Prima lettura del 12 giugno 2019



Lo Spirito dà vita
2Cor 3, 4-11

"Fratelli, proprio questa è la fiducia che abbiamo per mezzo di Cristo, davanti a Dio.
Non che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio, il quale anche ci ha resi capaci di essere ministri di una nuova alleanza, non della lettera, ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito invece dà vita.
Se il ministero della morte, inciso in lettere su pietre, fu avvolto di gloria al punto che i figli d’Israele non potevano fissare il volto di Mosè a causa dello splendore effimero del suo volto, quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito?
Se già il ministero che porta alla condanna fu glorioso, molto di più abbonda di gloria il ministero che porta alla giustizia. Anzi, ciò che fu glorioso sotto quell’aspetto, non lo è più, a causa di questa gloria incomparabile.
Se dunque ciò che era effimero fu glorioso, molto più lo sarà ciò che è duraturo".


La seconda lettera ai Corinzi è stata scritta intorno al 54-55 d. C., indirizzata da Paolo alla comunità fondata pochi anni prima durante il suo secondo viaggio missionario. Nel libro degli Atti degli Apostoli si trova il racconto del viaggio e la tappa di Corinto (cfr. 18, 1-18).

È crisi, all'interno della comunità e tra l'apostolo e la comunità stessa.
I Corinzi sono divisi e non riescono ad amalgamarsi e a superare le tante differenze. C'è chi si sente più cristiano degli altri, e chi, senza autorità, detta nuove regole come fosse un apostolo.
Inoltre alcuni predicatori cercano di screditare Paolo e il suo annuncio.
Rivalità ed egoismi, ovvi in ogni raggruppamento umano, fanno il resto oscurando la manifestazione dello Spirito.
Leggendo d'un fiato la lettera ci si rende conto che Paolo sente tutta la fatica di questo conflitto e del clima pesante che si respira a Corinto.

"Questa è la fiducia che abbiamo per mezzo di Cristo".
I problemi della comunità e le ostilità nei suoi confronti sembrano superare la possibilità di mediatore e pacere che Paolo ha.
Dopo aver in vari modi mostrato le sue ragioni, l'apostolo si appoggia alla fiducia che gli viene da Cristo.
È la fiducia del contadino che semina nella speranza. È la fiducia di chi non spera nelle proprie capacità ma nel dono di Dio.
Sembra di sentire il cuore di Paolo che si allarga di nuovo nella serenità, che ripete a se stesso gli incoraggiamenti che rivolge ai fratelli: "Tutto posso in Colui che mi dà forza” (Fil 4,13).

"Ministri di una nuova alleanza, non della lettera, ma dello Spirito".
Paolo si sente ministro in modo nuovo, non come gli scribi e i farisei che amministravano da "impiegati" della Scrittura il numero esagerato di norme e precetti su cui avevano poggiato la prima alleanza, quella fatta da Dio sul Sinai col profeta Mosè.
La Nuova è fondata su un patto che non parte dall'osservanza, ma dalla relazione amorevole: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato" (Gv 13,34).
E' fondata sullo Spirito che porta al Padre e al Figlio. Lo Spirito porta vita e rende viva anche la lettera, cioè la parola scritta e la tradizione.
Lo Spirito permette ai credenti di rendere sempre attuale la Parola del Signore, mentre attaccarsi alla lettera è tradirne il senso profondo.
Gesù ha dedicato molto del suo insegnamento a questa preminenza dello Spirito sulla Legge, anzi sottomissione e rinuncia della pretesa di applicare la Legge di fronte al bene dell'uomo e alla sua salvezza.
Mi viene in mente la parabola del buon samaritano (cfr. Lc 10,30-37), in cui i primi due "ministri" passano davanti al ferito, per essere fedeli alla legge scritta sulla purità rituale, lasciando quel poveraccio a morire lungo la strada...

"La lettera uccide, lo Spirito invece dà vita".
È ormai un proverbio che noi oggi usiamo per giustificare le cose più disparate.
In Paolo ha un significato esistenziale: lui sa bene a cosa lo aveva portato il fanatismo ai precetti e alla legge che separava nettamente i degni dagli indegni, i salvati dai perduti, i retti dagli empi.
Per quella legge Paolo era diventato cacciatore di cristiani, persecutore, esaminatore inflessibile della rettitudine rapportata ai precetti mosaici.
La lettera uccide veramente i fratelli, è un'arma sguainata davanti a coloro che non si attengono alle norme pedissequamente, e non tiene conto del limite, della povertà d'animo, dell'incapacità di essere a livello di Dio.
In fin dei conti la Legge, nell'intento di innalzare l'uomo a Dio, lo uccide!
Lo Spirito dà vita, cioè è rivolto a morti, a coloro che sono tagliati fuori, agli impossibilitati a vivere di precetti, ai lontani, agli ultimi, ai peccatori.
Lo Spirito viene in soccorso della debolezza, lui che è il forte, toglie il peccato con la forza di redenzione del Cristo, rende figli adottivi perché viene dal Padre.

Questo brano si conclude con un ragionamento che noi fatichiamo a seguire da Paolo che ci parla come un esperto rabbino e dottore della legge. Che cosa vuol dire? Egli ha davanti i conflitti di cui parlavamo prima e che riguardavano spesso il modo in cui bisognava vivere la fede.
Nella comunità infatti c'era chi sosteneva che il Vangelo andava annunciato, ma bisognava salvare la sequela ai vecchi precetti, che non era stato possibile rispettare, ma che andavano comunque tenuti.
È la tentazione sempre attuale di mettere il vino nuovo in otri vecchi (cfr. Mc 2, 22) a cui Paolo si opporrà tutti i giorni della sua vita.
La Legge mosaica non salva l'uomo ma lo denuncia come trasgressore condannandolo, come qualunque legge di questo mondo.
Se il volto di Mosè risultava luminoso (cfr. Es 34, 29-35) e svolgeva un servizio che lasciava condanna e morte dietro di sé, quanto più sarà luminosa e gloriosa, la parola del Vangelo che salva dalla morte, per mezzo della Pasqua di Gesù?
La nuova luce di salvezza offusca la luce precedente che gli ebrei vedevano sul volto di Mosè quando parlava con Dio. Cristo è la Luce, non solo degli ebrei, non solo di un popolo, ma del Mondo!

Il nostro ultimo versetto tira una conclusione: "Se dunque ciò che era effimero fu glorioso", cioè la legge antica ormai passata, "molto più lo sarà ciò che è duraturo" cioè la nuova ed eterna Alleanza che ci svela di essere amati dal Padre, nel Figlio, con la potenza dello Spirito.
Questa certezza che Paolo ci ricorda è importante più per noi che per i Corinzi.
Niente più nostalgia per "come si faceva una volta", nessun rimpianto per la dottrina imparata a memoria che ci illudeva della capacità di capire Dio, nessuna paura di "sgarrare" perché adesso non c'è più religione...
Apriamoci al vento nuovo dello Spirito che ci fa abbandonare fardelli obsoleti e ci apre ad un'intimità con la Parola che era impensabile cinquanta anni fa.

Lasciamo che irrompa la sua luce sempre nuova nella Chiesa e non impediamo nuove manifestazioni che tolgono dalla cecità di clericalismi e bigottismi formali.
Scopriamo di essere profeti per mezzo del Battesimo che ci ha immersi in Cristo e testimoniamo la nostra consapevolezza di essere salvati non per le opere, ma dall'Amore.

Commenti

  1. «La lettera uccide, lo Spirito invece fa vivere» (2Cor 3,6). Paolo non ha preso la parola spirito in un senso generico, ma l'ha presa in un senso molto specifico, quello di «Spirito del Dio vivente», come dice in una frase precedente (2Cor 3,3). L'antitesi tra lettera e Spirito caratterizza, secondo Paolo, la «Nuova Alleanza», di cui gli Apostoli sono stati «resi ministri capaci», Alleanza «non di lettera, ma di Spirito». Effettivamente, gli oracoli profetici che annunciavano l'instaurazione di una Nuova Alleanza, la descrivevano come una relazione interiore con Dio stabilita dallo Spirito Santo. L'oracolo di Geremia sottolineava la differenza tra la Nuova Alleanza e l'Alleanza del Sinai, basata in un testo fatto di lettere scritte su due tavole di pietra. La Nuova non sarà così (Ger 31,32), ma sarà scritta sui cuori (31,33). Ezechiele precisa che Dio darà ai suoi fedeli «un cuore nuovo», nel quale verserà «uno spirito nuovo», che sarà, dice, «il mio Spirito» (Ez 36,26-27). Nella sua Seconda Lettera ai Corinzi, san Paolo accenna a questi oracoli, a quello di Geremia, quando dice ai Corinzi che sono una «epistola di Cristo», scritta «non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei cuori» (2Cor 3,3), poi all'oracolo di Ezechiele, quando dice che «questa epistola» è stata scritta «con lo Spirito del Dio vivente» (2Cor 3,3) e che la «Nuova Alleanza» non è «di lettera, ma di Spirito» (3,6). L'Apostolo mette in forte contrasto la «Disposizione Antica» (cfr. 2Cor 3,14), caratterizzata da una legge esterna, una lettera, e la «Disposizione Nuova» (3,6), caratterizzata dal dono interiore dello Spirito Santo, che «abita» nei cristiani (Rm 8,9.11; 1Cor 3,16; 2Tm 1,14).
    (Albert Vanhoye)

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  2. Come la parola è stata scritta per ispirazione dello Spirito Santo, così per sua ispirazione e guida si può cogliere la verità contenuta nelle parole. Se ci si accosta alla lettera della Scrittura, ma senza lo Spirito del Signore che ce ne offre l’intelligenza, il risultato non può che essere uno solo: la più assoluta incomprensione e quindi la morte che ne deriva.
    (Angelo Trovato)

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  3. Al «ministero della condanna» e «della morte», Paolo contrappone «il ministero dello Spirito» e «della giustizia» (2Cor 3,8.9), cioè il ministero apostolico della Nuova Alleanza, che per mezzo della parola della fede in Cristo e per mezzo del battesimo comunica ai credenti lo Spirito Santo (cfr. Rm 15,16; 1Cor 6,11). L'azione dello Spirito non rimane esterna, come quella della legge; al contrario, penetra all'interno dei cuori e li purifica, li santifica, vi stabilisce una relazione interiore con Dio, un dinamismo di comunione vivificante. Il «ministero dello Spirito» viene chiamato da Paolo «il ministero della giustizia» in un senso che non ci è consueto, nel senso, cioè, che lo Spirito trasforma interiormente i peccatori e li rende giusti, conformi al progetto di Dio. Ai Corinzi, Paolo scrive: «siete stati lavati, santificati, giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio» (1Cor 6,11).
    (Albert Vanhoye)

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  4. La nuova ondata di Spirito, in altri termini, di concepire.. Quello di Dio.. Con una visione diversa è vivificante per me.
    Ero succube di prescrizioni e decreti, come purtroppo nella mia attività,..
    Ora sono voglioso di vivere in questa logica nuova

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  5. Come sempre la Parola è ricca e nutre il nostro cuore e la nostra mente. Così p ascolando tra la Parola mi nutro: " il Signore è mia luce e mia salvezza di chi avrò paura...." "se ciò che fu effimero fu glorioso molto più lo sarà ciò che è duraturo"..."tu sei Santo signore nostro Dio" .."insegnami o Dio i tuoi sentieri guida mi nella tua fedeltà e istruiscimi"...che meravigliosa certazza: il compimento non si basa sulla nostra obbedienza o sulla nostra trasgressione ma dipende dall obbedienza di Gesù, che obbedendo al Padre da pieno compimento alla Legge.in questa unica vera certezza sto e mio Dio ti ringrazio

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  6. È lo Spirito che da vita......
    Vieni Spirito Santo, apri i miei occhi, dammi un cuore capace di ascolto, conducimi alla verità e purificami con la tua forza.

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