Prima lettura del 9 agosto 2019

La condurrò nel deserto
Os 2, 16-22

"16 Perciò, ecco, io la sedurrò,
la condurrò nel deserto
e parlerò al suo cuore.
17 Le renderò le sue vigne
e trasformerò la valle di Acor
in porta di speranza.
Là mi risponderà
come nei giorni della sua giovinezza,
come quando uscì dal paese d'Egitto.
18 E avverrà, in quel giorno
- oracolo del Signore -
mi chiamerai: «Marito mio»,
e non mi chiamerai più: «Baal, mio padrone».
19 Le toglierò dalla bocca
i nomi dei Baal
e non saranno più chiamati per nome.
20 In quel tempo farò per loro un'alleanza
con gli animali selvatici
e gli uccelli del cielo
e i rettili del suolo;
arco e spada e guerra
eliminerò dal paese,
e li farò riposare tranquilli.
21 Ti farò mia sposa per sempre,
ti farò mia sposa
nella giustizia e nel diritto,
nell'amore e nella benevolenza,
22 ti farò mia sposa nella fedeltà
e tu conoscerai il Signore".


Questo bellissimo inno d'amore che il profeta Osea ha reso immortale, tocca il cuore a leggerlo. È il linguaggio dei canti di amore di cui l'oriente è ricco, ma la profezia supera e va al di là del primo significato carico di emozioni.
L'avventura di Osea inizia con un comando del Signore che annuncia un dramma profondo; la sua vita è simbolo e incarnazione della lacerazione tra il Signore e i suoi figli.
"Va’, prenditi in moglie una prostituta,
genera figli di prostituzione,
poiché il paese non fa che prostituirsi
allontanandosi dal Signore" (Os 1, 2).

Osea dovrà vivere con una sposa che lo tradisce e il Signore lo porterà a continuamente perdonare.
Nella sua denuncia, l'infedeltà della sposa Israele, ha la stessa lacerazione drammatica delle sue viscere che amano ma devono assistere al tradimento della moglie.
La prostituzione di Israele (idolatria) viene resa plasticamente in questo matrimonio, in cui la caparbia fedeltà dello Sposo avrà la meglio.

"Perciò, ecco, io la sedurrò".
Si riparte dal tempo del corteggiamento, usando le armi della seduzione e non quelle della cesura. La conquista del cuore dell'amata riparte col piede giusto.
Il peso del tradimento non intralcia la dolcezza che ancora l'amato prova per colei che è la gioia dei suoi occhi.
La voce del Signore è descritta proprio come seducente, ammaliante. L'uomo non resiste al suo richiamo neanche quando è dolorosamente seguito, come nel profeta Geremia. (Ger 20,1).

"La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore".
L'amato ha bisogno di ritrovare quei momenti unici in cui niente impediva gli sguardi. Il deserto intorno ai due amati fiorisce come un giardino in cui gli amanti si immergono per la loro intimità.
Per Dio e il popolo, il tempo della marcia verso la libertà nel deserto è ormai lontano.

Ma c'è nostalgia per quegli anni in cui nessun altro e nessuna cosa intralciava la reciproca attenzione e il parlarsi bocca a bocca.
È un tempo unico e benedetto che viene sognato come luogo del fidanzamento e diventa paradigma dell'incontro sponsale di ogni uomo col suo Signore.

È necessario trovarsi uno spazio di deserto in cui semplicemente fermarsi e riposarsi nel Signore, in sintonia, in un silenzio che risuona di canti d'amore.

"Le renderò le sue vigne".
Il Cantico dei Cantici ha tante immagini che rimandano alla vigna, simbolo d'Israele e della sedentarietà raggiunta nella terra promessa.
"Di buon mattino andremo alle vigne;
vedremo se mette gemme la vite, se sbocciano i fiori,
se fioriscono i melograni: là ti darò le mie carezze!" (Ct 7, 13).

Il Signore promette di ristabilire l'antico splendore. La vigna, feconda e stabile, sarà di nuovo prerogativa di questo popolo prediletto, posto in un giardino di delizie.

"Là mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza,
come quando uscì dal paese d'Egitto".
Alla chiamata del Signore risponde la sposa e viceversa. L'uscita dall'Egitto è letta come la risposta dell'uomo alla chiamata di Dio. Uscire per la Bibbia è sempre un essere portati fuori da una Parola.

"E avverrà, in quel giorno - oracolo del Signore - mi chiamerai: «Marito mio», e non mi chiamerai più: «Baal, mio padrone».
Finalmente sarà riconquistato il cuore di Israele, sposa al suo sposo. Riconoscerà il suo vero marito, prima barattato con un dio straniero, Baal, principale divinità fenicia, dio della fecondità e fertilità a cui il popolo si era prostituito.
Non un idolo di pietra, muto, non un signore/aguzzino che pretende la vita dei figli, ma un amante appassionato.

"In quel tempo farò per loro un'alleanza".
Osea annuncia una nuova alleanza escatologica, totale, che coinvolge il cosmo (animali) e la storia (arco, spada, guerra): tutto è in funzione di questa sposa amata, che avrà intorno a sé un mondo felicemente pacificato.
Fa bene al cuore leggere che il nostro futuro va verso la pacificazione col Signore e con tutta la creazione.
Noi uomini, che della creazione facciamo parte e di essa ci nutriamo e viviamo, abbiamo bisogno di recuperare un rapporto non conflittuale con la natura che ci dia pace duratura, quella che assaporiamo quando ammiriamo le meraviglie che ci circondano.

E finalmente "Ti farò mia sposa per sempre".
Il tempo del tradimento e della separazione è superato dall'opera dell'amato, mai arreso alla perdita della sua sposa.
Sposa per sempre è l'umanità che segue il suo Sposo alla destra del Padre.
Per sempre è ciò che il nostro cuore ripete di fronte all'amore, al bello, al bene. La promessa è l'apice del dono totale di entrambi.

"Ti farò mia sposa nella fedeltà
e tu conoscerai il Signore".

È l'annuncio del destino nuziale di tutta l'umanità.
Le nozze dell'umanità con il Signore ci vengono rivelate come lo scopo ultimo della storia della salvezza e come obiettivo di tutta l'opera di Dio. Così, Israele e l'umanità conosceranno il Signore: come sposo eterno.
La fedeltà e l'amore di Dio saranno così la salvezza per l'umanità infedele, prostituita, ma amata da sempre e per sempre.
Come la storia d'amore di Osea, iniziata con la negazione della fedeltà e destinata a naufragare secondo il nostro pensare, così la storia dell'umanità, che aveva voltato le spalle al creatore per seguire una voce che prometteva indipendenza da un padrone esigente, arriverà alla conoscenza di chi è Dio e di chi siamo noi.
Non antagonisti in lotta perenne, ma sposo e sposa nella fedeltà e nell'amore.

Commenti

  1. Osea è il primo dei profeti che ha avuto l’ardire di fare dell’amore umano, che esiste tra lo sposo e la sposa, il simbolo dell’amore di Dio verso Israele, suo popolo; e ha avuto l’audacia di concepire il patto tra Dio e Israele come un’alleanza nuziale, uno sposalizio d’amore, con tutto ciò che in fatto di intimità e di tensione questo possa comportare.
    E questa interpretazione si riflette nel suo linguaggio, ricco di tutta una terminologia d’amore, tipica dell’amore sponsale. Così ad esempio egli parla di cuore, di fidanzamento, di fedeltà, di seduzione, di gelosia, di adulterio, di prostituzione.
    (Mario Metodio Cirigliano)

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  2. Chi si conosce amato da Dio con tanta intensità non s'accontenterà più della manifestazione dello Sposo accessibile a tutti tramite le cose create. Non s'accontenterà finché non potrà accoglierlo nel segreto dei suoi affetti, nelle profondità del suo cuore. E' il Verbo stesso infatti che vi penetra senza suono e agisce senza parlare. Con la sua luce non colpisce gli occhi del corpo, ma inonda di gioia quelli del cuore.
    (Bernardo di Chiaravalle)

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  3. Dio attraverso Osea, è nel deserto che  “parlerò al suo cuore”, quel cuore semplice che teme il nome del Signore (Sal 85, 10-11).

    E’ il deserto, il luogo spirituale, profondo della disponibilità, del dialogo e della Parola, dove si sperimentano bisogno, solitudine e tentazione, ma nel quale l’ascolto si fa necessità luminosa e libera. E il Signore parla attraverso la sua Parola, nella preghiera.
    (G. Centofanti)

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  4. Sappiamo che la Bibbia usa spesso il simbolismo nuziale per descrivere la relazione tra Dio e il suo popolo. In filigrana alla vocazione matrimoniale di Osea si può, allora, intravedere il comportamento di Israele nei confronti del Signore. Nel deserto del Sinai si era consumato il tradimento idolatrico del vitello d’ oro. Ma, come Osea, Dio – pur sdegnato – era rimasto innamorato del suo popolo e non si era rassegnato all’ abbandono.

    Aveva, così, voluto trasformare quel deserto come luogo di intimità attraverso la sua parola, il cibo della manna, il dono dell’ acqua, la tutela dalle avversità naturali e dai nemici, la protezione della nube, la sua presenza nell’ arca santa.
    (Gianfranco Ravasi)

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  5. Il deserto ci ricorda il profeta Osea che se è il luogo dell amore è anche il luogo della pazienza per sperimentare la fedeltà di un Dio che mai si sostituisce alla nostra responsabilità di custodire e orientare la storia. Questo passo ha sostato nel mio cuore nei miei primi anni prima e subito dopo la prima consacrazione religiosa, permettendomi di godere di una storia di amore vissuta in solitudine e personalmente con il mio Dio. Deserto luogo che mi affascina che mi richiama che mi attira luogo di vita... di una vita sola con Lui. Accompagnami o Dio perché entri sempre di piu nel deserto dove tu mi attendo per vivere d amore con me.

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  6. Grazie Signore per la TUA FEDELTÀ unilaterale
    Io non ne sono degno
    Ma Tu mi rincorro sempre!
    Altro che io rincorrere i miei affetti
    C'è un abisso di differenza nei due rapporti
    TU AMI SOLO E SEMPRE GRATIS

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