Vangelo del 6 dicembre 2023

Non voglio rimandarli digiuni
Mt 15,32-37

"Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?».
Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene".

Il segno dei pani e dei pesci è raccontato da tutti gli evangelisti, che si soffermano con tanta attenzione su tutti i momenti di quel giorno memorabile.
Dio che sfama, che si prende cura, che provvede è sempre stato al centro della predicazione in Israele, a partire dal modo prodigioso con cui il popolo era stato sfamato con la mamma durante il tempo dell'esodo.
Anche Gesù richiama spesso quel segno (cfr. Gv 6,48-51) per far comprendere un altro nutrimento, una cura ben più grande e duratura, donato attraverso la sua carne.
E' cibo dato all'umanità intera, affinché tutti possano mangiare "a sazietà", senza riprendere la ricerca di un cibo che non dura per la vita.
Il Signore è il vero cibo dell'uomo, solo lui sazia veramente.

"Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla".
E' bello leggere di Gesù che si confida con i suoi amici! Dalle sue parole traspare una passione per coloro che incontra lungo il cammino, che lo prende nel profondo, che lo mette in relazione empatica col cuore dei suoi fratelli.
Lo anima questa grande "compassione", che è molto di più dell'atteggiamento comprensivo ma vago che intendiamo noi.
In Gesù "avere compassione",
tradotto dal greco "splanchnizomai",
assume il significato della cura materna, fino a considerare l'altro come sé stesso (cfr. Mc 12,31), fino a pagare di persona per il suo riscatto e la sua liberazione.
La compassione in Gesù rivela la misericordia del Padre che è mosso dalla troppa sofferenza che opprime i suoi figli, che si commuove nelle sue viscere più che una madre per il suo bambino (cfr. Is 49,15).
Come un Padre verso i figli, come un medico verso i malati, come il pastore verso le pecore allo sbando, così in Gesù non c'è nessun disprezzo per la folla confusa, ma solo tanto desiderio di nutrire e salvare.

"Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare".

Questi uomini e queste donne stanno con lui da tre giorni! Il numero non è citato a caso. Tutta l'umanità stava con lui nei tre giorni di passione e morte, tutti portati con lui nel sepolcro per uscirne infine risorti.
Stare con lui è salvezza, e per Gesù è realizzazione della volontà del Padre. La folla non lo abbandona e lui non vuole rimandarla a casa digiuna.
Il Maestro riconosce in queste persone così diverse tra loro un desiderio così forte di ascoltarlo che tutte mettono da parte perfino il cibo per non perdersi una parola o un suo gesto.
Si dimenticano di portarsi il cibo, ma non dimenticano l'olio per accendere le lampade e accogliere lo sposo (cfr. Mt 25,1-13).
La folla intuisce il potere saziante del Messia, vede in lui un segno di speranza, la medicina alla povertà e alla paura.

"Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino".
Gesù è attento alla fragilità umana; la stanchezza e la fame lo toccano nel profondo. Quante volte nelle situazioni di spossatezza abbiamo pensato di essere soli, di subire la prostrazione in completa solitudine, nell'indifferenza di chiunque!
Il Vangelo ci smentisce positivamente, ci annuncia che l'impossibilità di camminare, la paura di non farcela nel viaggio della vita, è vista e ascoltata dal Signore.
Egli prende su di sé la nostra debolezza in tutte le sue forme e provvede al nutrimento per tutto ciò che ci affama, che ci impoverisce di vita.
Davanti agli occhi stupiti dei discepoli organizza in luogo deserto un punto di ristoro non realizzato da mani d'uomo, ma totalmente opera di Dio.
Non è quello il cibo duraturo che darà all'umanità intera, ma ne è segno, sacramento che svela la sua ferma volontà di saziarci, risollevarci, portarci per sempre a stare con lui.

Link di approfondimento alla liturgia del giorno:

Prima lettura di Is 25,6-10
Commento dell'01/12/2021

Salmo 23 (22)
Commento del 22/03/2020

Vangelo di Mt 15,29-37
Commento del 02/12/2020

Commenti

  1. "Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla»".
    Compassione di Dio per noi. Compassione di Gesù per noi.
    Siamo immersi nella compassione.
    La compassione ci plasma,
    ci nutre,
    ci da vita,
    ci guarisce.
    "Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla»".

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  2. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene".
    Tutto quello che doni non lo pesi,doni all'infinito......
    Doni
    Fammi donare tanto!
    Amen

    RispondiElimina

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