Vangelo del 28 giugno 2019



Vi sarà gioia nel cielo!
Lc 15, 3-7

"In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola:
«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?
Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.
Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione»".


La pecorella smarrita è ormai per noi un immagine proverbiale. Questa piccola parabola, sottolinea con forza l'originale agire di Dio nei confronti di chi si smarrisce.

Il salmo 1 finisce dicendo che "la via dei malvagi va in rovina", anche se tradotto alla lettera è la via degli empi "si perde", perché nessuno se ne importa, cioè non se ne trovano più le tracce nel cuore di nessuno.
Se un malvagio si perde dalla circolazione, chi di noi sarebbe così folle da andarlo a cercare? Chi farebbe tanta fatica per riavere "tra i piedi" un malvagio, un anima persa, un peccatore che finalmente non si vede più in giro?

Il comportamento del pastore della parabola è paradossale.
La domanda: "Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto...?" ha una risposta ovvia: nessuno di certo, perché nessun pastore sarebbe così folle!
Le pecore che muoiono, o che il lupo mangia, sono in conto come possibile capitale che si perde.... Perché rischiarne addirittura 99, lasciandole sole e col rischio di perderle tutte?
È un rischio del 99%!
Che calcoli si fa questo pastore incosciente?!
La parabola rivela: non fa calcoli!
Si, questo pastore non conta le pecore come pezzi da macello, come capitale che gli deve fruttare, ma incredibilmente le ama!
Il brano di oggi è una attualizzazione di Gesù del cap. 34 di Ezechiele in cui aveva annunciato la volontà di Dio: "Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia" (Ez 34, 10).
La cura è personale e differenziata: ognuno ha bisogno di cose diverse, ma tutte hanno bisogno di cure e dell'occhio vigile che non le smarrisce.

È un pastore sui generis, ma proprio quello giusto per le pecore.
I profeti avevano denunciato la mercificazione da parte dei pastori di Israele che avevano predato le pecore, anziché condurle al Signore:
"Per colpa del pastore si sono disperse e son preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate. Vanno errando tutte le mie pecore in tutto il paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura" (Ez 34, 5-6).
La denuncia è pesante: se le pecore sono disperse è colpa dei pastori che le hanno disperse e non le hanno ricondotte al Signore.
Il Signore scende in campo per impedire la distruzione del suo gregge: "Strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto (Ez 34, 10).
Addirittura questi pastori-lupi campano sulla pelle delle pecore!
Era necessario un pastore diverso, che lavorava a perdere, anziché ad arricchirsi, che metteva la vita nella ricerca di comunione, anziché in giudizi e condanne.

"...va in cerca di quella perduta, finché non la trova?"
È instancabile il Signore!
"Finché non la trova" dice che non c'è un limite massimo di tempo speso a cercare.

La storia della salvezza è una lunga ricerca dell'uomo, da quando quell'Adamo, che voleva camminare col Signore, si nascose la prima volta per vergogna.
"Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio" (Eb 1, 1-2).

Per questo la Parola è riecheggiata sempre, per questo ha mandato il Figlio come pastore bello a radunare il suo gregge!
E stiamo parlando sempre di una pecora "perduta", una che si è allontanata dal gregge volontariamente e da nessuna parte dice che ha intenzione di tornare pentita!
La ricerca è continua, prolungata nel tempo e l'attesa di riaverla è per sempre!

"Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini.."
Non cammina da sola una pecora che non riusciva a tornare: è necessario caricarsene il peso, camminare per lei, farsi schiacciare dalla sua impossibilità!
Ma non è questo che ha fatto Gesù Cristo con ognuno di noi e per ognuno di noi?!
E questa gioia gridata a tutti quelli della casa, è la voglia di condividere un sollievo così grande che solo un padre e una madre possono provare!!
Gesù descrive se stesso e il Padre: il loro non è un comportamento ovvio, a meno che non si parta dall'amore.
Solo il Padre può essere così folle per aver coinvolto suo Figlio in questa impossibile salvezza, rimettendoci sempre per figli peccatori e persi!

"Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione".
La gioia sovrabbonda per chi non lo merita, per chi è perso agli occhi del mondo, ma non a quelli del Padre!
Leggendo bene questa parabola si desidererebbe quasi essere quella pecora perduta, perché perdere la via per trovare un tale amore, fa scoppiare il cuore dalla felicità!
Ma noi siamo quella pecora!
Illusi di abitare col Signore, pensiamo di essere con lui sempre: ma è solo per sua grazia che la nostra vita è ripresa, perdonata, riassunta nel suo seno!
Siamo quella pecora e grazie a Dio, siamo amati!!!

Commenti

  1. "È così che Dio ci ama veramente. Non ci schiaccia con un amore che basta a se stesso, onnipotente e trionfante; egli mendica anche il nostro amore. Non siamo i soli a dipendere dal suo amore. Anch'egli vuole, per così dire, dipendere dal nostro. Non siamo i soli a porre le radici nel suo Cuore. Anche lui vuole avere le sue radici nel nostro. Egli vuole infatti che diventiamo suo tormento e sua gioia".
    (Andre Louf).

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  2. “accoglie i peccatori e mangia con loro”. Non dice che mangia con loro perché si sono convertiti, o “se” si sono convertiti, ma semplicemente che mangia con loro.
    Ed ecco allora la prima, importantissima parabola, che mi capita spesso di citare, perché con poche parole ha la potenza di esprimere tutto il senso dell’intera storia della salvezza, e di essere quindi un prezioso piccolo paradigma di tutto il testo biblico della Prima come della Seconda Alleanza.
    (Giovanni Nicolini)

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  3. Notiamo soprattutto quell'avverbio che l'evangelista pone tra il cercare e il trovare la pecora perduta: "finché", "finché non la ritrova", che lascia intuire l'affanno, la tenacia e l'infinita pazienza di Dio che non s'arrende né ci volta le spalle davanti all'evidenza colpevole delle nostre fughe. In particolare, è nell'immagine di quest'uomo "tutto contento" che si mette in spalla la sua pecora ritrovata, che Gesù ci mostra la tenerezza viscerale e paterna del Signore, soprattutto se pensiamo che ai tempi di Gesù, i pastori, spesso, dopo aver ritrovato la pecora perduta, le spezzavano una zampa perché l'animale imparasse a non allontanarsi dal gregge.
    (Casa di preghiera S. Biagio)

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  4. Oculatezza e capillare interessamento di ogni mia cellula
    dopo la creazione di una macchina così Meticolosamente partorita, ora non può non curarla, coltivarla, tenerla in. Vita.
    Ecco l''a more viscerale che ha per me ed assolutamente superiore, incalcolabile, non misurabile... RISPETTO a quello che io ho coi miei figli.
    Grazie Papa mio

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  5. Il pastore buono deve sempre camminare davanti perché solo Lui conosce la strada : dove essa conduce quali luoghi attraversare quali pericolo incontra, quale ritmo e passo richiede. La misericordia che abita nel cuore di Gesù è una misericordia che non indugia che cerca che trova che accoglie che si fa carico della nostra debolezza. Grazie o mio pastore perché :" quando mi trovi pieno di gioia mi carichi sulle spalle" ...

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