Prima lettura di domenica 1 dicembre 2019


Ad esso affluiranno tutte le genti
Is 2, 1-5

"Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme.
Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà saldo sulla cima dei monti
e s’innalzerà sopra i colli,
e ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci insegni le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti
e arbitro fra molti popoli.
Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro lance faranno falci;
una nazione non alzerà più la spada
contro un’altra nazione,
non impareranno più l’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, venite,
camminiamo nella luce del Signore".


"Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme".
Isaia, il cui libro è tra i più belli della Bibbia, riceve un messaggio in visione.

Egli vede e condivide il più bel sogno, da consegnare a Giuda, la tribù e il territorio di Gerusalemme, la città di Davide, la città santa.
Questo profeta annuncia il Vangelo, perché la sua buona notizia è stata profezia del Messia Gesù e ancora non se ne è spenta la sua portata futura.
La parola di Isaia è stata messa per iscritto e annunciata per noi oggi e per il futuro dell'umanità.
Ogni parola, ogni immagine sono ossigeno per chi vive nella fede tra le difficoltà di questa vita.

"Alla fine dei giorni".
Lo sguardo si allunga dal presente alla fine della storia, alla salvifica fine di tutti i giorni.
Non è "apocalisse" disastrosa come alcuni la vedono, ma apocalisse rivelativa nel suo vero significato del termine, il giorno in cui la storia e il tempo raggiunge il suo compimento. La fede biblica crede in un inizio grandioso voluto da Dio e in una fine egualmente straordinaria, sempre per sua volontà, che darà la coloritura a tutto ciò è avvenuto.

"Il monte del tempio del Signore
sarà saldo sulla cima dei monti
e s’innalzerà sopra i colli,
e ad esso affluiranno tutte le genti".

Tutte le certezze effimere, tutti i reucci di turno, tutti i poteri che affliggono i miseri finiranno.
Solo il monte santo del Tempio di Gerusalemme diventerà il più alto dei colli e rimarrà saldo. Nessuna distruzione, nessun segno di occupazione straniera perché nessuno sarà più straniero nella città del Santo. Tutti i popoli si metteranno in marcia verso questo monte come un enorme, immenso pellegrinaggio universale. Sarà il tempio di tutti, il culto di tutti e con un unico sacerdote.
Tutti riconosceranno la superiorità della sapienza che abita quel tempio e desidereranno che "ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri".

"Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore".

Non sarà una superiorità militare e imposta con la forza. La legge e la parola del Signore saranno luce delle nazioni. Dal Santo dei Santi verrà partorita una nuova legge, non più di norme opprimenti e decreti impossibili da seguire. La nuova legge è un'evidenza: l'amore di Dio che dal monte Sion, luogo del calvario e della resurrezione del Cristo, uscirà fino agli estremi confini della terra.

"Sarà giudice fra le genti
e arbitro fra molti popoli".

Con il Signore come giudice, che ricolma di amore chi non ce l'ha e sana le diatribe di tutti, finalmente scoppierà la pace! Questo giudizio sarà quello vero che non divide, non mette guerra.

"Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro lance faranno falci".

È un sogno ricorrente in Isaia: la PACE!
Quando l'ho sentita per la prima volta, da ragazza, questa immagine mi ha folgorato: non si useranno più le forze, le le laboriosità, le capacità degli scienziati, degli inventori, dei tecnici per creare macchine da guerra sempre più infallibili e micidiali.
Tutte le energie saranno convogliate nel creare strumenti di vita!
Era il mio sogno e ho scoperto, leggendo Isaia, che chissà quanti altri prima di me lo avevano sognato!
Non spade e lance ma finalmente aratri e falci, per piantare e raccogliere nella gioia! La Parola rivela che non è un sogno: arriverà il giorno in cui tutti i desideri di bene, frustrati e sconsolatamente accantonati, si realizzeranno.


"Non impareranno più l’arte della guerra"
E' terribile, ma onestamente vero: noi siamo capaci di crescere i bambini in scuole di morte e distruzione!
E non sto pensando solo all'aberrazione dei soldati bambini, ma anche alle espressioni grottesche che si insegnano anche nelle nostre scuole, come: Ci sono eserciti "che portano la pace ed esportano la democrazia"; le guerre giuste sono per il bene dei popoli!
La nostra folle paura dei popoli stranieri ci fa giustificare tutto il male possibile: la corsa agli armamenti, i porti chiusi, l'atomica!
Ci sarà un giorno in cui tanto odio e tanta chiusura si trasformerà in solidarietà e pace?
Il grande Isaia lo ha visto: ci sarà!
E finiranno le grate e le carceri perché tutti cammineranno a piede libero, finiranno le malattie, perché gli infermi saranno sanati, i miseri verranno risollevati e sarà proclamato il tempo di misericordia ad oltranza del Signore (cfr. Is 61, 1-3 e Lc 4, 17-19)
Che bello, come desidero vedere questo giorno in cui tutto questo male che ci toglie vita sarà cancellato perché si rivelerà quanto è stato distruttivo per noi e per i fratelli.

La visione si conclude con una parola di incoraggiamento per Israele scoraggiato e disperso:
"Casa di Giacobbe, venite,
camminiamo nella luce del Signore".

E' un richiamo: tenete duro, non mollate, perché la fine sarà segnata dalla vittoria, dallo shalom, l'armonia universale!
E questa Parola oggi risuona per noi: Il nostro tempo e ogni tempo ha bisogno di questo incoraggiamento.
Il sogno di Isaia non è ancora scaduto, ma è lanciato in avanti.
Il profeta dice a noi: coraggio, non temete, la pace sarà l'ultima parola, l'umanità si ritroverà tutta unità davanti al Signore.
Chi farà tutto questo per noi, chi ci libererà? (cfr. Rm 7, 24)
Lui, il Signore, Padre di tutti, conduce la storia a sé. Lui il Tempio di tutti, la sazietà di ognuno, il compimento dei nostri giorni.

Commenti

  1. La parola esce dalla casa di questo Dio, che dimora con gli uomini, proprio per affrettare l'abbraccio, l'incontro. Proprio perché Dio ha immesso nella storia la propria parola, gli uomini riprendono a comunicare tra di loro, a sorreggersi nelle difficoltà.
    Infine si parla di cambiamento dalla guerra alla pace.."molti popoli spezzeranno le loro spade e ne faranno degli aratri, delle loro lance faranno delle falci".
    La promessa di Dio non dice che verranno annullate delle energie dell'umanità perché sono usate male, ma che grazie alla parola del Signore e alla sua scuola di pace, le medesime energie di morte diverranno energie di vita a servizio dell'umanità più vera
    (Carla Sprinzeles)

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  2. La visione di Isaia (Is 2, 1-5) può essere così bella da farci male, se la prendiamo sul serio, questo convenire dei popoli sul monte del Signore, visione che fa male soprattutto se la sovrapponiamo a quello che oggi, storicamente, è rimasto del monte del Signore, la spianata che è oggetto di continui scontri, provocazioni, dissensi politici e finanche grammaticali e linguistici.

    Archiviare definitivamente la profezia di Isaia come irrealizzabile sarebbe però uccidere il concetto stesso di vigilanza. Lungi dall’essere la ridicola sindrome da accerchiamento a cui è ridotta la vigilanza del nostro tempo essa è attesa del futuro di Dio, il guardare attento e forse ansioso di scoprire i germogli di questo annuncio. Ed ecco perché l’Avvento, in mezzo ai nostri grigi calendari ha ancora ragione di essere come guizzo di novità per una luce che, nella notte, viene.
    (Enzo Pacini)

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  3. Isaia si prende il lusso di gettare gli occhi oltre il velo della nostra realtà immediata, fino a ricevere una "visione", il sogno che palpita nel cuore stesso di Dio la volontà di Dio è di radunare tutte le genti nei sentieri di una nuova umanità, dove gli uomini non impareranno più l l ar della guerra ma cammineranno nella luce del Signore .

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  4. La luce dopo le tenebre
    La quiete dopo la tempesta
    La riappacificazione dopo la lite
    Tutto questo passaggio quando prevale il buonsenso, quando si va verso l'ordine naturale delle cose... Si dice spesso.
    Ordine iniziale direi io
    Quello a cui il Signore ci ha destinato.

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