Salmo del 17 dicembre 2019

Abbondi il frumento nel paese
Sal 72 (71),9-20

"9 A lui si pieghino le tribù del deserto,
mordano la polvere i suoi nemici.

10 I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.

11 Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti.

12 Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.

13 Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.

14 Li riscatti dalla violenza e dal sopruso,
sia prezioso ai suoi occhi il loro sangue.

15 Viva e gli sia dato oro di Arabia,
si preghi sempre per lui,
sia benedetto ogni giorno.

16 Abbondi il frumento nel paese,
ondeggi sulle cime dei monti;
il suo frutto fiorisca come il Libano,
la sua messe come l'erba dei campi.

17 Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole germogli il suo nome.
In lui siano benedette tutte le stirpi della terra
e tutte le genti lo dicano beato.

18 Benedetto il Signore, Dio d'Israele:
egli solo compie meraviglie.

19 E benedetto il suo nome glorioso per sempre:
della sua gloria sia piena tutta la terra.
Amen, amen.

20 Qui finiscono le preghiere di Davide, figlio di Iesse".


Abbiamo meditato la prima parte del Salmo il 3 dicembre di quest'anno e adesso ci soffermiamo sui successivi versetti.

Al centro della preghiera ancora una volta è rivelato il volto del re giusto, il re per eccellenza, figura e annuncio del Messia.
È un re che vince su tutti e che diventa sovrano di tutti.
E' per la nostra salvezza che ogni potere e potenza gli sono sottomessi:
"A lui si pieghino le tribù del deserto,
mordano la polvere i suoi nemici."

Tutte le tribù guerriere sono immaginate nella loro corsa dietro questo re per dominarlo e distruggerlo. Ma non riescono a raggiungerlo per minare la sua vita: sono disarcionate, disarmate e umiliate nella polvere.

Il potere finalmente è nelle mani giuste e i potenti diventano umili e riconoscono chi è colui che si erge sopra tutti:
"Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti".

In una grande processione di vinti, tutte le popolazioni e tutti i tesori più belli, di Tarsis, di Saba, sono portati in dono davanti al re vittorioso.

Ma è un Signore diverso il nostro Dio: è colui che mostra di lottare non per sottomettere, ma per riscattare gli schiavi di poteri disumani:
"Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto".

Ecco il Re, Messia e Salvatore, che si occupa dei senza mezzi e di quelli di cui nessuno si interessa! Quei tesori conquistati dal re non rimangono a lui, ma sono distribuiti tra i figli che ne sono privi.

"Li riscatti dalla violenza e dal sopruso,
sia prezioso ai suoi occhi il loro sangue".

La vita degli uomini per questo re è preziosa. Non spargerà sangue in inutili guerre.
Si sente in queste parole profumate di speranza tutto il peso della realtà del mondo, in cui morte, violenza, guerra, sono la normalità e dove il sangue degli uomini si versa con facilità.

A chi importa della sofferenza di milioni di poveri e di schiavi che oggi, possiamo dire con sgomento, ancora esistono sul nostro pianeta? Chi ascolta le preghiere degli ultimi della terra e chi ne cura le piaghe da malattie, fame, violenze?
A queste domande che angosciano il nostro animo, impotente davanti ad una sofferenza mondiale, il salmo risponde indicando il Signore!

"Viva e gli sia dato oro di Arabia,
si preghi sempre per lui,
sia benedetto ogni giorno".

È meraviglioso guardare al Messia, re giusto a cui sta a cuore la vita di ogni uomo. A lui la fiducia e la lode. È Benedetto perché è benedizione per l'umanità!
Se ogni giorno la sofferenza sembra soffocare la nostra vita, ogni giorno si preghi e si guardi a lui, il liberatore, il samaritano che cura e lenisce le ferite che i predatori di vita procurano.

"Abbondi il frumento nel paese,
ondeggi sulle cime dei monti;
il suo frutto fiorisca come il Libano,
la sua messe come l'erba dei campi".

Nel deserto di vite inaridite, inspiegabilmente spuntano semi di fecondità e bellezze inaspettate.
La fecondità è il segno del passaggio dello Spirito: il deserto fiorisce, il vecchio ceppo fa getti nuovi, dal tronco di Iesse nasce il Messia.

Dio e il suo Regno sono la vita e il Messia colui che la porta, che rende possibile il potersene nutrire. Dove c'è aridità, si mostra un'abbondanza di benedizioni che sgorgano da Dio e dal suo inviato.

"Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole germogli il suo nome.
In lui siano benedette tutte le stirpi della terra
e tutte le genti lo dicano beato".

Col Salmo preghiamo che il suo Nome, cioè la sua presenza, il suo potere, restino per sempre. E il Nome continui a germogliare rinnovando la vita in tutte le genti.
Il Signore è Padre e lo è di tutti; tutte le generazioni, i popoli, le razze, le culture sono benedette e portano il suo Nome.

"Benedetto il Signore, Dio d'Israele:
egli solo compie meraviglie".

La memoria del popolo santo custodisce il ricordo delle opere meravigliose del Signore, che nella creazione, nell'esodo, in tutta la storia di Israele, in Gesù, figlio di Abramo e figlio di Davide, compie le sue opere di vita.

"E benedetto il suo nome glorioso per sempre:
della sua gloria sia piena tutta la terra.
Amen, amen".

Questo amen finale chiude una sezione del libro dei salmi che contengono le preghiere attribuite al re Davide.
L'intero libro dei Salmi è composto da cinque libri: il secondo libro inizia con col Salmo 42 e finisce con questo, il 72.
La finale di questa preghiera è l'equivalente di "venga il tuo regno" come ripetiamo nel "Padre nostro".
Questo regno si estende su ogni angolo della terra e in ogni cuore; è per noi e per la nostra regalità, acquistata nel Nome del Figlio.


Quel potere che da arroganti tutti gli uomini vorrebbero accaparrare e rubare, è donato gratis e largamente a noi e a tutti, facendoci fratelli e figli.
In fin dei conti la regalità del Padre fa di tutta l'umanità una assemblea di principi che partecipano della stessa vita divina.
Cristo Gesù, "pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio" (Fil 2,6) ma incarnandosi, l'ha condiviso con ogni carne.
Noi siamo il frutto che fiorisce "come il Libano", noi la "messe" che biondeggia nei campi! (cfr. Gv 4,35).

Questa la grandezza, questo il mistero, il miracolo che mai ci stancheremo di ammirare e lodare nel Natale del Signore.

Commenti

  1. L’ultima parte del Salmo è una grande benedizione che noi oggi rivolgiamo a Gesù: “Egli solo compie meraviglie…della sua gloria sia piena tutta la terra”(vers.12-19).
    (Giovanni Nicolini)

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  2. Coi Salmi 2; 89; 110 il Salmo 72 costituisce la tetralogia classica dei Salmi regali riletti in chiave messianica dalla tradizione giudaica e cristiana. Dietro il volto del giovane re che sta per essere incoronato, a cui si augura un regno di giustizia e di lunghi anni, si profila il volto del re perfetto, il «consacrato-messia» supremo che veramente sarà «giusto giudice dei poveri» e veramente «abbatterà e calpesterà l’oppressore» (v. 4). È proprio in questa prospettiva lunga e gloriosa che i toni encomiastici e curiali dell’innologia monarchica si trasformano nella realtà sperata dal Messia: la sua giustizia sarà perfetta, il suo dominio universale, il suo regno eterno, il cosmo intero sarà coinvolto nella pace, il celebre e atteso shalom che il v. 16 dipinge coi colori agricoli di un paradiso terrestre (le spighe di grano ondeggeranno persino sugli aridi picchi montuosi). L ‘inno, dalla struttura molto raffinata segnata da giaculatorie regali (vv. 5.11.17), è chiuso da una benedizione posteriore (vv. 18-19). Essa è stata aggiunta dalla tradizione liturgica giudaica che aveva diviso il Salterio in cinque libri: finiva qui, con questa benedizione, il secondo libro, iniziato col Salmo 42.
    (Gianfranco Ravasi)

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  3. La volontà del Padre è che gli uomini benedicano e
    lodino il Figlio, grazie al quale noi siamo stati benedetti.
    Il desiderio del Padre è che Gesù Cristo diventi il cuore
    del mondo. E solo quando Gesù Cristo diventerà il cuore
    del mondo il Padre sarà benedetto e glorificato da tutta
    l’umanità.
    (www.vincenzotopa.it)

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  4. Vieni Signore a giudicare la Terra, vieni a prenderne possesso e ogni cosa, ogni creatura ti loderà.

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  5. Oggi, nella mia pausa contemplativa, proverò a prestare attenzione a quella voce che forse mi disturba con le sue richieste. Perché sì, mettersi sulla via della pace vuol dire "battersi coraggiosamente" affinché il male non metta radici in noi e intorno a noi. Ed è molto più facile chiudere gli occhi, cercando di garantirsi un po' di "tranquillità".

    Parla, o Signore, nelle profondità del mio cuore e indicami la via della Pace.

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