Prima lettura di Domenica 16 giugno 2019

Giocavo davanti a lui in ogni istante
Pr 8, 22-31

"Così parla la Sapienza di Dio: 
«Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività,
prima di ogni sua opera, all’origine.
Dall’eternità sono stata formata,
fin dal principio, dagli inizi della terra.
Quando non esistevano gli abissi, io fui generata,
quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua;
prima che fossero fissate le basi dei monti,
prima delle colline, io fui generata,
quando ancora non aveva fatto la terra e i campi
né le prime zolle del mondo.
Quando egli fissava i cieli, io ero là;
quando tracciava un cerchio sull’abisso,
quando condensava le nubi in alto,
quando fissava le sorgenti dell’abisso,
quando stabiliva al mare i suoi limiti,
così che le acque non ne oltrepassassero i confini,
quando disponeva le fondamenta della terra,
io ero con lui come artefice
ed ero la sua delizia ogni giorno:
giocavo davanti a lui in ogni istante,
giocavo sul globo terrestre,
ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo»".

Cos'è la Sapienza? Mille potrebbero essere le definizioni che partono dall'esperienza umana di chi è sapiente o delle manifestazioni sapienziali.
Ma il libro dei Proverbi ne dà un quadro inedito.
E' un libro redatto in ebraico verso il V secolo avanti Cristo, attribuito per lo più a re Salomone, figlio di Davide.
Il nome ebraico del libro viene dalla parola mashal e richiama l’idea dell’insegnamento, di indirizzo di vita per i giovani, di consigli morali.
Ma il libro dei Proverbi è molto di più dei libri sapienziali antichi che sono arrivati a noi dall'Egitto, dalla Mesopotamia o dall'Oriente.
L'insegnamento che si attinge dai libri sapienziali dell'Antico Testamento ha Dio come fonte e fine.
Il timore di Dio, cioè riconoscere quanto sia grande la sua benevolenza e scoprirsi figli bisognosi del suo amore, è in effetti la sapienza che si dipana come filo conduttore in tutta la Bibbia.
Nel brano della liturgia di oggi, celebrazione della Trinità, ci viene rivelato un volto di Dio che spesso è dimenticato.
È un vocabolario bello quello di questa pagina in cui si parla, di gioco, di delizia, di vita che inizia.

"Il Signore mi ha creato".
La sapienza è una creatura di Dio, speciale però, perché precede tutte le altre creature. Addirittura la sapienza è all'origine dell'opera creatrice e influenza tutta l'opera che segue.
Tutto l'inno canta la presenza della sapienza, accanto a Dio, spettatrice con lui della bellezza che sorge mediante la Parola.
Anche il libro del Siracide si sofferma a lungo sulla Sapienza, come abbiamo già avuto modo di scoprire nella liturgia del 25 febbraio.
"Il Signore stesso ha creato la sapienza,
l'ha vista e l'ha misurata,
l'ha effusa su tutte le sue opere" (Sir 1, 9)


"Quando egli fissava i cieli, io ero là".
In Genesi, Dio era solo a chiamare all'esistenza, a fare risuonare la Parola, a rallegrarsi dello spettacolo che nasceva?
Il libro dei Proverbi risponde: no, non si può essere soli a dare e a fare sgorgare la Vita!
Dio non è un solingo vecchio distaccato e immobile nella sua perfezione.
Solo una pseudo teodicea asettica e avangelica può immaginarlo così. Che tristezza!
La sapienza è al fianco del creatore e insieme a lui si rallegra di ciò che viene all'esistenza e con lui festeggia il sorgere di ogni vita.

"Io ero con lui come artefice".
La sapienza non è spettatrice passiva, è artefice con Dio, impasta e soffia aliti di vita pure lei.
Dando il suo contributo, ogni cosa ne porta l'impronta.
Ma scopriamo anche altro in questo quadro inedito che il brano ci mostra, momenti mai visti da nessuno se non dal Signore che ha ispirato il libro!
La Sapienza, incredibilmente, è artefice anche della gioia di Dio!
Infatti è detto: "ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante".
Sembra di vedere il padre con la sua bambina che gli gioca felice davanti, e che si delizia della bellezza e leggerezza di questa piccola creatura.
Sapienza e gioco nel nostro sentire comune sono in contrasto. Noi immaginiamo la sapienza pensosa, seriosa...
Invece la dimensione del gioco e della gioia sono fondamentali e "sapienti" modi di gustare i doni del Signore che nella creazione abbondano e saziano al solo ammirarli.
Questa immagine mi rimanda alle parole di Peguy nel libro che è l'esaltazione della speranza. Anch'essa viene descritta come una bambina che muove le sorelle grandi, fede e carità, nel loro faticoso procedere.
"È proprio questa bambina che attraverserà i mondi.
Questa bambina insignificante.
Lei sola, portando gli altri, che attraverserà i mondi passati"
( Peguy - Il Portico del Mistero della Seconda Virtù).
La Sapienza in noi è speranza: solo uno sguardo aperto al possibile, al futuro ci fa scoprire la sapienza che abita il mondo.

Allora cos'è la sapienza? È lo spettacolo meraviglioso della vita, è il manifestarsi continuo della gioia di Dio per la creazione, è la certezza che la creazione è cosa buona e bella (vedi il primo capitolo della Genesi).
"Ogni istante" è prezioso per entrare in sintonia con la bellezza che ci circonda.
Se non usciamo dalle nostre città, certo comode e confortevoli, ma fatte a misura nostra e artificialmente create per togliere i disagi della natura, non ci ricordiamo che noi siamo fatti per mari, spiagge, monti, fiumi e prati.
Chi è il sapiente? Chi, come Dio sa guardare così l'intera creazione!
L'uomo che si ferma e guarda oltre i suoi impegni, il suo lavoro e l'opera delle sue mani, scopre ciò che lo precede, il giardino accogliente che il Signore ha preparato da sempre e che è rivelazione della sua grandezza e del suo amore.
"Il Cantico di frate sole" del poverello di Assisi è una meravigliosa espressione di questa "filosofia di vita"!
In questo periodo di ferie che si avvicina ritagliamoci dei giorni per riscoprirci liberi di fermarci, respirare nei prati, gioire e giocare davanti al Signore e riscoprire il sapore dei nostri giorni, perché la Sapienza c'è e lavora ponendo le sue "delizie tra i figli dell’uomo".

Commenti

  1. Nelle distese immense dei cieli, negli spazi mirabili della natura Dio sembra del tutto immerso in un atto creativo libero e appassionato, un po’ come accade al bambino quando sta giocando. Tutte le sue energie intellettuali e fisiche sono assorbite in quel piacere intimo e totale. È ciò che si ripete per l’ artista quando è coinvolto nella sua attività creatrice: nulla lo distrae e il suo spirito e il suo corpo sono totalmente consacrati all’ opera che sta uscendo dalle sue mani.

    L’ abbandono di tutto l’ essere che l’ artista sperimenta nell’ istante creativo si trasforma in un segno visibile dell’ infinita perfezione della mente e dell’ azione del Creatore. C’ è, a questo proposito, un testo molto suggestivo di Lutero che, ammiccando idealmente al passo del libro dei Proverbi da noi proposto, così dipinge la meta ultima della storia e dell’ essere: «Allora l’ uomo giocherà con il cielo e con la terra, giocherà con il sole e con tutte le creature. Tutte le creature proveranno anche un piacere immenso, un amore immenso, una gioia lirica, e rideranno con te, o Signore, e tu a tua volta riderai con loro».
    (Gianfranco Ravasi)

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  2. Degno di interesse è lo schema per mezzo del quale viene descritta la creazione.
    Essa viene rappresentata come un grande gioco, il gioco dell'artista che crea, non per egoismo o per bisogno ma perche vuole comunicare se stesso, realizzare un grande capolavoro.
    La creazione viene presentata come una trama di meraviglie.
    (Carla Sprinzeles)

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  3. Ci viene offerto un inno di rara bellezza intonato alla Sapienza che intesse un dialogo con Dio.
    Un dialogo da cui prende forma, in modo armonico, l’intero creato al cui vertice sono collocati “i
    figli dell’Uomo” in compagnia dei quali la Sapienza trova la sua felicità. “Ed è proprio in questo
    incontro gioioso - scrive mons. Ravasi - che la Tradizione cristiana ha identificato nella Sapien-
    za divina il profilo di Cristo stesso. Per Dio creare è una festa, è gioia, è atto artistico, è pace”. È
    Questo che ci insegna la bella pagina tratta dal Libro dei Proverbi.
    (Francesco Londei)

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  4. "noi siamo fatti per mari, spiagge, monti, fiumi e prati"

    È vero! Al mare, su un prato, in montagna, mi "sento a casa", più che in un ascensore, in corridoio, in una qualsiasi sala di attesa. Per ognuno di questi posti ci vuole un motivo e uno scopo per andarci. In spiaggia, in riva a un fiume, ci vado attratto dallo "stare bene", dal sentirmi libero. Se non avessi spiagge e prati, mi sarebbe impossibile entrare in ascensore o in ufficio!

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  5. Con quali nomi possiamo chiamarti o ineffabile amata Presenza, quando ogni nome ti è quasi un offesa, Dio che ti celi pur quando ti sveli? Non è a tua immagine l uomo soltanto né il creato che sempre tu formi, ma unità della vita e dei mondi era il tuo primo indicibile nome. Ma ora con Cristo possiamo chiamarti Padre o Amore o Sostanza del mondo; per il suo Verbo celatosi in noi di ogni vita valore e salvezza. Noi battezati nel nome del Padre e del suo Figlio e del santo suo Spirito all i finito e unico Iddio gloria infinita cantiamo con gioia.

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  6. Il tempo mi dà ragione,
    Liberarmi dai lacci, è facile, basta volerlo, osare
    Abbandonarsi con sé stesso.
    È vero tanti dipendono da quello che do' loro, non io persona
    Ma stare solo mi fa bene
    Contemplo anch' io il creato.
    Nella mia routine sono una macchina

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  7. Interessante la storia del gioco, infatti credo sia uno strumento importante per la nostra crescita, che ci conduce in modo leggero verso la vita che è dono e grazia di Dio. Giocare insieme a chi ti ama tanto e che vuole solo la tua felicità è veramente una esperienza unica e preziosa, è un condividere tutto.
    Una preghiera indiana dice: Dio mi guarda quando lavoro, ma sorride quando gioco.... che bello! È davvero tenero lo sguardo di Dio Padre su di noi.
    Signore dammi occhi nuovi per guardare il mondo come lo guardi Tu.

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  8. “Ma se qualcuno di voi manca di sapienza, la chieda a Dio che dona a tutti liberamente senza rimproverare, e gli sarà data.” (Giacomo 1.5)

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