Prima lettura dell'11 dicembre 2019
Egli dà forza allo stanco
Is 40, 25-31
"«A chi potreste paragonarmi,
quasi che io gli sia pari?» dice il Santo.
Levate in alto i vostri occhi e guardate:
chi ha creato tali cose?
Egli fa uscire in numero preciso il loro esercito
e le chiama tutte per nome;
per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza
non ne manca alcuna.
Perché dici, Giacobbe,
e tu, Israele, ripeti:
«La mia via è nascosta al Signore
e il mio diritto è trascurato dal mio Dio»?
Non lo sai forse?
Non l’hai udito?
Dio eterno è il Signore,
che ha creato i confini della terra.
Egli non si affatica né si stanca,
la sua intelligenza è inscrutabile.
Egli dà forza allo stanco
e moltiplica il vigore allo spossato.
Anche i giovani faticano e si stancano,
gli adulti inciampano e cadono;
ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza,
mettono ali come aquile,
corrono senza affannarsi,
camminano senza stancarsi".
L'unicità di Dio nell'antichità era faticosa da mantenere, in un mondo a maggioranza politeista. Spesso i libri profetici e sapienziali riflettono e insegnano questa verità.
Per farlo ricorrono al grande libro della natura, che è la prima e più universale trasparenza che rivela Dio e dove Dio parla direttamente di se stesso nelle opere da lui plasmate.
"A chi potreste paragonarmi,
quasi che io gli sia pari?"
Un popolo in esilio, in un mondo e in una cultura non sua, fatica a mantenere la "purezza" della propria fede. Farsi domande anche nel buio delle certezze è necessario per mantenere viva la speranza.
Inoltre la schiavitù babilonese è un periodo di riflessione onesta sul peccato di un popolo che piano piano si era insuperbito e aveva voluto fare di testa sua, arrivando ad una debolezza che si era rivelata fatale davanti a popoli ben più forti e armati.
Per Israele l'essere stati sconfitti da un popolo con idoli pagani fa nascere tante domande che hanno bisogno di una risposta nella fede.
Un fallimento estende il pessimismo e il senso di sconfitta sul resto della vita; tutto viene messo in discussione!
Il profeta sfida i credenti del suo tempo a trovare un pari al Dio creatore. Naturalmente la ricerca sarà negativa: nessun idolo muto e creato dagli uomini può paragonarsi al Dio vero che si fa prossimo e dimora sempre tra i suoi figli, senza disdegnare grotte, oscurità, deserti e tende.
"Levate in alto i vostri occhi e guardate:
chi ha creato tali cose?"
È un domanda a cui nessun uomo sfugge, specie quando guarda stupito la creazione.
L'invito è lo stesso fatto ad Abramo: uscite fuori dal chiuso della vostra casa e, di notte, alzate gli occhi per scoprire le miriadi di stelle.
"Chi ha creato?" è la domanda che sale spontanea dal cuore di chi si ferma ad ammirare.
È una domanda fondamentale che apre il cuore e lo spinge a ricercare l'autore e il senso di tutto ciò che esiste.
Ipotizzare che il caso sia la risposta, dà alla vita intera un senso di vuoto. Scoprire una mente e un cuore amante dietro a tutto ciò che ci circonda dà un gusto diverso ad ogni creatura e ad ogni nostro momento di vita.
"Egli fa uscire in numero preciso il loro esercitoe le chiama tutte per nome".
Guardare le stelle e vedere che sono così ben disposte, secondo disegni meravigliosi, messe a schiere, riconoscibili notte dopo notte, fa intuire che non sono buttate lì alla rinfusa ma che Egli ha stabilito il "numero preciso" di queste "schiere celesti" (traduzione più attinente nella Scrittura di "esercito"!).
E chi le ha create le chiama per nome, perché le conosce e le apprezza una ad una. Nel libro "Il Piccolo Principe" ci vedo un chiaro riferimento a questo versetto: "Come si può possedere le stelle?" "Di chi sono?" chiede il ragazzino sbalordito dall'uomo d'affari che credeva di possederle per il solo fatto di contarle!
"Per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza
non ne manca alcuna".
Il cielo è perfetto, non ha buchi o stelle in più! La forza creatrice del Signore ha creato la giusta armonia ed il giusto equilibrio di cose belle.
La bellezza parla di Dio: "Dio è bello e ama la bellezza!" ci ricorda la tradizione islamica in un detto di Maometto.
A questo momento contemplativo segue un tuffo nella fatica quotidiana di credere:
"La mia via è nascosta al Signore
e il mio diritto è trascurato dal mio Dio?"
È la voce dell'Israele in esilio, di chi è piagato dalla sofferenza e dall'ingiustizia. Il bello che ci circonda, stride e cozza col dolore che ci abita continuamente, col lutto e con la morte.
Sembra che Dio sia ingiusto perché non risolleva, perché sembra disinteressarsi del diritto dell'oppresso e dell'esule.
Il coraggio della Scrittura non nega che l'uomo di fronte alla natura alza gli occhi, ma spesso li riabbassa sopraffatto dai suoi mali.
Il profeta mette insieme tutti gli aspetti della realtà nella sua riflessione e nella sua sofferta preghiera.
"Non lo sai forse?
Non l’hai udito?
Dio eterno è il Signore,
che ha creato i confini della terra".
È la risposta della fede: solo Dio resta, è eterno e tutto è sotto il suo dominio. Sono i due punti fondanti per rileggere la propria storia nella prova e nella sofferenza.
Tutto passa e solo Dio resta sembrano affermazioni fin troppo evidenti, ma se accolte con attenzione e profondità rovesciano il senso definitivo del male che in questo momento viviamo.
"Egli non si affatica né si stanca,
la sua intelligenza è inscrutabile".
Beatitudine eterna e intelligenza infinita caratterizzano Dio in tutte le grandi religioni.
Quando guardiamo le meraviglie della creazione a partire dalla nostra difficile storia anche il volto di Dio ne viene offuscato, perché il male ci toglie la vista.
La sua sapienza è senza limiti, il suo disegno complesso e onnicomprensivo della realtà per noi resta inscrutabile.
Le nostre riflessioni sono sempre parziali e condizionate dal nostro limite; questo non va mai trascurato nel fare un percorso di ricerca vera.
I nostri occhi e le nostre orecchie vanno continuamente aperti e bucati per far entrare ciò che ci supera e ci spinge oltre.
"Egli dà forza allo stanco
e moltiplica il vigore allo spossato".
Ecco un altro segno di ciò che il Signore può fare: dare forza a chi l'ha ormai persa, e animo per proseguire a chi non ha più energia non è un compito che può realizzare. "Nulla è impossibile a Dio" (Lc 1, 37), sente dire la Vergine Maria dall'angelo!
In lui si può ritrovare forza, vita, speranza, fiducia. La dà a piene mani, perché è lui che si carica sulle spalle le fatiche e il peccato del popolo.
"Levate in alto i vostri occhi e guardate:
chi ha creato tali cose?"
È un domanda a cui nessun uomo sfugge, specie quando guarda stupito la creazione.
L'invito è lo stesso fatto ad Abramo: uscite fuori dal chiuso della vostra casa e, di notte, alzate gli occhi per scoprire le miriadi di stelle.
"Chi ha creato?" è la domanda che sale spontanea dal cuore di chi si ferma ad ammirare.
È una domanda fondamentale che apre il cuore e lo spinge a ricercare l'autore e il senso di tutto ciò che esiste.
Ipotizzare che il caso sia la risposta, dà alla vita intera un senso di vuoto. Scoprire una mente e un cuore amante dietro a tutto ciò che ci circonda dà un gusto diverso ad ogni creatura e ad ogni nostro momento di vita.
"Egli fa uscire in numero preciso il loro esercitoe le chiama tutte per nome".
Guardare le stelle e vedere che sono così ben disposte, secondo disegni meravigliosi, messe a schiere, riconoscibili notte dopo notte, fa intuire che non sono buttate lì alla rinfusa ma che Egli ha stabilito il "numero preciso" di queste "schiere celesti" (traduzione più attinente nella Scrittura di "esercito"!).
E chi le ha create le chiama per nome, perché le conosce e le apprezza una ad una. Nel libro "Il Piccolo Principe" ci vedo un chiaro riferimento a questo versetto: "Come si può possedere le stelle?" "Di chi sono?" chiede il ragazzino sbalordito dall'uomo d'affari che credeva di possederle per il solo fatto di contarle!
"Per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza
non ne manca alcuna".
Il cielo è perfetto, non ha buchi o stelle in più! La forza creatrice del Signore ha creato la giusta armonia ed il giusto equilibrio di cose belle.
La bellezza parla di Dio: "Dio è bello e ama la bellezza!" ci ricorda la tradizione islamica in un detto di Maometto.
A questo momento contemplativo segue un tuffo nella fatica quotidiana di credere:
"La mia via è nascosta al Signore
e il mio diritto è trascurato dal mio Dio?"
È la voce dell'Israele in esilio, di chi è piagato dalla sofferenza e dall'ingiustizia. Il bello che ci circonda, stride e cozza col dolore che ci abita continuamente, col lutto e con la morte.
Sembra che Dio sia ingiusto perché non risolleva, perché sembra disinteressarsi del diritto dell'oppresso e dell'esule.
Il coraggio della Scrittura non nega che l'uomo di fronte alla natura alza gli occhi, ma spesso li riabbassa sopraffatto dai suoi mali.
Il profeta mette insieme tutti gli aspetti della realtà nella sua riflessione e nella sua sofferta preghiera.
"Non lo sai forse?
Non l’hai udito?
Dio eterno è il Signore,
che ha creato i confini della terra".
È la risposta della fede: solo Dio resta, è eterno e tutto è sotto il suo dominio. Sono i due punti fondanti per rileggere la propria storia nella prova e nella sofferenza.
Tutto passa e solo Dio resta sembrano affermazioni fin troppo evidenti, ma se accolte con attenzione e profondità rovesciano il senso definitivo del male che in questo momento viviamo.
"Egli non si affatica né si stanca,
la sua intelligenza è inscrutabile".
Beatitudine eterna e intelligenza infinita caratterizzano Dio in tutte le grandi religioni.
Quando guardiamo le meraviglie della creazione a partire dalla nostra difficile storia anche il volto di Dio ne viene offuscato, perché il male ci toglie la vista.
La sua sapienza è senza limiti, il suo disegno complesso e onnicomprensivo della realtà per noi resta inscrutabile.
Le nostre riflessioni sono sempre parziali e condizionate dal nostro limite; questo non va mai trascurato nel fare un percorso di ricerca vera.
I nostri occhi e le nostre orecchie vanno continuamente aperti e bucati per far entrare ciò che ci supera e ci spinge oltre.
"Egli dà forza allo stanco
e moltiplica il vigore allo spossato".
Ecco un altro segno di ciò che il Signore può fare: dare forza a chi l'ha ormai persa, e animo per proseguire a chi non ha più energia non è un compito che può realizzare. "Nulla è impossibile a Dio" (Lc 1, 37), sente dire la Vergine Maria dall'angelo!
In lui si può ritrovare forza, vita, speranza, fiducia. La dà a piene mani, perché è lui che si carica sulle spalle le fatiche e il peccato del popolo.
Risolleva sempre, come sta per fare con i deportati al tempo di Isaia che presto saranno riportati in patria.
"Anche i giovani faticano e si stancano,
gli adulti inciampano e cadono;
ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza,
mettono ali come aquile,
corrono senza affannarsi,
camminano senza stancarsi".
Il nostro fare, la nostra energia, le nostre risorse si esauriscono. Solo il Signore è la sorgente a cui attingere. Israele in crisi, confusa davanti agli altri dei stranieri che sembrano più forti, viene illuminata dalla parola profetica affinché ritrovi la strada della fede fiduciosa.
"Anche i giovani faticano e si stancano,
gli adulti inciampano e cadono;
ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza,
mettono ali come aquile,
corrono senza affannarsi,
camminano senza stancarsi".
Il nostro fare, la nostra energia, le nostre risorse si esauriscono. Solo il Signore è la sorgente a cui attingere. Israele in crisi, confusa davanti agli altri dei stranieri che sembrano più forti, viene illuminata dalla parola profetica affinché ritrovi la strada della fede fiduciosa.
Il ministero della consolazione è veramente una grazia urgente per oggi, per un uomo che si sente sempre più solo e sconsolato nella vita. Consolare non è essere buonisti dolciastri, ma è ricordare all’uomo la sua identità, cioè che la sua colpa è stata scontata e la sua tribolazione è compiuta. Isaia ci ricorda che consolare è parlare al cuore, non più a quello di Gerusalemme, ma al cuore di ogni figlio di Dio e per parlare al cuore è necessaria l’alfabetizzazione che nasce dalla Parola. È la Parola che ci fa parlare al cuore profondo della persona e questa è la più grande consolazione, perché consolare è interpretare nell’alfabeto misterioso di Dio i sussulti e i gemiti di ogni cuore.
RispondiElimina(www.sultabor.it)
Il Dio che libera Israele e lo riporta a casa aprendo una strada nel deserto per un nuovo cammino,
RispondiEliminaè lo stesso che ha creato il mondo:
12Chi ha misurato con il cavo della mano le acque del mare
e ha calcolato l'estensione dei cieli con il palmo?
Chi ha valutato con il moggio la polvere della terra
e ha pesato con la stadera le montagne
e i colli con la bilancia?
13Chi ha diretto lo spirito del Signore
e come suo consigliere lo ha istruito?
14A chi ha chiesto di consigliarlo, di istruirlo,
di insegnargli il sentiero del diritto,
di insegnargli la conoscenza
e di fargli conoscere la via della prudenza? (Is 40,12-14)
La forza creativa di Dio non si esaurisce, è in atto proprio nel gesto di aprire una nuova strada per la libertà del suo popolo.
(www.parrocchiasanvitoalgiambellino.com)
Molte volte nella vita perdiamo la verità di noi stessi e della storia: l'orgoglio e la stupidità accecano e non permettono di vedere la condizione di debolezza nella quale tutti viviamo. E confidiamo di poter trovare la salvezza o in noi stessi oppure negli "idoli", come la ricchezza, la carriera, il benessere personale. Il profeta invita Israele a guardarsi intorno, a vedere le nazioni della terra - anche quelle che sembrano forti e incrollabili - per rendersi conto della loro debolezza. Il profeta esorta ad alzare lo sguardo per vedere la forza dell'amore di Dio che tutto ha creato e tutto sostiene. La nostra forza è nel Signore. Questo sguardo spirituale - frutto della preghiera e dell'ascolto della Parola di Dio - ci purifica gli occhi del cuore e ci libera dall'affidarci agli idoli. E non dimentichiamo mai che il primo "idolo" che tutti siamo tentati di venerare è il proprio "io". C'è chi parla di "egolatria" per definire un vero e proprio culto dell'io, sul cui altare si sacrificano anche le cose più belle, tanto acceca. Il profeta, con un seguito stringente di domande, risveglia in noi il senso di Dio e della sua grandezza. Solo il Signore è grande e solo lui governa il mondo e la storia. Chi si affida al Signore riceve aiuto e conforto, sostegno e forza. Tutti, giovani e grandi, siamo esortati ad aver fiducia solo in Dio: "Quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi". Egli, il Creatore del cielo e della terra, delle cose visibili e invisibili, è il nostro sostegno e il nostro aiuto. Nella fatica della vita non disperiamo, affidiamoci piuttosto al Signore e riacquisteremo la forza per camminare speditamente alla sua presenza.
RispondiElimina(Comunità di Sant'Egidio)
Mentre contempliamo il mistero di Dio che si fa vicino alla nostra condizione di fragilità , è come se ci sentissimo autorizzati a osare la speranza:"levate in alto i vostri occhi e guardate...." Il nostro signore e creatore crea senza stancarsi non solo gli esseri e le cose, ma pure le condizioni , perché ciascuno possa sperimentare quell' attenzione e quella cura che permette di affrontare serenamente la fatica di ogni giorno.
RispondiEliminaColui che attendiamo è già presente nel più intimo del nostro cuore: vicino e lontano come sono le stelle il cui luccichino è capace di dare conforto nella notte perché segna la direzione del "nord" magnetico della speranza e dell' amore. La speranza e e amore non si stancano. Per questo secondo la promessa del profeta," quanti sperano nel signore riacquistano forza,mettono ali come aquile , corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi"
RispondiEliminaAmare, osservare, Vedere
RispondiEliminaCon gli occhi di un bimbo
Questo voglio!
La parola ci risolleva sempre, comunque e dovunque e nel sacrificio della messa diventando Verbo incarnato ci fa partecipi della vita divina.
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