Prima lettura di domenica 15 dicembre 2019


Guardate l’agricoltore
Gc 5, 7-10

"Siate costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.
Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore".


Una perla di sapienza incastonata nel Nuovo Testamento. Parole che servono a guidare la vita di chi cammina sulle vie di Dio. Il cammino della fede nel mondo incontra molte resistenze e ostacoli e il discepolo deve essere ben preparato e sostenuto affinché non venga meno lungo il cammino.

"Siate costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore".
Sono indicazioni per il tempo intermedio tra la Pasqua di Gesù e il suo ritorno. Come è detto più volte nel Vangelo, l'attesa nasconde tante insidie. Perseverare, essere costanti, arrivare sino alla fine è difficile per noi e allora l'incitamento dei pastori è necessario e vitale.

"Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge".
Come Gesù che prendeva dai lavoratori della terra o dagli allevatori di bestiame gli esempi per farsi comprendere da tutti, Giacomo porta ad esempio l'agricoltore, colui che entra in simbiosi con i tempi della natura per poter raccoglierne i frutti.
Ecco un esempio di pazienza, di perseveranza, di piccola fedeltà quotidiana. Per amore del frutto che verrà, aspetta fiducioso, sa che devono passare le stagioni e non teme di attendere che il seme, nel buio della terra, cresca.

"Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina".
Come i contadini, i cristiani coltivano la speranza.
Attendere pazientemente è rimettere ad un Altro i tempi della realizzazione dei desideri, è mordere il freno perché la fiducia nella realizzazione da parte del Signore è più grande in quella delle proprie forze.
Inoltre è necessario saper riconoscere "i segni dei tempi".
Vi riporto le parole di Paolo VI nell'udienza del 16 aprile 1969, parole che dopo 50 anni sono evidenti nella loro profetica attualità, ormai è sotto gli occhi di tutti:

"Il mondo per noi diventa libro. La nostra vita, oggi, è assai impegnata nella continua visione del mondo esteriore. I mezzi di comunicazione sono così cresciuti, così aggressivi, che ci impegnano, ci distraggono, ci distolgono da noi stessi, ci svuotano dalla nostra coscienza personale. Ecco: facciamo attenzione. Noi possiamo passare dalla posizione di semplici osservatori a quella di critici, di pensatori, di giudici. Quest’attitudine di conoscenza riflessa è della massima importanza per l’anima moderna, se vuole restare anima viva, e non semplice schermo delle mille impressioni a cui è soggetta. E per noi cristiani questo atto riflesso è necessario, se vogliamo scoprire «i segni dei tempi»; perché come insegna il Concilio (Gaudium et spes, n. 4), l’interpretazione dei «tempi», cioè della realtà empirica e storica, che ci circonda e ci impressiona, deve essere fatta «alla luce del Vangelo»".
Se i segni del regno spesso ci sfuggono, avere l'empatia dell'agricoltore con la sua terra, è affinare lo sguardo all'imminente maturazione dei frutti, alla venuta del Signore vicina e continua. Il Signore viene, è sempre in cammino verso di noi, è il Dio per noi. Questa fede va coltivata.

"Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte".
Un altro ostacolo nel tempo dell'attesa: affrettare il giudizio, ritenere gli altri inadeguati, sbagliati, non all'altezza di camminare con noi.
Paolo VI parlava di giudizio sulla realtà che è necessario avere per non lasciarsi irretire da ciò che nulla ha di liberante per l'uomo e nel saper riconoscere i semi del Vangelo.

Diverso il giudizio sugli altri. La sospensione nel giudicare negativamente i fratelli è mossa dal sapere che il vero Giudice è vicino. A lui bisogna lasciare il giudizio su noi e sugli altri. Solo lui ama veramente, è ricco di compassione per ognuno e perciò può giudicare, non facendo i danni che facciamo noi, ma portando salvezza e liberazione.

"Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore".
I profeti sono per noi modelli di affidamento, di sequela filiale, di sopportazione dei pesi della vita.
La loro vita, coinvolta in prima persona in ciò che annunciavano, ha portato il peso della contraddizione e dell'incomprensione, sopportando anche la persecuzione.

Eppure camminavano sempre fiduciosi nei modi e nei tempi di Dio.

L'Avvento tempo forte di attesa? Direi che l'Avvento ci insegna che tutta la vita sia il tempo forte, prezioso, favorevole per sintonizzarci sulla volontà e sul modo di operare del Padre nella storia.
Essere in attesa quotidiana di "Colui che viene", sperare nel compimento del progetto salvifico di Dio, fidarsi di ciò che il Signore prepara nel suo amore per ogni uomo, sono dimensioni vitali del nostro essere cristiani, del nostro annuncio e della testimonianza ai fratelli che cercano con noi i segni dei tempi del Signore.

Commenti

  1. La lettera di san Giacomo è stata attribuita all'apostolo Giacomo "fratello del Signore", un personaggio di spicco nella Chiesa di Gerusalemme, il primo apostolo ad aver subito il martirio, nel 62. E' destinata alle "dodici tribù che sono nella diaspora" (Gc 1,1), quindi ai cristiani di origine ebraica dispersi nelle regioni confinanti con la Palestina.
    Che si tratta di ebrei convertiti si vede dal largo uso che l'autore fa dei brani biblici. La lettera è composta da diverse esortazioni morali di tipo molto svariato e legate tra di loro senza un nesso preciso. Due discorsi emergono: il primo esalta i poveri e riprende severamente i ricchi. L'altra insiste sul compimento delle oper buone e mette in guardia da una fede sterile (il famoso "la fede senza le opere è morta"). 
    (Monastero Matris Domini)

    RispondiElimina
  2. Siate pazienti. Il verbo greco che apre questa esortazione letteralmente significa:
    “abbiate l’animo grande” (makrothymésate); in latino si direbbe: “siate magnanimi”;
    essere “magno animo” significa avere l’anima grande! Il contrario è avere l’anima
    piccola. Che differenza c’è tra uno che ha l’anima grande e uno che ha l’anima piccola?
    Parliamo ad esempio di sguardo. Si può dire avere uno sguardo ristretto, avere i
    paraocchi, vedere solo a un palmo dal naso. Oppure, al contrario, avere grandi
    prospettive, guardare alla larga, guardare lontano. Notate il contrasto legato allo
    sguardo; la differenza è: nel piccolo, nello stretto, nel poco, oppure nel grande. L’animo
    è qualcosa del genere, è il desiderio, è la mentalità, è il modo di pensare, di rapportarsi
    con gli altri, è l’atteggiamento di relazione e di dialogo, è il cuore grande rispetto a un
    cuore piccolo. Capite che cosa vuol dire fare delle piccinerie; è un’espressione un po’
    forzata della lingua italiana. “Piccinerie” sono cose piccole, sono sciocchezze, ma sono
    atteggiamenti negativi; proprio perché piccole dicono un cervello piccolo, un cuore
    piccolo, un animo piccolo; il contrario è “siate grandi”, cioè siate magnanimi.
    Traducendo “abbiate pazienza” portiamo tutta l’attenzione sul sopportare, ma non è
    questione di sopportare, è questione di avere uno sguardo ampio, con grandi prospettive
    e grandi attese; siate persone coraggiose, persone che vedono il positivo, il bello, che
    aspettano il meglio, persone dal cuore grande fino alla parusia del Signore.
    (Claudio Doglio)

    RispondiElimina
  3. Mi sembra che sarebbe stata scelta migliore tradurre con “pazienza” piuttosto che con “costanza, costanti” i termini dei vers.7-8. Alla lettera il termine significa “tener lontana l’ira”. La fatica degli ultimi tempi richiede questo grande controllo dei sentimenti!
    L’esempio dell’agricoltore che aspetta pazientemente le prime e le ultime piogge esprime con efficacia una situazione che chiede di aspettare senza nulla poter fare per affrettare gli eventi.
    Ai ver.10-11 verranno portati i grandi esempi dei profeti e di Giobbe: vicende e situazioni nelle quali non si può far altro che resistere alla prova del tempo e dei tempi! 
    (Giovanni Nicolini)

    RispondiElimina
  4. Altrimenti ti buschi solo un accidente....
    Tanto vale
    Aspettare!

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019