Prima lettura del 8 giugno 2021

In lui vi fu il «sì»
2Cor 1,18-22

"Fratelli, Dio è testimone che la nostra parola verso di voi non è «sì» e «no». Il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che abbiamo annunciato tra voi, io, Silvano e Timòteo, non fu «sì» e «no», ma in lui vi fu il «sì».
Infatti tutte le promesse di Dio in lui sono «sì». Per questo attraverso di lui sale a Dio il nostro «Amen» per la sua gloria.
È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo e ci ha conferito l’unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori".

Quella dei corinzi è decisamente una comunità in crisi e con seri problemi. Paolo prende a cuore la loro situazione, che gli procura non poche sofferenze, ma, con la forza dello Spirito, è spinto ad essere segno di riconciliazione anche davanti ai suoi avversari che lo osteggiano.
Se scrive lettere, se si reca più volte in queste città evangelizzate da lui, è per incoraggiare e, con "parresia", "con la santità e sincerità che vengono da Dio" (2Cor 1, 12), spingere i fratelli al bene e alla riconciliazione.

"Fratelli, Dio è testimone che la nostra parola verso di voi non è «sì» e «no»".
Dietro a queste espressioni enigmatiche si nasconde uno dei problemi profondi della chiesa delle origini: l'adesione al Cristo pretende una scelta fondamentale nella propria vita.
Non si può essere titubanti nel rigettare l'uomo vecchio, soggetto alla carne e alla legge antica; la rivoluzione operata dal Cristo porta ad abbandonare definitivamente l'osservanza legalista, per abbracciare la nuova e definitiva relazione con Dio Amore.
Non c'è sì e no alternato a secondo le circostanze; Paolo, sin dal principio, è stato fermo nell'annunciare il Vangelo senza "salvare capra e cavoli", cioè senza cedere alla tentazione di ingraziarsi gli ebrei salvando le loro tradizioni e la loro visione di Dio.
Il sì a Cristo è sufficiente, non è necessario altro.
La titubanza dei corinzi, disorientati da altre parole che vengono dal passato, non è nata certo dall'insegnamento dell'apostolo.

"Il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che abbiamo annunciato tra voi, io, Silvano e Timòteo, non fu «sì» e «no», ma in lui vi fu il «sì»".
Paolo, e tutti i suoi discepoli, hanno sempre annunciato a Corinto la profonda docilità del Cristo al progetto di salvezza del Padre, sempre fedele alle sue promesse.
In Gesù mai si può leggere titubanza, né incertezza nell'intraprendere le strade che il Padre voleva per la salvezza dell'umanità.
Cristo è il sì definitivo, e rivelato apertamente, del Padre per ogni uomo, la scelta prioritaria da cui non si torna indietro, la fedeltà al suo Nome che è Amore per sempre.
La nuova alleanza, il nuovo patto è tutto fondato sull'amore di Dio in Cristo e nella risposta d'amore di Cristo al Padre.

"Infatti tutte le promesse di Dio in lui sono «sì». Per questo attraverso di lui sale a Dio il nostro «Amen» per la sua gloria".
Il nostro "Amen" è in sintonia col Cristo, in lui prende forza e fedeltà.
"Amen" non significa dare il permesso a Dio di agire con un nostro "così sia" assecondante!
"Amen" è la fede di Abramo trasfusa in noi che ci fa essere come il patriarca, in sintonia e agganciati al Signore anche nella tempesta e nella tribolazione.
"Amen" è fede: Abramo "credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia" (Gn 15,6) dove quel "credette" viene dal verbo ebraico "Aman" che significa stabilirsi, poggiare la propria vita su qualcuno al di fuori di sè stessi.
"Sì" ed "Amen" diventano così due parole che riassumono il compimento delle promesse e la nostra risposta di fede. Tutta l'esistenza cristiana trova la sua pace, la sua identità, la sua certezza, nella fiducia del Cristo verso il Padre.

"È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo e ci ha conferito l’unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori".
Paolo tutta la vita si è adoperato per fare in modo che Cristo rimanesse l'unico centro della fede dei cristiani. Noi siamo continuamente tentati di mettergli affianco altri "aiuti" e "sostegni", come se il Vangelo non bastasse.
In Cristo il Padre ci ha detto tutto e ci ha dato tutto. È lui la pietra angolare di ogni costruzione. È lui il fondamento roccioso dell'edificio della nostra vita di credenti. Non serve altro. Di questo dobbiamo esserne certi come Paolo.
Per sentirci già eredi di Cristo, abbiamo ricevuto un'anticipo, una caparra, come la chiama Paolo.
Lo Spirito di Dio ci testimonia che il dono è reale e la salvezza è già per noi, riversata nelle nostre vite e impressa con l'unzione che ci fa in Cristo, "unti", "christos" a nostra volta.

"Per Cristo, con Cristo ed in Cristo" ripetiamo noi nella liturgia eucaristica e in lui sale la lode di ogni creatura al Padre.
Siamo stati uniti col sigillo dell'Amore al Figlio: i nostri passi siano in comunione sponsale con lui, certi che il suo Amen farà della nostra vita un "sì" definitivo al Padre.

Commenti

  1. "Tutte le promesse di Dio in lui sono «sì». Per questo attraverso di lui sale a Dio il nostro «Amen».
    Al "si" di Dio il mio "amen".
    È suo il sì alla vita, all'amore, alla riconciliazione, alla misericordia, al dono gratuito.
    È mio l'amen accogliente, grato, stupito, benedicente.
    Tutte le promesse del Signore si compiono.
    Tutte le sue promesse sono per me e amen è la risposta.
    Il suo si fa nascere vita,
    il mio amen festeggia
    il dono.
    Amen ad ogni tua promessa Signore.
    Amen al tuo amore.

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  2. " ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori".
    Si più di questo non posso desiderare,questo è il TOP che io posso ricevere si,ma lo è ancora di più nella misura in cui lo manifesto,lo dono.
    SI

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