Vangelo del 25 giugno 2019
Entrate per la porta stretta.
Mt 7, 6. 12-14
«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!»"
Il detto delle perle ai porci è una delle espressioni più curiose del Vangelo. A chi verrebbe mai in mente di fare una stranezza del genere?
Eppure nella logica dell'educazione maestro - discepolo, dove il cammino è di iniziazione progressiva, graduale e secondo l'esperienza di ognuno, ciò indica il senso grande di discernimento da avere nell'evangelizzazione e nella catechesi.
Un paragone del genere per un ebreo era lampante.
Per gli ebrei porci e cani indicavano i pagani, a cui non potevano essere donate le parole della Scrittura, cibo per la Vita!
Noi sappiamo che il Vangelo è donato senza riserve e senza distinzioni a tutti.
Se guardiamo alla predicazione di Gesù fatta in ogni luogo, a qualsiasi persona colta o meno, religiosa o pagana, peccatrice o "pura" per la legge, ci rendiamo conto della sua instancabilità e gratuità ad annunciare il Regno.
Eppure non tutto si può dire a tutti nello stesso momento e Gesù non aprì bocca di fronte a Pilato, davanti a coloro che lo ingiuriavano o ai capi dei sacerdoti.
Allora in bocca a Gesù queste parole assumono un altro senso, e vogliono aprire gli occhi ai discepoli.
L'annuncio del Regno è prezioso, non và vanificato o reso inefficace dalla banalizzazione. E' la scoperta più importante della vita e il discepolo l'apprezza e la custodisce facendone crescere i frutti, e spendendoci tempo ed energie.
"Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra" (Mt 13, 44-46).
Un altro dei detti sbalorditivi di questo brano riassume tutta la legge e i profeti: "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro".
Affermare che tutta la rivelazione, tutta la Scrittura, tutta la Parola donata personalmente da Abramo a tutta la discendenza, tutti le indicazioni per relazionarsi e vivere con Dio si riassumano in questa regola di vivere civile (almeno questo sembra!) ci lascia interdetti!
Basta così poco? Siamo sempre a caccia di criteri e regole...
Questa regola è impossibile da dimenticare, facilissima da comprendere, eppure quasi mai seguita!
Gesù non è venuto a chiedere preghiere nuove o nuovi sacrifici per il Padre, ma a volgere la nostra vita ai fratelli.
Alla fine la Parola di Dio si gioca nell'uscire da se stessi per riscoprire l'importanza e la priorità dei rapporti e Dio scende al livello del prossimo che abbiamo davanti.
Il rapporto con lui diventa vero nella misura in cui lo si realizza concretamente con le persone che camminano con noi tutti i giorni.
"Entrate per la porta stretta".
Cos'è la porta stretta di cui parla Gesù?
La prima risposta ovvia sarebbe il sacrificio, la penitenza, le rinunce...
Non ci sembra che Gesù abbia mai spinto i suoi a "fustigarsi" gratuitamente, né che il Padre abbia chiesto questo.
Gesù in Mt 9, 13 spinge a imparare cosa sia la misericordia e cita espressamente il profeta Osea che affermava: "Poiché voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti" (Os 6, 6).
La visione che la religione, più era pia, più doveva essere segnata dal sacrificio, ha fatto dimenticare che incontrare il Signore porta gioia, pienezza, voglia di condividere l'amore ricevuto e non certo un'aria penitenziale a vita!
Ma allora che sarà mai la porta stretta?
Ci può venire in aiuto la frase di Gesù che afferma:
"Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo!" (Gv 10, 9).
La strettoia difficile da oltrepassare è la sua umanità: "non è costui il figlio di Giuseppe falegname..." (Mc 6, 3).
Un dio nel fuoco, nel fulmine, in un segno in alto del cielo, ci intimorisce, ma ci piace! Risponde alla nostra idea umana del dio forte, potente, lontano e imponente!
Ma un tuo concittadino, un compaesano, uno come noi, che dice di essere il Figlio di Dio, la pienezza di ogni scrittura, fa ritrarre indignati, è pietra di scandalo e motivo di incredulità.
Gesù è la porta veramente faticosa da attraversare!!!
La nostra stessa umanità, assunta dal Figlio e redenta gratis, è porta stretta, nella chiesa, tra i credenti, in noi stessi limitati e feriti e farà sempre scandalo.
Anche la croce è naturalmente porta stretta, perché assunta dal Figlio per la nostra salvezza e mai scaricata, .
Quella strada che il Figlio ha fatto volontariamente e non come un sacrificio per ingraziarsi il Padre, ci sostiene nelle necessarie croci da portare per il bene dei fratelli.
Lasciamoci condurre da Gesù nella logica nuova del Padre che ha scelto, prima e sicuramente contro ogni nostro consiglio, una via da perdente contro ogni idea di Dio forte, una relazione da amante dell'umanità e non da giudice inflessibile, la via stretta dell'Amore anziché quella larga del proprio tornaconto.
Facciamoci trascinare in Cristo da questa apertura che ci fa intravedere una nuova possibile relazione col Signore e con i fratelli, sicuri che dall'altra parte ci sarà solo Vita.
Il versetto 6 è proprio di Matteo. I cani e i porci erano, per gli ebrei del tempo un’immagine eloquente di qualcosa di disprezzabile e impuro. I cani erano tutti randagi (non dobbiamo pensare a dei simpatici cagnolini domestici…) e i maiali erano animali impuri per la legge. Il contesto ci proibisce di intendere questa espressione come una proibizione di Gesù di accostare persone disprezzate dalla società o di rivolgersi ai pagani. Cozza contro altre affermazioni del Signore e soprattutto con il suo comportamento. Non è una proibizione ma un insegnamento sul modo di porgere i contenuti della salvezza, il Vangelo e i sacramenti della fede. Non è sufficiente cioè la consapevolezza della loro preziosità (cose sante, o – rifacendosi all’aramaico – anelli preziosi e perle) ma occorre guardare con attenzione se le persone a cui li proponiamo sono preparati ad accoglierli.
RispondiElimina(alleanzacattolica.org)
I cani e i porci per gli ebrei sono i pagani, quelli che non sono iniziati alla fede: più o meno tutti. Allora le cose sante, le perle, la
RispondiEliminaperla del Regno, la verità evangelica, non va buttata a tutti. Non perché siano cattivi, ma perché non sono preparati ad accoglierla.
Quindi, anche se non giudico, devo avere il discernimento. Sapere se è bene o male fare una cosa. Non è che il fatto di non giudicare le
persone faccia perdere poi la capacità di valutare cosa è bene fare e cosa è male fare. So che dare una margherita o una perla a un porco
non giova, gli fa male ai denti e poi magari mi mangia il piede. Allora non val la pena. Farò qualcos'altro.
Ma questo non è un giudicare le persone, è un valutare la
situazione per vedere che cosa è più opportuno fare in quel
momento. Perché in realtà quelli che qui sono chiamati cani e porci,
al capitolo dopo, al successivo, saranno quelli ai quali è destinata la
fede. Quindi questo versetto indica la "mistagogia", cioè
l'introduzione progressiva alla verità che bisogna fare perché l'altro la possa recepire davvero. Perché si può rendere un cattivo servizio
a delle persone dicendo la verità che non sono in grado di capire in quel momento. Le allontani dalla verità. Come è un cattivo servizio
nella notte a uno puntargli i fari negli occhi, non ci vede. Ma è luce!
La luce non la vedi se ce l'hai negli occhi, mettila un po' più bassa!
(Silvano Fausti)
«Entrate per la porta stretta».
RispondiEliminaGesù sta parlando ai suoi discepoli, a ciascuno di noi, esortandoci ad entrare per la porta stretta. È lui la porta e la sua vita è stata veramente stretta, perché sempre segnata dalla croce. “Io sono la porta – ha detto Gesù -, se uno entra attraverso di me, sarà salvo”. Sì, Gesù è la porta, Gesù è la via per andare dove, se non al Padre, la sorgente della vita? Gesù ci sta dicendo chiaramente che, se vogliamo essere suoi discepoli, dobbiamo porci alla sua sequela, adesso, oggi. E per seguirlo bisogna mettere in gioco tutta la nostra esistenza, infatti chi vuol salvare la sua vita, la perde, ma “chi perderà la propria vita per me e per il Vangelo, la salverà”.
(clarissealbano.it)
La porta, le perle i porci
RispondiEliminaED io
Parola terrificante per me fino a qualche tempo fa
Io assolutamente porco-pagano, assolutamente non meritevole di perle:
La stretta via di passaggio per arrivare a TE ancora più impercorribile
Ora guardo con libertà di spirito, questa nuova ondata di accoglienza, questo passpartout regalatomi, quindi GRATIS per stare al TUO fianco, perché TU hai scelto questa vicinanza!
Grazie
Sei Tu Signore la porta della salvezza. Come è stata male interpretata questa splendida pagina evangelica, che ci vuole liberi dai sacrifici, dai "doveri" che un buon cristiano è tenuto a fare per entrare nella schiera dei santi. Sono santa perché santificata dall'amore di un Dio che ha scelto di sconfiggere la morte incontrandola. Sentirmi così amata mi spinge ad amare, accogliere Cristo mi libera dalle paure di un inferno e mi rende figlia adottiva, coerede di un Regno già vivo e presente in mezzo a noi
RispondiEliminaMi colpisce tanto il discorso delle perle a cani e porci e ancor di più il discorso della porta stretta. Innanzitutto sono contenta della spiegazione chiara dei tempi da rispettare nell' annunciare la Parola agli altri, è vero che se una persona non è preparata o pronta a ricevere il dono del Vangelo e comprenderne la bella e buona notizia che da vita, lo sciupa in malo modo.
RispondiEliminaEntrare per la porta stretta.........
L'umanità di Gesù è stata per me spesso motivo di stupore, una meraviglia disarmante che mi porta continuamente a rivedere chi è Gesù e chi sono io per Lui. Il vero volto del Signore è sempre minato da un falso idolo ostile e intimidatorio, allontanarsi dalla sua Parola o guardare a Lui come ad un Dio che fa magie o peggio ancora pensarlo un ricattatore è davvero mortale. L' insegnamento di Gesù e le sue parole sono realmente delle perle preziose che non vanno assolutamente sciupate e calpestate, tantissime volte mi sono aggrappata ad esse e mi sono salvata.
Signore ho bisogno di Te, ho bisogno di scartare e smantellare le false idee, liberami dagli ingannevoli modelli da cui sono attratta. Le mie illusioni, i miei fallimenti mi spingono a dirti come Simon Pietro: Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.
Ma io sono povero e bisognoso, di me ha cura il Signore. Tu sei il mio libe
RispondiEliminaratore: mio Dio non tardare.
( salmo 39).