Salmo del 31 dicembre 2019


Acclamino tutti gli alberi della foresta
Sal 96 (95)

"1 Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.

2 Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

3 In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

4 Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.

5 Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli.

6 Maestà e onore sono davanti a lui,
forza e splendore nel suo santuario.

7 Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,

8 date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri,

9 prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.

10 Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine.

11 Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;

12 sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta

13 davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli".

Lodare il Signore nell'ultimo giorno dell'anno, stupiti che già il 2019 sia passato e in attesa del nuovo che ci verrà donato, amplifica la gratitudine, riempie il cuore della consapevolezza di essere accompagnati e amati.
Il salmo 96 è un cantico esultante per l'opera creatrice e salvifica di chi ha creato per salvare. Cosmo e uomo, cielo e terra: tutta la vita che sgorga nelle creature, loda il Creatore.

"Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra".

Il canto è nuovo quando si sintonizza, accoglie e fa sua la melodia nuova di Dio.
Il Signore, sorgente della vita, "fa nuove tutte le cose" (Ap 21, 5).
Tutti gli uomini sparsi nel mondo intero sono invitati a questa lode.
Nello stupore di ciò che esiste e nel ringraziamento, l'umanità divisa da culture e tradizioni, ritrova la fratellanza fermandosi e assaporando ciò che ci circonda.

"Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza".
Benedizione e annuncio, un binomio che fa diventare contagiosa la fede.
Nuovo è sempre il Nome: non c'è giorno che la Parola non ci introduca in una intimità inedita con Dio, che non ci faccia entrare in una dimensione del suo amore che non avevamo mai visto prima.

"In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie".

L'Israele di Dio, disperso tra le genti, racconta le opere del Signore e così tutti i popoli scoprono le meraviglie da lui compiute. La dispersione si rivela una benedizione perché la Parola raggiunge tutti i confini della terra.

"Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi".

A chi si può paragonare il Dio che ha fatto cielo e terra?
È una domanda ricorrente nei salmi. Domanda anti idolatrica, suscitatrice di meraviglia. La risposta è semplice ma ferma:
"Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli".
Il termine "terribile", che viene da esclamare davanti a ciò che il suo braccio compie, non sta per terrore, ma per una grandiosità che non si può circoscrivere e descrivere.

"Maestà e onore sono davanti a lui,
forza e splendore nel suo santuario".

È un vero re, l'unico vero re che domina con potenza e forza.
La sua dimora è piena di splendore.
La dimora del Padre, luogo in cui egli parla, il santuario della presenza, dopo la morte e resurrezione del Figlio è tutta a terra.
La terra è tempio perché luogo di incontro e comunione tra noi e colui che i cieli non possono contenere. Ma anche ogni cuore è santuario in cui risplende la manifestazione della sua signoria.

Nasce quindi l'invito a tutti gli uomini che si scoprono amati e visitati: "date gloria", "portate offerte", "prostratevi al Signore".
È un rincorrersi di lodi, di riconoscenza, di festa.
Questo è il vero bilancio di un anno intero, questa la scoperta di chi si ferma e guarda la sua vita!
"Portate offerte": cosa possiamo donare al Signore che ci ha inondato di tutto se stesso, che ci ha dato il Figlio, che ci fa godere della stessa figliolanza?!

Apriamo la bocca e diamo gloria!

"Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine".

Alla lode segue l'annuncio. Annunciare il suo regno è portare luce nella vita di ognuno e sulla storia del mondo. La rettitudine e la giustizia irrompono nella nostra vita precaria, sempre a rischio di incomprensioni e ambiguità. Che sollievo scoprire che la stabilità è possibile, che abbiamo una roccia solida su cui riposare, un Amen a cui aggrapparsi nelle tempeste che ci disorientano!

"Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta".

Tutta la creazione e coinvolta nella lode festosa. Cieli, mare, campagna e tutto ciò che in essi vive, esulti per la presenza vitale e luminosa del Signore in tutto ciò che pulsa e cresce.

Il Signore non è immobile come gli idoli muti; il credente sta "davanti al Signore che viene".
Il Veniente: lui in moto continuo di desiderio e raggiungimento del nostro cuore spaventato; lui mendicante instancabile che ci scorge come pecore smarrite e perdute.
Incontro ad ogni uomo, in ogni tempo, viene nella notte e nel giorno, nel dolore e nella gioia, perché nulla è estraneo a lui e al suo amore di Padre e di Madre.
E' venuto e questa certezza è la base della nostra fede. Verrà e questo ci spinge a cercarlo, a desiderarlo, ad aspettarlo come nostra meta completa nella pace.
Viene, oggi, per me, per tutti, e la Parola lo intravede in ogni paesaggio, in ogni sguardo di bambino, in ogni sorpresa che il cielo ci mostra nel cangiante panorama delle ore.

C'è attesa e gioia perché "egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli".

Solo lui vede bene dentro di noi, nella verità, con amore; perciò è il solo che giudica con giustizia. Non è animato da vendetta o risentimento, ma giudica "nella sua fedeltà".
Il punto di vista di Dio è sempre la sua promessa, a cui rimane fedele per sempre, nonostante la nostra ormai accertata infedeltà e incostanza.
Il giudizio è decretare la verità del mondo, rivelarla a tutti affinché ogni uomo creda che il Signore è l'amante della vita!

Sant'Agostino scriveva: "Chi è infatti colui che deve venire? Perché non te ne rallegri? Chi verrà a giudicarti se non colui che per tuo amore s'è fatto giudicare?"

Fermarsi e pregare con i salmi fa scoprire il tesoro di benedizione di cui le nostre giornate sono piene.

Il bilancio di un anno, alla luce della Parola di Dio, diventa gravido di bene e di un amore che non ci lascia mai.
Esulti il nostro cuore per la grazia con cui il Signore ci riempie; diciamo riconoscenti il nostro grazie a colui che è Salvatore.
Egli, fedele alle sue promesse, ci pone davanti un altro anno in cui camminare ogni giorno insieme.

Commenti

  1. Questa grande preghiera di lode sembra voler correggere un nostro pensiero istintivo, e cioè l’alternativa tra la fede e l’incredulità, proponendo invece l’alternativa tra fede nel Signore e idolatria. In tal senso è molto importante l’affermazione del ver.5: “Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla, il Signore invece ha fatto i cieli”. Certamente molte persone si ritengono semplicemente “atee”, ma una verifica più profonda porta a considerare come ci siano realtà che si impongono di fatto come divinità, come “dèi”, come verità, principi, criteri di interpretazione, obiettivi … in certo modo “assoluti”. Per questo è notevole che il ver.5 già citato contrapponga agli “dèi” il Signore “che ha fatto i cieli”.
    (Giovanni Nicolini)

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  2. Riprendono i «canti al Signore re», creatore, salvatore e giudice con questo «cantico nuovo»: «nuovo» nel linguaggio della Bibbia significa «perfetto», «pieno», «definitivo». È quindi la celebrazione del progetto perfetto che Dio ha tracciato per la storia e per il cosmo. Nella storia egli governa e giudica secondo giustizia, rettitudine e verità (vv. 10.13). L ‘uomo deve rispondere obbedendo al comandamento principe, cioè con l’adesione all’unico Dio perché «gli dèi delle genti sono un nulla» e sono solo fonte di perversione e di disarmonia (vv. 4-6). Nel cosmo Dio effonde lo splendore della vita e delle meraviglie naturali che nei vv. 11-12 sono contemplate con tutto lo stupore di chi considera la materia un mirabile capolavoro del Creatore e non come un oggetto da spremere e devastare. È per questo che il creato intero canta e danza con I ‘uomo davanti al Signore che entra in questo tempio cosmico per ascoltare e’ per benedire.
    (Gianfranco Ravasi)


     

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  3. Dopo c'è solo da fare silenzio, o anche prima. Unirci al canto, poi lasciare che la stessa preghiera trabocchi nel silenzio. Davvero, al mistero della sua presenza, a solo nominarlo, dovrebbero fermarsi i mondi, trattenere il respiro tutte le creature. Vedere la luce infinita levarsi sul mondo. E noi perderci, sparire nella luce. Dopo tanto gemere, e attendere, e dubitare; e credere e non credere. Sarà così quando sorgerà «la stella radiosa» dell'ultimo mattino del mondo? 
    Allora diciamo anche noi: «Maranathà», «vieni Signore», «vieni presto, Signore».
    (Davide Maria Turoldo)

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  4. L azione di Dio nel mondo è sempre nuova, sempre ricca di nuove meraviglie. Per questo il canto di lode deve essere ogni volta in canto nuovo perché di giorno in giorno venga annunziato il prodigio sempre nuovo della salvezza . Il salmista superati i confini del contingente, vede sente e canta come profeta. Lo spirito del signore irresistibile come nella Pentecoste annuncia alle nazioni ai popoli che "il signore regna". L inizio e la chiusura del salmo rimbalzano sulle pagine dell' Apocalisse: "...e di prostrarono davanti all agnello e... Cantavano un canto nuovo" ..." Tutte le genti verranno davanti a te e di prostreranno perché i tuoi giusti giudizi di dono manifestati"

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  5. Signore è il Suo Nome
    Non altro
    Signore di amore dono gratuito!
    Aiuto gratuito perché frutto di un'azione voluta, desiderata
    da sempre
    Grazie

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