Prima lettura di domenica 20 giugno 2021

Fin qui giungerai
Gb 38, 1. 8-11

"Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all’uragano:
«Chi ha chiuso tra due porte il mare,
quando usciva impetuoso dal seno materno,
quando io lo vestivo di nubi
e lo fasciavo di una nuvola oscura,
quando gli ho fissato un limite,
gli ho messo chiavistello e due porte
dicendo: “Fin qui giungerai e non oltre
e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”?».


Una vera lotta nella fede, quella di Giobbe con Dio. Il suo grido di dolore è comune a tutti gli uomini che soffrono e si trasforma in domanda: perché la sofferenza?
Domanda urlata dal baratro della sua vita attanagliata dal dolore, risposta sussurrata dal Dio vivente in mezzo ad un turbine tempestoso. Non tranquilla riflessione filosofica, ma preghiera vera, vissuta tra la vita e la morte.
E il brano di risposta del nostro testo parla di limite, boccone duro da ingoiare e che Giobbe sembra volere ignorare.

“Fin qui giungerai e non oltre
e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”.

Sono parole riferite proprio al mare tempestoso che per quanto si agiti e alzi le sue onde non potrà mai superare il limite imposto dal creatore. Tutta la creazione, umanità compresa, è caratterizzata dal limite, che è confine di possibilità, ma punto di incontro con l'Infinito.
Solo il Signore può passare oltre, fare pasqua oltre ogni barriera e restrizione. Il mare, le acque profonde rappresentano il terrore della morte, ma sono dominate da subito in Genesi quando lo Spirito di Dio plana fecondando l'abisso (cfr. Gn 1, 2).
Come le acqua ricevono dal Creatore una divisione, un limite (cfr. Gn 1, 6-7), così anche la morte, il male, hanno un limite oltre al quale non posso giungere.
Il Signore è ostacolo con la sua vita ad ogni cosa; tutto è limitato e relativo, e questo che sembra il nostro male, per la Scrittura è la nostra salvezza.
Giobbe nella sua ricchezza aveva dimenticato questa lezione: ogni cosa, dalla più piccola alla più grandiosa nella natura ci ricorda continuamente che è dono di Dio, da lui proviene, in lui ha compimento.

"Qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”.
Giobbe, in un lungo dialogo sofferto con Dio, vede franare una ad una le sue certezze, i suoi averi, i suoi affetti, ma finalmente ascolta la vera sapienza, fa esperienza della caducità di ogni cosa, del suo destino a finire, si arrende all'incapacità di com-prendere progetti che solo Dio contiene.
L'orgoglio, la presunzione umana, l'arroganza di avere in sé l'unica verità, è stoltezza, destinata ad infrangersi davanti a calamità, pandemie, tempeste interiori e smarrimenti.
La strada per ritrovarsi è approdare alla scogliera dell'amore e della sapienza di Dio, uniche realtà definitive ed immortali, faro di luce per le nostre tenebre. Da questo nuovo punto di vista bisogna imparare a fare le domande più impegnative sulla nostra esperienza umana, compresa quella più frustrante del perché si soffre.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Seconda lettura di 2Cor 5, 14-17
Commento del 15 giugno 2019

Commenti

  1. “Fin qui giungerai e non oltre
    e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”.
    Parola forte che evoca il limite.
    Il mio limite.
    La mia vita come mare in tempesta, come fiume in piena, è dentro argini custoditi dal Signore.
    Limitazione? No, protezione.
    Il limite mi umilia e mi protegge.
    Ogni limite mi fa arrabbiate ma forse mi salva la vita.
    Fin qui e non oltre.
    Qui si infrange, come onda, il mio orgoglio.
    È parola per me.
    È luce per i miei occhi inconsapevoli del limite.
    Il Signore mi circonda come un muro.
    Il Signore mi circonda con le sue braccia, argini alla mia follia.
    “Fin qui giungerai e non oltre
    e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”.
    Amen! Alleluia!

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  2. Fin qui giungerai

    Bello quandoa frena un pericolo, un'imboscata, un attentato.
    Quando non lo fa?
    Io giungo fino a qua, non ho risposta a questo, certezza.
    Ma so che ci SEI
    Anche nel baratro.
    Aiutami a capirti
    Amen

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