Prima lettura del 17 ottobre 2025
E ciò gli fu accreditato
Rm 4,1-8
"Fratelli, che diremo di Abramo, nostro progenitore secondo la carne? Che cosa ha ottenuto? Se infatti Abramo è stato giustificato per le opere, ha di che gloriarsi, ma non davanti a Dio.
Ora, che cosa dice la Scrittura? Abramo credette a Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia.
A chi lavora, il salario non viene calcolato come dono, ma come debito; a chi invece non lavora, ma crede in Colui che giustifica l’empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia.
Così anche Davide proclama beato l’uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle opere:
«Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate
e i peccati sono stati ricoperti;
beato l’uomo al quale il Signore non mette in conto il peccato!»"
Abramo e la sua storia con Dio rimane il punto di riferimento fondamentale per la riflessione sulla fede del popolo ebraico e di tutte le religioni che partono dal patriarca. Abramo è il modello di ogni credente e per questo è riconosciuto come nostro padre nella fede. La sua figura non è certo quella di un uomo coerente in tutto, nè animato da una fede cieca, né remissivo in tutte le scelte che Dio gli indica. Eppure è modello perché è di questa fede che combatte e cresce con Dio che abbiamo bisogno, a cui guardare quando il dubbio ci fa vacilare e ci getta nelle tenebre.
Nella lettera ai Romani, Paolo ricorda Abramo riflettendo sulla salvezza, sulla giustificazione, che precede ogni comandamento, ogni legge, ogni alleanza. Abramo è stato reso giusto non per le opere che ha compiuto ma per la fiducia che ha risposto in colui che lo guidava come un figlio. È per fede che Abramo obbedisce al Signore e si mette in cammino. Quando ci viene il dubbio se siano le opere a portare salvezza guardando ad Abramo si fa chiarezza. L'apostolo Paolo cita la Genesi perché questo versetto descrive perfettamente il cammino da percorrere per entrare nella salvezza:
"Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia"(Gn 15,6).
"Fratelli, che diremo di Abramo, nostro progenitore secondo la carne? Che cosa ha ottenuto?".
La domanda che c'è dietro è antica come l'uomo e ritorna spesso nei nostri incerti ragionamenti: sono le nostre opere che ci salvano o la salvezza è puro dono gratuito e immeritato di Dio?
Se guardiamo ad Abramo possiamo trovare una pista di risposta. Abramo è patriarca del popolo che Dio si è scelto e con lui inizia un rapporto nuovo e personale. Come ha ottenuto la salvezza? Paolo non si affida ad un ragionamento umano o agli insegnamenti rabbinici, che conosceva bene, ma che portano fuori strada, partendo sempre da ciò che dobbiamo fare noi per meritarci il bene!
"Se infatti Abramo è stato giustificato per le opere, ha di che gloriarsi, ma non davanti a Dio".
Se sono le nostre opere a salvarci possiamo andarne fieri in noi stessi, possiamo vantarci davanti agli altri, ma non certo nei confronti di Dio.
Le nostre opere, per quanto animate dai più buoni propositi, ci sembra vadano per strade che non avevamo previsto, sorprendono anche noi per la piega di egoismo che, dobbiamo ammettere, le animi.
Possiamo dire che le nostre opere si giudicano da sole e se anche fosse celato davanti a chi ci ammira il peccato in esse insito, in noi stessi non possiamo disconoscerlo.
D'altra parte non sarebbe stato necessario un Salvatore se potevano farcela da soli, con la nostra tanto sbandierata buona volontà.
"Ora, che cosa dice la Scrittura? Abramo credette a Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia".
Ed è a questo punto che Paolo, citando un nodo cruciale del libro della Genesi (15,6), pone la fede come fondamento della giustizia intesa come giustificazione.
Non è un riferimento alla cultura del tempo, o alle sue convinzioni teologiche, ma è la Parola di Dio a ispirare la teologia paolina.
Abramo credette ad una generazione immensa pur nella sterilità di Sara; credette alla promessa di una terra pur essendo nomade e senza patria, credette di essere legato strettamente a Dio pur non avendo sottoscritto nessuna alleanza di sangue.
Per questa fiducia Dio gli ha fatto credito, lo ha fatto suo creditore di bene. E' l'esatto contrario di quello che pensiamo noi, di essere in eterno debito col Signore!
E' come essere completamente al verde e trovare uno "sconsiderato" che ci firma un assegno in bianco senza battere ciglio. Che strani conti fa con noi il Signore: dovrebbe riscuotere lui e invece ci perde sempre!
Paolo parla a noi che siamo giustificati, resi santi in Cristo e, per toglierci ogni dubbio, afferma pure che il Signore ha inchiodato sulla croce il documento del nostro debito (cfr. Col 2,14), annullandolo per sempre.
Link di approfondimento alla liturgia del giorno:
Prima lettura di Rm 4,1-8
Commento del 15/10/2021
Salmo 32 (31),5
Commento del 20/10/2023
Vangelo di Lc 12,1-7
Commento del 16/10/2020

"Abramo credette a Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia".
RispondiEliminaAbramo mostra cos'è fede.
Mostra cos'è giustizia, cioè salvezza.
Credere da Abramo in poi,
è salvezza, vita, gioia.
🙏🙏🙏
EliminaDebiti
RispondiEliminaIo credo.
Poi ammetto,sotto,sotto di essere in eterno debito col Signore!
E' LUI che mi dona,contro ogni mia previsione,calcolo,evidenza,propositi,speranze...!
E UN SIGNORE! VERO,UNICO.
Grazie