Vangelo del 30 dicembre 2019


Si mise anche lei a lodare Dio
Lc 2, 33-40

"Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.
C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.
Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui".


Continua il percorso profetico del bambino Gesù, Messia profondamente legato al destino del suo popolo.
Le profezie dell'Antico Testamento vengono richiamate spesso nei Vangeli con la formula "secondo le Scritture". L'attenzione degli evangelisti è rivolta sempre al passato perché il tesoro di fede dell'antica alleanza ha bisogno di un compimento; è un'attesa gravida del nuovo che solo il Signore può portare.
A pochi giorni dalla nascita di Gesù, Luca ci mostra l'incontro con una profetessa vivente che "vede" il bambino nel suo mistero più profondo.
Ma allora la profezia non è poi così rara se pensiamo che nei vangeli dell'infanzia molti sono coloro che ascoltano le parole dei messaggeri e riconoscono, in un bambino come tanti, l'unico Messia tanto atteso da un popolo che ha bisogno di salvezza!
Anna è una di questi, donna, anziana, vedova. Tre aspetti negativi per la religione e la gerarchia di importanza nella società ebraica, ma questo non la esclude dai grandi profeti perché lo Spirito soffia dove vuole! (cfr. Gv 3, 8)
Essa è ponte tra l'antica e nuova alleanza, avendo atteso fiduciosa che il Signore realizzasse le sue promesse (cfr. Lc 1, 72).

"Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore".
È il rito della dedicazione del figlio primogenito al Signore; in questo sacramento tutta la discendenza di Abramo era affidata alla signoria del Dio liberatore di Israele.
Gesù è un primogenito e, secondo il rito ebraico, consacrato al Signore
(cfr. Lc 2, 23-24). Per questo Maria e Giuseppe, riconoscenti del dono annunciatogli dall'angelo, lo presentano al Tempio di Gerusalemme e portano due doni da poveri, tortore o colombe, che dicono il loro grazie per questo figlio inaspettato.

Sono passati solo otto giorni dalla nascita e Gesù fa il primo viaggio nella città Santa, posta a pochi chilometri da Betlemme.

E' un viaggio in cui si manifesta la sua nascita speciale e due profeti se ne accorgono: Simeone e la nostra profetessa Anna.
"C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser".
Non è vero che nessuno attendeva il Messia: due anziani erano al Tempio e pregavano speranzosi di vederlo prima della morte.
Vengono accontentati e, come per Davide che viene riconosciuto da Eliseo solo per la voce dello Spirito, così solo lo Spirito può indicare l'Unto del Signore in un bambino appena nato.
Anna è della tribù di Aser, uno dei 12 figli di Giacobbe a cui Mosè riserva una speciale Benedizione (cfr. Dt 33, 24-27) che determina per lui un ruolo importante nella storia di salvezza del suo popolo.
È una donna molto anziana, allenata ad una lunga attesa; come Zaccaria ed Elisabetta è rimasta fedele nel tempo coltivando la speranza e pregando incessantemente.

"Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere".

Tutta una vita dedicata al Signore e alla preghiera. Il digiuno sottolinea il senso di attesa, di mancanza, di ricerca del completamento che caratterizza la vita di fede di questa donna.
Più volte nella Bibbia si sottolinea che non ci si può mettere a tavola se manca l'ospite più importante. Il Messia è l'ospite più atteso nella vita di questa profetessa.

"Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme".
Il cuore e la bocca di questa donna al vedere Gesù si scioglgono nella lode. Finalmente ha incontrato l'amato atteso da sempre.
Loda Dio e parla del bambino a quanti aspettano la liberazione. Preghiera e annuncio fanno di questa donna profetessa una evangelizzatrice.
Dopo gli angeli, insieme all'anziano Simeone, ella fa risuonare nel Tempio l'annuncio del Salvatore.

"Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret".
Già i primi momenti della vita del Messia profumano di compimento della promessa del Signore: Maria e Giuseppe compiono quanto la legge del Signore indica loro.
Gesù è venuto per compiere tutte le promesse di Dio: "Infatti tutte le promesse di Dio in lui sono «sì»" (2Cor 2, 20), come dice Paolo.

A Nazareth "Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui".
Come buon pane che nell'attesa lievita prima di essere informato, così il Figlio cresce per poi sfamare l'umanità affamata a cui manca il vero cibo che dà vita e pienezza.
Questi primi capitoli del Vangelo di Luca sono densi di rimandi alle profezie, al desiderio che preme di vedere realizzata l'attesa del Salvatore.
Il popolo ha adempiuto tutto ciò che poteva nell'ascolto e nel preparare le vie di Dio.

L'episodio della profetessa Anna mostra come preghiere, digiuni, speranza nell'attesa siano il terreno fertile su cui può nascere il riconoscimento del Messia.
Manca però il compimento e questo può venire solo dalla grazia del Signore che si manifesta sul suo consacrato.

Commenti

  1. Alla parola dura di condanna, di contraddizione e di spada, subentra la parola di felicitazione, di conforto e di sostegno. Il nome della profetessa e quelli dei suoi avi significano salvezza e benedizione. Anna vuol dire: Dio fa grazia; Fanuele: Dio è luce; Aser: felicità.

    I nomi non sono privi di significato. E qui il loro significato illumina e immerge tutto nello splendore della gioia, della grazia e della clemenza di Dio. Il tempo messianico è tempo di luce piena.
    (Lino Pedron)

    RispondiElimina
  2. Al tempio c’è Anna, un’anziana profetessa, vedova, che da molti anni vive nel luogo santo, “servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere”. Dopo essersi lungamente preparata con tutte le sue forze all’incontro decisivo con la salvezza di Dio, questa donna credente intuisce grazie all’intelligenza della fede che è finalmente arrivata l’ora del compimento atteso. Così, alla sera della sua vita, Anna loda il Dio fedele, che mantiene sempre le sue promesse, e annuncia il bambino quale Redentore e Salvatore. Nell’ottica dell’evangelista Luca, ella incarna già la missione del discepolo di Gesù Cristo, che – come il suo Maestro (cf. Lc 4,16-21; Is 61,1-2) – annuncia a tutti coloro che incontra la liberazione, il riscatto da ogni forma di male e di schiavitù, la possibilità di un concreto mutamento delle vicende umane alla luce del Regno che viene (cf. Lc 9,1-2).
    (Enzo Bianchi)

    RispondiElimina
  3. Chi è la vedova? La Sacra Scrittura ne presenta molte tratteggiandone i lineamenti ideali. La vedova è colei che si è “cinta i fianchi di sacco e portava le vesti di vedova. Da quando era rimasta vedova digiunava tutti i giorni … temeva molto Dio” (Gdt 8,5-6.8), e lo serviva notte e giorno.
    Il suo servire Dio notte e giorno trova concreta espressione nelle parole del Salmista: “Non mi respingere nel tempo della vecchiaia, non abbandonarmi quando declinano le forze… E ora nella vecchiaia e nella canizie, Dio, non abbandonarmi finché io annunzi la tua potenza, a tutte le generazioni le tue meraviglie” (Sal 7,9.18).
    (dal web)

    RispondiElimina
  4. O Cristo, luce che illumini le genti:
    accorda la luce della fede
    a quelli che non ti conoscono ancora.

    O Cristo, gloria del tuo popolo Israele:
    conduci il popolo dell’antica alleanza
    alla piena conoscenza del mistero messianico.

    O Cristo, che tutta l’umanità desidera senza saperlo
    e ricerca nella sua sete di senso:
    dona a tutti la speranza della salvezza.

    O Cristo, la profetessa Anna parlava di te
    a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme:
    ispiraci nell’annunciarti al mondo.

    RispondiElimina
  5. Anna è rimasta capace di attendere, di volgere lo sguardo in avanti, con speranza. Anna da attendere e la sua attesa assume tratti inconfondibili della speranza: il primo: la fedeltà....; Il secondo: la capacità di sperare non solo per sé, sostenendo la speranza di molti altri. Non vive in un amara solitudine conseguenza della sua vedovanza , ma si apre alla relazione e alla condivisione, alla prossimità solidale. Con la sua attesa sostiene l attesa degli altri.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Perché un blog con questo titolo?!

Vangelo del 12 gennaio 2019

Vangelo dei domenica 13 gennaio 2019

Salmo 23 per il mio papà

Prima lettura del 21 agosto 2019