Salmo del 5 giugno 2021
Lode nel paese del mio esilio
Da Tb 13
"Benedetto Dio che vive in eterno,
benedetto il suo regno;
egli castiga e ha compassione,
fa scendere agli inferi, nelle profondità della terra,
e fa risalire dalla grande perdizione:
nessuno sfugge alla sua mano.
Quando vi sarete convertiti a lui
con tutto il cuore e con tutta l’anima
per fare ciò che è giusto davanti a lui,
allora egli ritornerà a voi
e non vi nasconderà più il suo volto.
Ora guardate quello che ha fatto per voi
e ringraziatelo con tutta la voce;
benedite il Signore che è giusto
e date gloria al re dei secoli.
Io gli do lode nel paese del mio esilio
e manifesto la sua forza e la sua grandezza
a un popolo di peccatori.
Convertitevi, o peccatori,
e fate ciò che è giusto davanti a lui;
chissà che non torni ad amarvi
e ad avere compassione di voi."
Il capitolo 13, penultimo del libro di Tobia, è costituito da un lungo salmo di benedizione. Con questo cantico completiamo la riflessione che la liturgia ci ha suggerito su questo libro poco conosciuto.
Il senso profondo della storia degli israeliti, ma anche quella di ogni nazione, è l'essere portatori della benedizione del Signore; egli non lascia nessun uomo nel dramma e nella sofferenza, ma ha cura di tutti, fecondando e facendo fiorire le vite per doni più grandi.
"Benedetto Dio che vive in eterno,
benedetto il suo regno;
egli castiga e ha compassione,
fa scendere agli inferi, nelle profondità della terra,
e fa risalire dalla grande perdizione:
nessuno sfugge alla sua mano".
Nessuno e nulla sfugge alla sua mano, tutto è sotto il suo sguardo paterno e alla sua amorevole azione che coinvolge a 360 gradi l'intera creazione. Castigo e compassione, scendere negli inferi e risalire: in nessun caso siamo fuori dal suo amore di Padre e in ogni cosa il Signore agisce per il nostro bene di figli.
Un'altra donna biblica Anna, madre di Samuele, prega con un altro inno l'esperienza di resurrezione e fecondità che ha vissuto:
"Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire (1Sam 2, 6).
Questo è il modo più profondo di vedere Dio, il modo di "conoscerlo" veramente, affidando la propria vita in mani operose di bene.
"Quando vi sarete convertiti a lui
con tutto il cuore e con tutta l’anima
per fare ciò che è giusto davanti a lui,
allora egli ritornerà a voi
e non vi nasconderà più il suo volto".
È la logica dell'incontro dell'Antico Testamento: noi torniamo a lui e Dio ritorna a noi.
Il Nuovo Testamento è più audace:
"In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1Gv 4,10).
Gli apostoli comprendono che è il Signore ad amare per primo, lui sceglie noi e non viceversa (cfr Gv 15, 16).
In ogni caso si parla non di andata ma di "ritorno": il Veniente continua ad essere presente ogni giorno e noi torniamo alla fonte, alla sorgente del nostro vivere.
"Ora guardate quello che ha fatto per voi
e ringraziatelo con tutta la voce;
benedite il Signore che è giusto
e date gloria al re dei secoli".
Fare memoria delle opere di Dio, rendergli grazie e lodarlo, è una delle radici più vere della nostra preghiera.
"Il Signore che è giusto": questo afferma sempre la Scrittura e questa giustezza non è condanna inflessibile sulle nostre storture, ma compassione che colma ciò che è carente, sovrabbondanza d'amore dove manca di più. Della giustezza e della giustizia di Dio noi, se sapessimo profondamente cos'è, la chiederemmo continuamente e a gran voce, con tutto noi stessi.
"Io gli do lode nel paese del mio esilio
e manifesto la sua forza e la sua grandezza
a un popolo di peccatori".
La precarietà e la fragilità della nostra vita non ci può impedire di riconoscere la sua presenza incisiva nella nostra storia, di uomini peccatori, ma graziati e rinnovati dal suo amore misericordioso.
La Scrittura non parla di esilio solo per i deportati a Babilonia! Tutti siamo in esilio, cioè soggetti a schiavitù che ci mortificano, impediti a fare il bene che vorremmo, di passaggio e in cammino verso la nostra patria vera e definitiva.
"Convertitevi, o peccatori,
e fate ciò che è giusto davanti a lui;
chissà che non torni ad amarvi
e ad avere compassione di voi."
L'appello alla conversione nasce dalla profonda fiducia di Dio Amore e Compassione infinita!
Cambiare rotta, ritrovare la via che sembrava perduta per sempre, credere nella misericordia infinita del Padre, è ciò che ogni pagina della Scrittura suggerisce al nostro cuore impaurito.
Davanti al nostro peccato così grande, lo Spirito ci sussurra in ogni pagina: rivolgiti al Padre, chiamalo "Abbà", papà, e scoprirai quanto amore è pronto a mostrati.
Lodarlo anche dal "paese del mio esilio": noi siamo in esilio, chi lo nega, ma lui è esiliato con noi!
Questa la grande novità che ci fa capaci di Cristo, già abitanti nei cieli con lui, già inabitati qui e ora dalla sua presenza.
egli castiga
RispondiEliminac'è scritto così
castiga
(castigare,punire al fine di correggere)
Questo mi vuole dire,a me,ovviamente.
Io castigo come tu castighi i tuoi figli,per far capire la rettitudine ,il comportamento ,le richieste VANNO sempre orientate in giusta misura e direzione.
Correzione per il mio bene!
Ai miei occhi può apparire un castigo(cosa malevola),ma in effetti è una correzione per il mio bene!
Grazie Signore!
Amen
"Io gli do lode nel paese del mio esilio".
RispondiEliminaEsilio, parola amara che dice il mio tempo.
Esilio, parola vera che dice la mia condizione.
Esilio, parola dolce che dice il mio desiderio profondo della mia terra, quella di Dio.
"Io gli do lode nel paese del mio esilio".
Nel mio esilio cammino lodando, sperando, benedicendo.
La mia lode al Signore è di ogni giorno, per ogni dono, per ogni tempo.
"Io gli do lode nel paese del mio esilio'.
Oggi in esilio lodo.
Oggi in esilio continuo il mio cammino.
Oggi in esilio grido il mio grazie e la mia speranza.