Prima lettura del 6 agosto 2019



Finché sorga la stella del mattino.

2Pt 1, 16-19

"Carissimi, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza.
Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: «Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento».
Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte.
E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino".


La Parola di oggi ci riporta alle domande che, sottopelle, ci accompagnano in tutto il percorso di ascolto e di annuncio: quanto è vera la parola di Dio? Quale affidabilità ha? E i testimoni che l'hanno annunciata sono affidabili?
A Pietro Gesù lascia il compito di confermare i suoi fratelli (cfr. Lc 22, 32) e questo annuncio della sua seconda lettera è appunto la risposta a tutti quegli interrogativi, anche non detti, che però l'apostolo leggeva nei visi dei nuovi discepoli.

Pietro parla in prima persona della sua esperienza: "eravamo con lui", dice con forza, accreditandosi come testimone di prima mano. Solo chi dimora col Signore vede e crede.
Sono passati pochi anni dalla salita al cielo di Gesù e nelle prime comunità cresce il desiderio di ascoltare e di avere riprova di un fatto a cui non sono stati presenti.
La testimonianza degli apostoli e degli altri testimoni oculari è imprescindibile per la fede.

"Vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo".
L'annuncio della Pasqua di Gesù e del suo ritorno sono l'essenziale del messaggio missionario della comunità dei credenti. Nella morte e risurrezione del Messia si è manifestata in potenza tutta la forza dell'amore testimoniato del Padre verso l'umanità.
Quella passione era partita dall'incarnazione per arrivare alla morte in croce del Figlio e con la resurrezione testimonia la volontà del Padre di non abbandonare nessuno nella morte.
Il Figlio, docile agnello, è quell'amore incarnato, ciò che gli apostoli avevano incontrato e sperimentato.

"Non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza".
Pietro ha presente i tanti miti che altri predicatori annunciavano sulla possibile salvezza dell'uomo.
Tantissimi ogni anno erano e sono ancora oggi i messia sorti in Israele, ma la certezza dell'affidabilità è data dalla Parola realizzata.
Pietro è testimone oculare di fatti reali, come la morte, la tomba vuota, l'aver mangiato e bevuto con lui dopo la resurrezione.
Il Figlio non è uno dei tanti fantomatici inviati, ma la trasparenza della grandezza del Padre.

"Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre".
Pietro parla di ciò che ha visto e udito, ha un ricordo vivido del giorno della trasfigurazione sul Tabor, che abbiamo meditato col Vangelo di Marco.
"Quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria".
La voce del Padre, per Gesù, è conferma e consolazione nell'imminente consumazione del dramma pasquale.
Per Pietro che annuncia è conferma che il Figlio proviene dalla gloria del Padre.
Quella voce fa sicuro e deciso il passo di Gesù fino Gerusalemme e il passo degli apostoli da Gerusalemme fino ad ogni uomo.

"Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento".
Così, la "Voce", presenta il Figlio, "l'Amato", nel quale tutta l'approvazione e il compiacimento del Padre è riversato.
È lui l'immagine del Padre, che nessuno ha mai visto, rivelata in pienezza, è lui riflesso dell'amore che si fa carne per ogni uomo.

"Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte".
È il sigillo della testimonianza, la firma del testimone oculare, che deve fugare ogni tentazione di pensare questo annuncio come ad una favoletta inventata a tavolino.

"E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti".
Da buon credente cresciuto con la forza della parola profetica, Pietro aggiunge una nuova considerazione a sostegno della fede: la profezia veterotestamentaria è garanzia della veridicità del profeta Gesù.

Essa precede e avvalora l'esistenza del Cristo.
Per questo tanta sottolineatura degli evangelisti a scrivere: "Secondo le scritture..."!
Costruire su di essa è mettere a fondamento della fede nel Cristo la roccia della rivelazione che lo precede, la voce e i gesti del Padre che avevano preparato l'incarnazione.

"Alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro".
La testimonianza di Pietro e dei suoi compagni non annulla la parola dei profeti. Essa è ancora necessaria, come lo è una lampada nell'oscurità.
"Lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino" (Sal 119,105), canta il salmo, indicando la necessità, sempre, di camminare in questo mondo guidati dal sostegno della Parola di Dio.
Gesù è venuto a ravvivare e dare visibilità universale a quella lampada mostrata dai primi profeti, portando a compimento la luce che da essa irradiava per il solo Israele.

Fino a quando sarà necessaria questa duplice testimonianza, della Parola e dei testimoni?
"Finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino".
Il tempo del cammino della fede è paragonato al cammino nella notte.
Il sorgere del giorno, cioè il ritorno del Messia, darà finalmente piena evidenza a quanto con fatica si intravede, a quanto nella fede si è creduto.
L'ultima immagine è molto bella e tanto usata dai padri.
La stella del mattino, oggi identificata con il pianeta Venere, per un'antico, che non aveva altro che le stelle per identificare a che punto era la notte, era il primo bagliore, l'annuncio dell'aurora ad est.
Prima del sorgere del sole, anticipava la gioia del nuovo giorno e risollevava il cuore per la fine delle tenebre notturne.
Pietro e tutti gli altri testimoni che da lui in poi hanno confermato i fratelli, continuino instancabilmente a testimoniare la loro fede in quello che hanno visto e creduto affinché il dito rimanga puntato sulla stella del mattino e la notte che sta per finire.

Commenti

  1. Forse è questa l’esperienza che si è radicata in Pietro e gli altri: la Trasfigurazione non è servita a renderli più coraggiosi, forse neppure a capire il perché di questo strano percorso del Messia, ma la convinzione della centralità di Cristo è assoluta. In ogni caso è chiaro per loro che non esiste altra via, altra parola da seguire, nessun’altra salvezza a disposizione (cf. Gv 6,68).

    Il silenzio come parola definitiva, come chiusura di ogni altro progetto o strada che non sia quella di Cristo è stata assimilata da loro e con essa faranno i conti, sotto la croce, sulla soglia della tomba, lungo la via di Emmaus e dovunque l’annunzio evangelico li sospingerà. Anche per chi, come noi, non era sul Tabor allora, non esiste altra strada del silenzio di ogni altra parola che non sia il Cristo, che ricapitola, assume e verifica ogni nostra esperienza, ogni passo del nostro cammino.
    (Enzo Pacini)

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  2. Ma la trasfigurazione è anche mistero di luce, che illumina tutto il corpo (Israele e la chiesa; Mosè, Elia e i discepoli) insieme al capo (cfr. Ef 1,22-23; Col 1,18). Infatti il Primo Testamento testimonia e Gesù interpreta il Primo Testamento; i discepoli, a loro volta, accolgono Gesù, accolgono la testimonianza delle Scritture e accolgono il comando del Padre in vista dell’ascolto del Figlio. La trasfigurazione può dunque essere colta anche come esperienza di ascolto della parola di Dio contenuta nelle Scritture: queste, infatti si sintetizzano in Cristo e conducono a lui; ed è lui, il Figlio amato ed eletto del Padre, che va ascoltato attraverso le Scritture. Non c’è immagine biblica più efficace per narrare l’unità della fede nei due Testamenti, la centralità di Gesù il Messia, la pienezza della rivelazione in lui, l’essere un solo corpo da parte dei credenti che nell’Antico Testamento attendevano il Messia e nel Nuovo lo confessano e lo annunciano.
    (Enzo Bianchi)

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  3. 6 agosto

    La scansione tra i due momenti vissuti sul monte, la visione prima e poi l’ascolto, molto assomiglia alla scansione tra i due momenti della sequela di Gesù da parte dei discepoli. Dapprima lo
    seguirono affascinati dallo splendore dei suoi gesti e della sua parola. Al termine della loro sequela di Gesù sulla terra entrarono però in una nube. I giorni della passione di Gesù oscurarono ogni luce,
    indussero paura nei loro cuori; non tanto paura di morire, quanto invece paura di aver vissuto al seguito del Maestro una lunga illusione. La luce tornò quando tornò il Signore dai morti. Ma anche
    quel ritorno apparve lì per lì come cosa irreale e tale da intimidire piuttosto che convincere. Più volte è scritto addirittura che i suoi non lo riconobbero. Nel caso più noto e più caro, quello dei due di-
    scepoli di Emmaus, è scritto espressamente che si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero soltanto allo spezzare del pane; e dunque soltanto dopo che lo sconosciuto ebbe loro spiegato in tutte le
    Scritture ciò che si riferiva a lui. Ricordarono allora gesti e parole di Gesù, di cui erano stati testimoni nei giorni della sua vita sulla terra; e quei gesti e quelle parole non apparvero più ai loro occhi come illusione e inganno.
    (www.sansimpliciano.it)

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  4. Ancora e sempre sul monte di luce Cristo ci guidi perché comprendiamo il suo mistero di Dio e di uomo umanità che si apre al divino. In lui soltanto l umana natura trasfigurata è presenza divina, in Lui già ora don giunti a pienezza giorni e millenni e leggi e profeti. Andiamo dunque al Monte di luce, liberi andiamo da ogni possesso: solo dal Monte possiamo diffondere luce e speranza per ogni fratello ( turoldo)

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  5. Difficile seguire UNO di cui poi t'accorgi essere un perdente.
    Hai preso una cantonata!
    Tutto ruota quindi, ad un mio progetto, che voglio IMPORRE a LUI che seguo,
    Lo voglio gestire io, con la mia logica.
    Deluso perché la SUA di logica, non mi porta al trionfo.
    Un po' come chi viveva accanto a LUI
    Frastornati.. Ma chi è veramente questo QUI?
    QUESTO È IL PASSAGGIO che devo fare per arrivare alla Sua logica.... Essere permeato di LUI dalle viscere, sentire l'appartenenza non ad un guru, ma vivere con desiderio di quella logica
    AMare

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  6. È lui il Sole che illumina le nostre tenebre. E ci dona quella pace che non esclude la lotta, il combattimento interiore, la fatica, il dolore, ma che ci fa sentire con certezza che lì è l’amore che non delude. Lì è la strada. La verità.
    (Domenicane di Pratovecchio)

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