno del cammino di ogni discepolo.
Concludo con questo versetto, sconvolgente, grandissimo perché Gesù lascia i suoi guardandoli pieni di una potenza che a loro sfuggiva:
"Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno»".
Potere sui demòni, liberazione da ogni morte, potenza nel guarire: le opere del Figlio sono lasciate non come ricordi, ma come doni che gli stessi discepoli trasmetteranno, portando vita e contrastando la morte, che ha perso ormai il suo potere definitivo sull'uomo.
Mi commuovono questi segni, orme del cammino dei credenti: il Signore ci vede così, ci vede con una forza che spesso noi non sentiamo d'avere e di cui non ne scorgiamo traccia se non guardando i frutti nei fratelli a cui siamo inviati.
La Parola donata non è aria vuota, promessa vana: è legata a segni concreti di cui facciamo esperienza e che costituiscono il bagaglio di certezze della nostra fede.
Sono i doni che ci ha lasciato e che hanno risollevato noi.
Noi siamo i guariti che credono, gli annunciatori di un amore spropositato che ci ha ricolmato di bene, coloro che scacciano mali nel cuore dei fratelli solo raccontando il dono che Gesù ci ha fatto.
E oggi questo dono "se berranno qualche veleno, non recherà loro danno" mi tocca particolarmente!
Quanti danni questo veleno del virus ha portato nel mondo, dentro le nostre case, nei nostri cuori!
Sta minando la nostra speranza, la libertà di amare senza temere gli altri come contagiosi, la prospettiva di tornare a stare accanto ai fratelli con la possibilità di lavorare e di crescere con loro.
Il Signore ci guarisca per prima cosa dalla paura degli altri, ci faccia annunciatori di un bene che non è sparito nel mondo, che possiamo toccare già oggi in tanta solidarietà e forza nel sopportare insieme questi giorni faticosi.
Il Signore rialzi l'umanità e la guarisca, portandola alla consapevolezza del valore di ogni essere umano, della possibilità di uscirne insieme e della necessità di essere uniti in questa sfida che farà più grande e accogliente il nostro cuore.
Ci faccia tutti contagiati e contagiatori di luce e di speranza!
E oggi questo dono "se berranno qualche veleno, non recherà loro danno" mi tocca particolarmente!
Quanti danni questo veleno del virus ha portato nel mondo, dentro le nostre case, nei nostri cuori!
Sta minando la nostra speranza, la libertà di amare senza temere gli altri come contagiosi, la prospettiva di tornare a stare accanto ai fratelli con la possibilità di lavorare e di crescere con loro.
Il Signore ci guarisca per prima cosa dalla paura degli altri, ci faccia annunciatori di un bene che non è sparito nel mondo, che possiamo toccare già oggi in tanta solidarietà e forza nel sopportare insieme questi giorni faticosi.
Il Signore rialzi l'umanità e la guarisca, portandola alla consapevolezza del valore di ogni essere umano, della possibilità di uscirne insieme e della necessità di essere uniti in questa sfida che farà più grande e accogliente il nostro cuore.
Ci faccia tutti contagiati e contagiatori di luce e di speranza!
La missione che Gesù risorto ci affida è la sua stessa missione; i segni che accompagnano questo incarico sono gli stessi che Gesù aveva compiuto nella sua vita.
RispondiEliminaAdesso noi siamo i testimoni suoi ed è nel Suo Nome che annunciamo la salvezza, noi che abbiamo creduto e per Lui siamo stati salvati. Chi ha ricevuto la salvezza non può rimanere fermo, la Salvezza ci porta al movimento della novità continua che è lo stesso mandato di Cristo.
(Casa di preghiera s. Biagio)
Gesù apparve al gruppo dei Dodici privi di Giuda, agli Undici dunque, mentre giacevano a tavola. Costoro che, chiamati da Gesù alla sua sequela, erano stati coinvolti nella sua vita e avevano appreso da lui un insegnamento autorevole per almeno tre anni, nell’alba pasquale avevano ascoltato da Maria di Magdala l’annuncio della resurrezione di Gesù (cf. Mc 16,9-10), ma a lei “non credettero” (epístesan: Mc 16,11); anche i due discepoli di Emmaus avevano raccontato come il Risorto si era manifestato sulla strada (cf. Mc 16,12-13), “ma non credettero (epísteusan) neppure a loro” (v. 13). Per questo, quando Gesù “alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, li rimproverò per la loro incredulità (apistía) e durezza di cuore (sklerokardía), perché non avevano creduto (epísteusan) a quelli che lo avevano visto risorto” (Mc 16,14).
RispondiElimina(Enzo Bianchi)
Ecco il compito dei cristiani: senza febbre “proselitista”, senza cercare di guadagnare a ogni costo dei credenti, percorrendo i mari e le terre come i farisei (cf. Mt 23,15), dovunque si trovino i cristiani annuncino il Vangelo innanzitutto con la vita; poi, se Dio lo concede, con le parole. Sono parole di Francesco di Assisi, riprese da papa Francesco… Gesù non chiede di convincere né di imporre, ma di vivere il Vangelo con gioia, perché questa è la testimonianza. Oggi ci sono troppi leader cristiani che passano di palco in palco “per dare testimonianza”, finendo per raccontare la storia del loro movimento o della loro comunità. C’è solo da arrossire nel chiamare questo comportamento “testimonianza”; c’è da vergognarsi per una tale contraffazione del Vangelo! Meglio quei cristiani dubbiosi, magari come gli Undici, che tentano semplicemente e umilmente ogni giorno di essere cristiani dove si trovano, vivendo il Vangelo e amando Gesù Cristo al di sopra di tutto e di tutti. È di questi cristiani e cristiane che abbiamo bisogno, di discepoli e discepole, non di militanti!
RispondiElimina(Enzo Bianchi)
Perché un annuncio possa essere creduto bisogna che l’annunciatore sia credibile. La responsabilità dell’annunciatore è gravosa perché ne va di mezzo l’accettazione o il rifiuto dell’annuncio. È difficile credere l’incredibile: che la morte sia vinta da un morto crocifisso. I discepoli stessi hanno rifiutato l’annuncio della resurrezione e forse per quel motivo sono diventati più affidabili agli occhi del Risorto che li manda. Hanno attraversato la prova della croce e della resurrezione nel fallimento totale: l’incredulità.
RispondiEliminaIl Vangelo di Marco non nasconde il fatto che la morte in croce sia stata vissuta come una pietra d’inciampo per la fede dei discepoli e delle folle, anche quelle che erano state affascinate da segni potenti. Marco ci testimonia quanto la resurrezione di Gesù sia stata altrettanto difficile da credere.
L’evangelista ci lascia davanti al mistero della fede del centurione ai piedi della croce che vide il crocifisso e credette, mentre le donne che videro l’angelo tacquero piene di paura e i discepoli che videro il Risorto non credettero.
Il Signore può accompagnare la nostra fede con dei segni ma per non essere una “generazione malvagia e adultera che pretende un segno”, crediamo nel segno di Giona: “Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra” (Mt 12,39-40).
Confidando nelle parole di Gesù possiamo compiere i segni della sua presenza nella nostra vita di poca fede, i segni dell’amore, gli unici credibili.
sorella Sylvie
Oggi riceviamo un invito evangelico forte: siamo chiamati a partire, a lasciare un vecchio modo di fare per aprirci a un nuovo modo di essere. Un annuncio che ci sorprende mentre siamo limitati nella nostra capacità di movimento fisico. Verrebbe da dire “rispondo dopo che tutto sarà passato, dopo il virus, quando la situazione sarà favorevole”.
RispondiEliminaMa è oggi che il Signore ci invita ad essere creativi, a non fermare la corsa di un messaggio di salvezza che neppure la morte è stata capace di arrestare! Proclamazione che siamo invitati a rivolgere a tutta la creazione
Come ci ha insegnato Gesù al Getsemani, nel momento stesso in cui si accoglie profondamente la propria vita e la propria storia così com’è, se ne diventa protagonisti e si agisce da persone libere. Solo allora si diventa capaci di guarire ciò che è malato, di far sentire il calore delle nostre mani anche a distanza!
Narciso Sunda SJ
Credenti non militanti...
RispondiEliminaQuesto è il dilemma...!!!!!
Già credere che la morte non ha potere su di noi, perché Gesù ci ha liberati e salvati da essa é una felicità immensa. Chi si sente salvato annunci le opere che Gesù ha compiuto e compie... Signore io credo, vedo, tocco e sento i tuoi segni che salvano dalla morte tutta l'umanità e seppure dovessi attraversare momenti difficili e tristi, io mi affido a Te, luce e salvezza dei cuori affranti.
RispondiEliminaGesù nel congedarsi, prima di partire ci fa consapevoli della MISSIONARIETA' della FEDE . Di perché la fede va trasmessa e quindi devi uscire da te, e vivere la testimonianza . Non sono le parole che attirano ma la testimonianza .
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