Salmo di domenica 22 dicembre 2019

Ecco la generazione che lo cerca
Sal 24 (23)

"1 Di Davide. Salmo.

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.

2 È lui che l'ha fondato sui mari
e sui fiumi l'ha stabilito.

3 Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?

4 Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli,
chi non giura con inganno.

5 Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.

6 Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

7 Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria.

8 Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e valoroso,
il Signore valoroso in battaglia.

9 Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria.

10 Chi è mai questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria".

Il Dio creatore che abita il tempio è il protagonista di questo canto. A lui il credente volge gli occhi del cuore per lodare la sua presenza che suscita una continua meraviglia. Creazione e tempio, cielo e terra, tutto parla della sua viva presenza che opera in favore dei suoi figli.

"Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti".

Il salmo si apre con una considerazione che ogni credente fa partendo dalla fede: tutto appartiene al Signore e ogni cosa è nelle sue mani.

La fede nel Dio creatore e amante di tutto ciò che ha fatto è all'origine dello sguardo positivo sul mondo. Non il caso, non cieche combinazioni, ma l'amore di un Artigiano ha creato il Cosmo.
"Tu infatti ami tutte le cose che esistono
e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato;
se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure formata" (Sap 11, 24).


"È lui che l'ha fondato sui mari
e sui fiumi l'ha stabilito".

Nella visione antica la terra ferma si credeva fosse una piattaforma sulle acque mutevoli e pericolose.

Qui abbiamo una immagine positiva che dice la complessità della creazione dominata dal volere di Dio a favore dell'uomo.
Se le tante dimensioni della realtà creata oscillano tra solidità e fragilità, il Signore sta dietro questo difficile equilibrio: a lui il credente si affida per essere capace di vivere su questa terra.
Egli, che ha posto l'uomo in un giardino stabilito sui mari e tra i fiumi, meraviglioso e pericoloso insieme, gli ha donato una dimora affascinante e ambigua, comunque soggiacente al suo dominio che toglie dal caos.

"Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?"

Lo sguardo e il pensiero vanno ora al tempio e al monte santo di Dio.
Salire e stare nel tempio era la meta del pellegrinaggio che una volta l'anno ogni credente faceva o desiderava di fare a Gerusalemme.
Era una gioia dimorare tra i padiglioni sacri, luoghi impregnati della presenza di Dio, e se la tribù dei leviti aveva questo privilegio di servizio, comunque ognuno poteva trovare un luogo dedicato alla preghiera e ai riti di comunione col Signore.

Il salmo si chiede: quali caratteristiche deve avere un pellegrino per essere degno di godere della presenza del Santo? A chi è riservato il percorso verso il Signore per poterne cantare le lodi?

"Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli,
chi non giura con inganno".

La risposta al versetto precedente non è l'essere senza peccato o l'appartenere ad una categoria di "santi". La fede biblica annuncia che questo non è riservato a pochi eletti o a chi non ha macchie morali, perché così sarebbe impossibile a tutti!
L'idolatria è invece la vera nemica della fede, qui evocata con tante immagini.
Il credente deve avere mani per operare, cuore per decidere e bocca per annunciare rivolti solo al Dio vero; mani quindi non impregnate in offerte inique, cuore non inquinato da interessi del mondo, giuramenti non fondati sull'inconsistenza degli idoli.
Avere fede è essere indirizzati al Dio vivente, senza esitazione e senza secondi fini.

"Egli otterrà benedizione dal Signore,

giustizia da Dio sua salvezza".
L'uomo che ha deciso quale sia il suo tesoro, dove far riposare la propria vita, ha rinunciato agli idoli e, camminando in compagnia del Dio vivo, sperimenterà ogni benedizione, fecondità e vita crescente, perché il Signore è sorgente della vita e dona vita in abbondanza.

"Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe".

Come un sacerdote che dal monte Sion contempla il popolo in cammino verso il tempio, così il salmista vede i fedeli alla ricerca del Dio dei Padri.

Il popolo sa che Abramo, Isacco e Giacobbe hanno sperimentato un Dio vicino e compagno di viaggio e cerca, con fede, la stessa intimità.

"Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria".

Il corteo dei pellegrini sta per entrare nel tempio e le porte sono invitate a spalancarsi per lasciare entrare il popolo messianico, allo stesso modo di come si ritraggono al passaggio del Gran Re del cielo. È un ingresso solenne che simboleggia le nozze del popolo, una vita nuova in cui Sposo e sposa abiteranno insieme nella stessa dimora.

"Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e valoroso,
il Signore valoroso in battaglia".

Il canto ripete un ritornello estatico per gustare fino in fondo questo essere finalmente nel tempio in compagnia del Dio di Israele, creatore e Salvatore che custodisce e che accompagna sulle vie della vita.
Dio combatte e vince il male per i suoi figli.
Il riconoscerlo come l'unico vincitore su ogni potere e autorità apre il cuore alla lode e all'esultanza. Il pellegrinaggio trova così una sua festosa conclusione.

È un salmo che ci permette di fare un pellegrinaggio del cuore, tutto interiore, in cui la professione di fede nel Dio vivente spinge a superare lo scoraggiamento e la paura. Durante il cammino si rivela chi è il compagno fedele, chi non abbandona nelle avversità; egli vince i nostri mali camminandoci accanto.
Il cammino è in salita, è vero, ma la meta è dimorare sul monte, luogo preparato per noi dallo Sposo che ci attende.

Commenti

  1. Mani innocenti, perché non rivolte anche a dèi falsi e perché non insanguinate da delitti; cuore puro, perché, appunto, leale col suo Dio e leale con gli altri. Questa purità è ribadita ancor più chiaramente in un Salmo gemello: il 15(14): «Signore, chi abiterà nella tua tenda, chi dimorerà sulla tua santa montagna? Colui che cammina senza peccato, pratica la giustizia e dice la verità nel suo cuore, non sparge calunnie con la sua lingua, non fa danno al suo prossimo e non lancia insulti al suo vicino. Ai suoi occhi è spregevole il malvagio (cioè non fa alleanza con lui), ma onora chi teme il Signore, anche se ha giurato a proprio danno, mantiene la parola, non presta il suo denaro a usura e non accetta doni contro l’innocente» (anche allora il ricorso a bustarelle?).
    (Giovanni Giavini)

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  2. Il monte del Signore e il suo luogo santo sono appunto l’ambito dell’incontro dell’uomo con Dio. Vi accede chi, secondo il ver.4, “ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli, chi non giura con inganno”. Così il Salmo diventa, nella lettura “cristiana”, la grande profezia del Cristo del Signore, della suprema vicenda di Gesù di Nazaret che apre le porte d’ingresso verso la comunione tra Dio e l’umanità. Le mani innocenti e il cuore puro, e il seguito del versetto, mi sembra intreccino il tema di una battaglia da combattere con quello di una vicenda d’amore.
    La “generazione che lo cerca” è appunto quella che nasce dalla Pasqua del Messia.
    (Giovanni Nicolini)

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  3. Nell’interno di questo salmo arcaico sono intrecciati in un’unica trama tre composizioni: un inno cosmico al Creatore (vv. 1-2), una «liturgia d’ingresso» simile a quella incontrata nel Salmo 15 (vv. 3-6) e una solenne epifania del Signore degli astri, il Dio degli eserciti celesti (vv. 7-10). Il carme ha il tono di una marcia che accompagna la processione sacra. Dopo aver celebrato la signoria suprema di JHWH sul creato, il corteo si arresta alle porte del Tempio ove i sacerdoti elencano le tre condizioni per accedere al culto (leggi il v. 4). A questo punto, in un crescendo di grande potenza sonora, le porte del Tempio sono invitate a spalancarsi, sollevando i loro frontoni e i loro archi per accogliere il Re della Gloria che entra nel suo Tempio. Forse il testo riflette la prassi liturgica della processione con l’Arca dell’alleanza. Plinio il Giovane in una lettera a Traiano (103 d.C.) ricorda che questo salmo era divenuto la preghiera della liturgia cristiana dell’aurora.
    (Gianfranco Ravasi)

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  4. Come sollevasti le porte del cielo per accogliervi nella gloria il Cristo , apri, o Signore, le porte dei nostri cuori, perché egli possa regnarvi sovrano

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  5. Tutto è TUO
    Meno male
    Io non sono capace del mio.....

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  6. La sincerità e la purità di cuore richieste per salire il monte del signore, trovano riscontro nei requisiti dei veri adoratori dei quali parla Gesù con la samaritana: "Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità ". Nella seconda parte il salmo parla dell' ingresso trionfale del re della gloria al di là delle porte eterne si vede annunziata la gloriosa Ascensione di Cristo alla destra del Padre."...entri il re della gloria"

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  7. Cercando di attualizzare il salmo,io credo che le porte di accesso al monte del Signore sono spalancate non solo a chi ha un cuore puro e mani innocenti, ma anche a chi, giovandosi dell'infinita e imperscrutabile misericordia di Dio,non avendo mai conosciuto la Salvezza(l'amore di Dio),non ha potuto e non può mette in pratica nè col cuore né con le mani i suoi disegni. Implicito ed anche esplicito(nei Vangeli) è l'invito a non puntare il dito verso queste persone, a pregare per loro e a cercare di migliorare il nostro essere cristiani.

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