Prima lettura di Domenica 18 agosto 2019


Tira su il profeta
Ger 38, 4-10

"4 I capi allora dissero al re: «Si metta a morte quest'uomo, appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo loro simili parole, poiché quest'uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male». 5 Il re Sedecìa rispose: «Ecco, egli è nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi». 6 Essi allora presero Geremia e lo gettarono nella cisterna di Malchia, un figlio del re, la quale si trovava nell'atrio della prigione. Calarono Geremia con corde. Nella cisterna non c'era acqua ma fango, e così Geremia affondò nel fango.
7 Ebed-Mèlec, l'Etiope, un eunuco che era nella reggia, sentì che Geremia era stato messo nella cisterna. Ora, mentre il re stava alla porta di Beniamino, 8 Ebed-Mèlec uscì dalla reggia e disse al re:
9 «O re, mio signore, quegli uomini hanno agito male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremia, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame là dentro, perché non c'è più pane nella città». 10 Allora il re diede quest'ordine a Ebed-Mèlec, l'Etiope: «Prendi con te tre uomini di qui e tira su il profeta Geremia dalla cisterna prima che muoia»".

Quando un profeta entra troppo nella realtà e la sua profezia incrocia la politica è sempre altamente rischioso. Il ricordo di Giovanni battista che critica il re e "perde la testa", è un esempio lampante.
Abbiamo già incontrato varie volte nella liturgia brani del profeta Geremia, osteggiato e angariato perché legge la storia di Israele con gli occhi del Signore, rivelandone la corsa verso il baratro della distruzione assira e babilonese.

In nessun profeta la missione si rivela tanto problematica come in Geremia.
Il brano della liturgia di oggi si apre con la stessa decisione mortale che leggiamo in tutti i Vangeli per Gesù:
"Si metta a morte quest'uomo".
Gli occhi della fede non sono quelli dei ministri e consiglieri, che hanno una visione opportunistica e politica, e non tollerano Geremia, vedendolo come un intralcio alla loro influenza sul re e sul popolo.
Il potere, che dovrebbe essere al servizio dei più deboli, si riduce spesso solo al vanto di poter sopprimere, imponendosi come potenza mortale.
La condanna a morte è pronunciata: è il problema che inquina tutti i cuori.
Da Caino in poi quando incontriamo un ostacolo nel prossimo che intralcia i nostri progetti, il primo pensiero è di eliminarlo.

"Egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo".
Il reato che commette Geremia è proprio questo: scoraggia!
Sembra strano, perché i profeti davano voce alla speranza e quindi incoraggiavano in momenti di depressione e difficoltà.
Ma dai versetti precedenti sappiamo che il profeta incita ad arrendersi ai nemici Caldei, perché il Signore gli ha rivelato che ogni resistenza sarebbe stata inutile.
È brutta da dire una profezia del genere e il popolo non vuole ascoltare; illudendosi di poter vincere, si butta in braccio alla morte che vorrebbe evitare.
Chi lascia nell'illusione, chi promette facili compromessi, chi per avere consensi annuncia ciò che la folla si aspetta, è più apprezzato da un popolo ottenebrato che cerca solo una facile consolazione.
Il potere tenta sempre di soffocare le voci che svegliano dall'illusione e Geremia è la vittima di turno.

"Il re Sedecìa rispose: «Ecco, egli è nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi".
Il re, che in Israele era anche giudice e profeta, si sente inerme davanti al potere forte dei capi delle tribù che dovrebbero consigliarlo e invece lo tengono soggiogato a loro.
Pur apprezzando il profeta Geremia, lo consegna ai suoi nemici.
Egli abdica la sua funzione di pacere e di magnanimo padre di tutti per la paura in cui lo tengono i dignitari.

"Geremia affondò nel fango".
Calato in una cisterna, con l'intento di lasciarlo morire di stenti, il profeta affonda in acque melmose.
Era una delle morti peggiori e i condannati erano costretti per giorni a languire fino a che non si lasciavano andare, affogando.
I salmi, carichi anche di disperazione e di grida di aiuto, saranno state le preghiere del profeta nel buio della cisterna:
"Il nemico mi perseguita,
calpesta a terra la mia vita,
mi ha relegato nelle tenebre
come i morti da gran tempo." (Sal 142, 3).

La Parola annunciata gli è costata cara, sta per perdere la vita nel martirio.

"Ebed-Mèlec, l'Etiope, un eunuco che era nella reggia, sentì che Geremia era stato messo nella cisterna".
Ogni potere, per quanto grande, prima o poi viene sconfitto da qualcosa di imprevedibile. L'imprevisto è ora un funzionario straniero, un eunuco etiope che evidentemente aveva grande influenza sul re a cui prestava servizio.
Egli "sentì", quasi che le sue orecchie si sintonizzino su quelle del Signore che non lascia inascoltato il grido dei suoi figli.
Sa dove trovare il re e lo raggiunge in fretta, preoccupandosi di intercedere per la situazione di Geremia.

"Prendi con te tre uomini di qui e tira su il profeta Geremia dalla cisterna prima che muoia", ordina finalmente il re al provvidenziale eunuco, come risvegliandosi e comprendendo la gravità della condanna inflitta ad un uomo di Dio.

E così Geremia potrà vivere e vedere realizzate le sue parole, portando la vera consolazione ai suoi connazionali.
Il profeta con la Parola rende presente il piano salvifico di Dio, anche quando la realtà sembra opporsi alle sue parole.
La sua vita è secondo la volontà di Dio e quindi inerme di fronte agli altri di cui è al servizio.


La potenza del Signore nella storia si manifesta scandalosamente anche così: subendo il male, lasciandosi schiacciare, rifiutandosi di usare le stesse armi di prevaricazione e violenza.
Il consacrato del Signore, colui che è chiamato per una missione che deve trasmettere la vita ai fratelli, sarà comunque preservato dal male, ma non per le vie di forza che a noi sembrano più efficaci e ovvie.

Colui che attira al Padre e strappa dalle tenebre il popolo, ha bisogno di essere tirato su dall'ombra di morte, quando ormai non sembrava esserci alcuna speranza.
E' un'esperienza pasquale quella che vive Geremia!
La vita, la liberazione, possono arrivare da uno straniero, da un eunuco, perché il Signore interviene attraverso la compassione di chi sente il grido dei sofferenti.

Commenti

  1. La figura del profeta Geremia ha avuto un grande influsso nella spiritualità giudaica del I secolo.
    Al tempo di Gesù, Geremia era visto come il "tipo" del profeta rifiutato, ostacolato e perseguitato per il coraggio della verità, come il profeta delle genti e della nuova alleanza. E' un uomo posto da Dio sulla soglia tra passato e futuro: mentre denuncia il passato d'Israele, la sua infedeltà all'Alleanza, penetra con lo sguardo nel futuro per contemplare un nuovo inizio gratuitamente donato da Dio.
    Non ci sorprende che gli evangelisti abbiano guardato a lui come "profezia" del Cristo, attraverso citazioni dirette o allusioni sparse nei racconti della passione.
    (Carla Sprinzeles)

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  2. Chiunque può tirarti fuori da un problema, non sapendo, spesso, manco chi è!
    Necessario fidarsi che se si è sulla strada giusta, tutto ti è vicino, favorevole,
    Quando tutto pare ritorto, si appiana.
    Ecco sempre mi ritorna la FEDE FIDUCIA, che devo maturare!
    Tante volte devo solo vivere quel momento particolare, con sicurezza, che LUI è dalla mia parte, non mi abbandona, MAI.

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  3. La profezia in Israele nasce con l’instaurazione della monarchia attorno all’anno 1000 a.C. e trova
    in Samuele la figura che compie il passaggio dai Giudici ai profeti. La prima fase della profezia è
    legata alle tormentate vicende del regno d’Israele unito (Samuele, Natan, Gad) e poi del regno del
    nord (Achia di Silo, Elia, Eliseo, Michea, Amos, Osea) e si conclude con la distruzione di Samaria
    nel 722 a.C. e la riduzione del regno del nord a provincia assira.
    La seconda fase della profezia in Israele è legata al dramma del regno del sud, fino alla distruzione
    di Gerusalemme e del primo tempio (587 a.C.) e alla deportazione a Babilonia di molti ebrei.
    Principali profeti sono: il primo Isaia, Geremia, Sofonia, Naum, Abacuc.
    La terza fase è legata all’esilio e al post-esilio: vede protagonisti dei grandi profeti scrittori come
    Ezechiele, Baruc, Aggeo, secondo e terzo Isaia, Abdia, Malachia.
    L’ultima fase è quella legata al secondo tempio, alla restaurazione della legge e delle tradizioni
    religiose, alle attese messianico-apocalittiche e alle aperture universalistiche. Ne sono protagonisti
    Giona, Gioele, Zaccaria, Daniele, Anna e Giovanni Battista, precursore dell’ultimo profeta, Gesù.
    (Sergio Carrarini)

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  4. È da sottolineare la fede e
    l’amore di un alto funzionario (straniero e per di più eunuco) che giunge fino a compromettersi per
    salvare la vita a Geremia, gettato a morire in una cisterna. Questo Ebed-Melek ricorda altre figure
    simili presenti nella Bibbia, in particolare l’eunuco etiope di cui parlano gli Atti. La salvezza che Geremia gli promette (più avanti nel racconto) a nome di Dio non è solo quella di scampare al saccheggio, ma è il dono della salvezza che viene dalla fede nell’unico Dio di tutti gli uomini.
    E’ il tema della salvezza di tutti i popoli che sarà enunciato nell’ultima parte del libro di Geremia, sarà sviluppato dai profeti dell’esilio e sarà realizzato da Gesù di Nazaret e dalla comunità cristiana.
    (Sergio Carrarini)

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  5. Benedetto sia Dio che ci tira sempre fuori da morte certa

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